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Articoli : ORIANA FALLACI SE NE VA: CON IL CORAGGIO DELLE PROPRIE OPINIONI
Inviato da webmaster il 18/9/2006 0:10:00 (717 letture)

FALLACI: UNA VITA RACCONTATA DA
LEI STESSA/ADNKRONOS =
BIOGRAFIA E OPERE SECONDO LA NARRAZIONE
DELL'AUTRICE
Roma, 15 set. (Adnkronos) - Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno 1929,
negli anni del potere mussoliniano. Durante la giovinezza, lo stato politico e sociale
dell'Italia ebbe un notevole influsso sulla sua vita, cosi' come la figura del padre, un
liberale contrario alla corsa al potere di Mussolini, il quale continuo' l'opposizione
per tutto il periodo fascista. Quando l'Italia decise dientrare attivamente nella
Seconda Guerra Mondiale, Oriana Fallaci aveva poco piu' di dieci anni.
Unendosi al padre nel movimento clandestino di resistenza,
divenne membro del corpo dei volontari per la liberta' contro il
nazismo. Nell'occupazione di Firenze da parte delle truppe naziste, il
padre fu catturato, imprigionato e torturato, prima di essere rilasciato vivo.
A quattordici anni, ricevette un riconoscimento d'onore dall'Esercito
italiano per il suo attivismo durante la guerra.
Il conflitto fini' nel 1945 e di li' a poco, Oriana avrebbe deciso di diventare una
scrittrice: ''La prima volta che sedetti alla macchina da scrivere, mi
innamorai delle parole che emergevano come gocce, una alla volta, e
rimanevano sul foglio? ogni goccia diventava qualcosa che se detta
sarebbe scivolata via, ma sulle pagine quelle parole diventavano
tangibili''. (segue)

FALLACI: UNA VITA
RACCONTATA DA LEI STESSA/ADNKRONOS (2) =
(Adnkronos) - Molti sono i ricordi della figura paterna, alcuni
dei quali affiorano in un'intervista di Luciano Simonelli del 1979,
svoltasi nella suite del Grand Hotel Excelsior di Roma e durante la
quale la scrittrice rivelo': ''Andavo a caccia, mi ci portava mio
padre. Avevo nove, dieci anni quando, al capanno, il babbo m'insegno'
a sparare. E continuai fino verso i venticinque anni, trenta. Poi un
giorno mi accorsi che il fucile era sporco. Sai, lo sporco che
impolvera l'interno delle canne quando non lo si usa. E mi chiesi da
quanto tempo non l'adoperavo. E scoprii che era un tempo
lunghissimo''.
E poi il ricordo della madre, cui s'intrecciano i giorni
trascorsi insieme a Panagulis, l'uomo, poeta e martire di ''Un Uomo''
(1979), cui la scrittrice e' stata legata sentimentalmente: ''Le due
creature che amavo di piu'. Le amavo tanto che dividere il mio amore
per loro era una fatica quasi drammatica; voglio dire, il tempo che
passavo con l'uno mi sembrava rubato a quello che avrei dovuto passare
con l'altra e? Una della scale, tra piano terreno e primo piano, nella
mia casa di campagna, e' quella che unisce l'appartamento dove viveva
la mamma e l'appartamento dove vivevamo io e Alekos. Ebbene, quando
ero li' con entrambi, era tutto un correre su e giu' per quelle scale?
Su e giu', su e giu'. Poi, di colpo, nel giro di pochi mesi,
l'immobilita'. Se ne erano andati tutti e due''.
Oriana Fallaci inizio' la sua carriera di giornalista con un articolo di
cronaca, ma le sue doti spiccate le valsero in fretta degli incarichi
importanti. Presto comincio' ad intervistare figure politiche di
rilievo e a seguire gli eventi internazionali. Ha lavorato per il
settimanale ''Europeo'' - fino a quando la pubblicazione ha chiuso i
battenti - e collaborato con altretestate, sia in Europa, che in
America.
Ha intervistato figure del calibro del direttore della Cia
William Colby, il primo ministro pakistano Ali Bhutto, l'iraniano
ayatollah Khomeini, concentrandosi sul loro ruolo di figure dominanti
nel sistema politico internazionale. ''Non mi sento di essere e non mi
sentiro' mai come un freddo registratore di cio' che vedo e sento,
scrive nella prefazione a ''Intervista con la storia'', il libro che
le ha raccolte tutte (1974).
''Su ogni esperienza personale lascio brandelli d'anima e
partecipo a cio' che vedo o sento come se riguardasse me personalmente
e dovessi prendere una posizione (infatti ne prendo sempre una basata
su una precisa scelta morale)''. Una delle sue interviste politiche
piu' famose, almeno nella memoria degli americani, rimane quella con
il segretario di stato americano, Henry Kissinger. (segue)

