Sgozzata nella sua cameretta
Restano in carcere padre e zio
Il gip convalida i fermi. I congiunti della ragazza pachistana accoltellata e sepolta in casa sono stati ascoltati nel carcere di Brescia. Si ricerca il terzo uomo. I particolari del delitto
(Il Resto del Carlino)
Milano, 17 agosto 2006 - Rimarranno in carcere con la grave accusa di omicidio volontario premeditato, Mohammed Saleem e Mohammed Tariq, rispettivamente padre e zio della giovane Hina, la ventenne pachistana accoltellata e sepolta nel giardino della casa dei genitori a Sarezzo.
Il Gip di Brescia Francesca Morelli ha infatti convalidato il fermo dei due al termine degli interrogatori di garanzia svoltisi nel carcere di Canton Mombello. Mohammed Saleem e Mohammed Tarq si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, non hanno quindi dato alcuna spiegazione del loro barbaro gesto, nè si sono proclamati innocenti.
All'appello degli indiziati per l'efferato delitto manca ancora una terza persona, che è attivamente ricercata dagli investigatori: si tratta del marito della sorella maggiore di Hina.
Per l'Osservatore Romano, più che un delitto maturato in seguito ad una sfida lanciata all'Islam e alle sue regole, quello di Brescia è stato un delitto familiare: Hina, la ventenne pachistana sgozzata dal padre, è stata uccisa perchè aveva sfidato il volere del genitore nella scelta del fidanzato e del suo futuro.
Intanto continua a far discutere la proposta del ministro dell'Interno Giuliano Amato, di condizionare il rilascio della cittadinanza italiana, agli immigrati che risiedono nel nostro Paese, al rispetto di «regole universali».
«La posizione espressa da Giuliano Amato sulla cittadinanza legata al rispetto delle donne mi sembra ragionevole e condivisibile al mille per mille», commenta Wanda Montanelli, responsabile nazionale del Dipartimento Pari Opportunità dell'Italia dei Valori.
«Difenderemo la proposta di mantenere a cinque anni il tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana, anche perchè questo è ciò che avviene anche negli altri paesi europei», afferma il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli.
Contrario, invece, il senatore di An, ed ex ministro della Salute, Francesco Storace che afferma: «Questo pericoloso governo sembra voler ignorare i contenuti a base del fondamentalismo. In gioco non sono solo i diritti delle donne ma qualcosa di ancora più essenziale: la sacralità della vita. E contro la proposta del responsabile del Viminale rincara la dose Isabella Bertolini di Forza Italia: "Le dichiarazioni del Ministro Amato riportate oggi dalla stampa - afferma - sono grottesche. Altro che 'dottor sottile', da un pò di tempo in qua Amato sembra un dilettante allo sbaraglio".
LA SCENA DEL DELITTO
Sarebbe stata uccisa nella sua stanzetta, Hina, la ventenne pachistana sgozzata dal padre, Mohammed Saleem, e poi sepolta nel giardino dell'abitazione di Sarezzo. Accoltellata più volte da quel genitore che non accettava la relazione con Giuseppe, un operaio bresciano di 33 anni, e quel modo di vivere occidentale.
Una scelta punita dai familiari di Hina. All'omicidio avrebbero partecipato anche lo zio, Mohammad Tarik, e il cognato della ventenne (il marito della sorella maggiore). Resta da stabilire se ad infierire con un grosso coltello da cucina sia stato solo il padre.
Al momento sono sei i coltelli, con tracce più o meno evidenti di sangue, ritrovati e sequestrati dalle forze dell'ordine all'interno dell'abitazione.Tante le tracce di sangue rinvenute dagli inquirenti nella casetta di quattro stanze che affaccia sullo stradone che collega il paesino bresciano alla Val Trompia.
Il corpo di Hina sgozzato nella sua camera da letto, nel sottotetto dell'abitazione è stato poi trascinato fino al giardino. Lì, in una buca larga poco più di mezzo metro e lunga neanche due, il corpo senza vita di Hina sarebbe stato sepolto.