FALLACI: UNA VITA RACCONTATA DA
LEI STESSA/ADNKRONOS (4) =
(Adnkronos) - Prima dell'intervista con Oriana Fallaci,
Kissinger era stato sempre restio a rivelare alla stampa fatti
riguardanti la sfera privata. Durante l'intervista, la Fallaci aveva
chiesto al segretario di stato di spiegare la celebrita' che, come
diplomatico, aveva raggiunto.
Inizialmente Kissinger evito' la domanda ma, in seguito
all'implacabilita' della Fallaci, rispose: ''A volte mi vedo come un
cowboy che guida la carovana da solo sul suo cavallo, un western se
preferisce''.E' interessante notare, tuttavia, come la Fallaci
consideri la sua intervista con Kissinger una delle peggiori mai fatte
(l'allora segretario di Stato annovero' l'aver rilasciato l'intervista
tra i propri maggiori errori). Tra le altre, si possono ancora
ricordare quella con Federico Fellini e Sean Connery, Yassir Arafat e
Von Braun.
Per il suo passato di membro del movimento di Resistenza con cui
combatte' i nazisti durante la guerra e per i suoi sentimenti verso
quegli stessi uomini che avevano arrestato, imprigionato e torturato
il padre, la Fallaci fu portata ad avere una forte reazione verso
Wernher von Braun, ex soldato e scienziato del regime nazista. Lo
ammette nel suo racconto dell'intervista, anche se la trascrizione
della stessa mostra una straordinaria e assai professionale
imparzialita'. L'odore di limone nel respiro di quell'uomo e la
memoria di quel profumo la disturbo'.
Lei stessa ne disse: ''Ricordo i soldati tedeschi, tutti lavati con il
sapone disinfettante che odoravadi limone. Tutti sentivamo
quell'odore''.
La dedizione della Fallaci all'espressione di se' inizio' molto presto.
Ricorda di aver scritto ''brevi storie ingenue'' a nove anni. ''Ma -
racconta - iniziai a scrivere davvero a sedici, quando divenni
reporter a Firenze. Ho iniziato con il giornalismo per diventare
scrittrice''.
Quando le chiesero quali circostanze fossero state
importanti per la sua carriera, la Fallaci rispose: ''prima di tutto
il fatto di appartenere ad una famiglia liberale e impegnata
politicamente. E poi,il fatto di aver vissuto - durante l'infanzia - i
giorni eroici della Resistenza in Italia attraverso mio padre che ne
era leader. E ancora,il fatto di essere fiorentina. Insomma, e' il
risultato di una certa civilta' e cultura. Comunque, a volte mi chiedo
se il fattore piu' motivante non sia stato il fatto di essere nata
donna e povera. Quandosei una donna, devi combattere di piu'. Di
conseguenza, devi vedere dipiu' e pensare di piu' ed essere piu'
creativa. Lo stesso quando nasci povero. La sopravvivenza e' una grande
motivazione''.
Il fine della sua scrittura, secondo quanto lei stessa ha
riferito, ''e' quello di raccontare una storia con un significato, non
certo i soldi''. Invece, il fattore motivante di tutti i suoi libri e'
''una grande emozione, un'emozione psicologica o politica e
intellettuale. 'Niente e cosi' sia' (1969), il libro sul Vietnam, per
me non e' nemmeno un libro sul Vietnam, e' un libro sulla
guerra''.
''Lettera ad un bambino mai nato'' (1975) nacque a causa
della perditadi un bambino.
''Un uomo'' (1979) e' stato scritto in seguito alla
morte del suo compagno Alekos Panagulis e al dolore di
una simile perdita.
''Comunque, si dovrebbe notare che il motivo
portante dei miei libri e' il tema della morte. Questi tre libri
parlano sempre di morte o si riferiscono alla morte, al mio odio per
la morte, alla mia battaglia contro la morte? La liberta' e' solo uno
tra i tanti altri argomenti. Cio' che davvero mi spinge a scrivere e'
la mia ossessione per la morte'', ha detto Fallaci.
Oriana Fallaci ha detto del suo modo
di lavorare: ''Inizio a lavorare presto la mattina (otto, otto e
mezza) e vado aventi fino alle sei o sette di sera senza interruzione,
senza mangiare e senza riposare. Fumo piu' del solito, il che
significa circa cinquanta sigarette al giorno. Dormo male la notte.
Non vedo nessuno. Non rispondo al telefono. Non vado da nessuna parte.
Ignoro le domeniche, le feste, il Natale, il Capodanno. Divento
isterica in altre parole e infelice e colpevole se non produco molto.
A proposito, sono una scrittrice molto lenta. E riscrivo
ossessivamente. Quindi mi ammalo e divento brutta, perdo peso e
divento piu' rugosa''.
Nel romanzo ''Insciallah (1990)'', la Fallaci scrive la storia
delle truppe italiane stazionate in Libano nel 1983. Come nei suoi
altri romanzi, presenta gruppi e individui che lavorano per mettere la
parola ''fine'' alle loro oppressioni. Tra i suoi scritti si ricordano
ancora ''Sesso inutile'' (1961), ''Penelope va alla guerra'' (1962),
''Se il sole muore'' (1965). I suoi libri sono stati tradotti in
decine di lingue.
- Consegnandole la laurea ad honorem in letteratura,
il rettore del Columbia College of Chicago la defini': ''Uno degli
autori piu' letti ed amati al mondo''.C'e' tutta una tradizione
critica che la vuole egocentrica, ''incapace di ascoltare altre voci
oltre la propria'' (Charles Dikey del ''Los Angeles Times Book
Review''), inavvicinabile, burbera e talvolta stizzosa; ma a Oriana
Fallaci questo importa poco, infatti non conserva le critiche ai suoi
libri e dice: ''Non mi interessano i critici. Sono quasi sempre
scrittori falliti e, di conseguenza, invidiosi e gelosi di chi scrive.
Trovo la loro professione vergognosa perche' e' cosi' sleale e stupido
improvvisare giudizi in un piccolo articolo dopo il lavoro di anni di
uno scrittore. Credo che i veri critici siano i lettori''.
Nella sua lettera a Pier Paolo Pasolini, scritta in seguito al
tragico evento della morte dello stesso, affermava: ''In una strada
deserta, c'era un bar deserto, con la televisione accesa. Si entro'
seguiti da un giovanotto che chiedeva stravolto: ''Ma e' vero, e'
vero?'' E la padrona del bar chiese: ''Vero cosa?''. E il giovanotto
rispose: ''Di Pasolini, Pasolini ammazzato!''. E la padrona del bar
grido':
''Pasolini Pier Paolo? Gesu'! Gesummaria! ammazzato! Gesu'!
Sara' una cosa politica!''.
Poi sullo schermo della televisione apparve Giuseppe Vannucchi e
dette la notizia ufficiale. Apparvero anche i due popolani che avevano
scoperto il tuo corpo. Dissero che da lontano non sembravi nemmeno un
corpo, tanto eri massacrato. Sembravi un mucchio d'immondizia e solo
dopo che t'ebbero guardato da vicino si accorsero che non eri
immondizia, eri un uomo. Mi maltratterai ancora se ti dico
che non eriun uomo, eri una luce e che una luce s'e' spenta?''
(Adnkronos) - In risposta all'orrore dell'11 settembre 2001,
Oriana Fallaci rompe un silenzio durato dieci anni dando alle stampe
''La rabbia e l'orgoglio'', uno sfogo duro e appassionato che pone a
confronto due culture, l'America e l'Italia, ''lontani non solo sulle
cartine, ma anche nell'anima''. Riemersa da un esilio autoimposto,
l'autrice espone come un fiume in piena le proprie idee sulla
politica, la societa', la Guerra Santa, l'Islam, inframezzando il
tutto con i ricordi delle proprie esperienze personali, di giornalista
e scrittrice.
Il 12 marzo 2004, all'indomani della strage alla stazione Atocha
di Madrid compare sugli scaffali delle librerie, nelle edicole, sui
banchi dei supermercati
''La forza della ragione'', un altro libro controverso, denso di
pensieri e di esperienze personali che mostrano al lettore il percorso
di maturazione di un sincero rancore verso l'Islam e verso il mondo
arabo in generale. Un libro di attualita', discutibile, ma pregno
anche di spunti e di interessanti riflessioni.
Infine, un libretto allegato al quotidiano ''Corriere della Sera'' del
6 agosto 2004.
L'ultimo personaggio intervistato nel ciclo della Storia vissuta
e riportata dalla vulcanica giornalista e' un simbolo dell'epoca che
stiamo vivendo. Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci.

MORTA FALLACI: SCIALOJA, DIO L'ACCOLGA IN PACE
(ANSA)
- ROMA, 15 set - "Dio l'accolga in pace". Cosi' il
consigliere della Lega Musulmana Mondiale e consigliere di
amministrazione del Centro Islamico Culturale Italiano Mario
Scialoja ha accolto la notizia della morte di Oriana Fallaci.
"So che era malata da tempo - ha proseguito Scialoja - e non
e' opportuno fare commenti sulle persone decedute ma
mi dispiace che sia morta". Scialoja ha definito la Fallaci "una
grande scrittrice e una grande giornalista" sostenendo pero' che
"negli ultimi anni ha avuto una vena critica eccessiva nei confronti
dell' Islam".
L'esponente musulmano ha dichiarato di conoscere la
Fallaci da trentacinque anni: "Ci davamo del tu e mi e' capitato di
assisterla nella sua carriera a Mosca come a New York, e non ho
capito perché di recente abbia detto di non avermi mai
conosciuto. Faccio - ha concluso Scialoja - le mie condoglianze
alla sua famiglia".

FALLACI: L'ULTIMA
PROVOCAZIONE, FACCIO SALTARE LA MOSCHEA IN TOSCANA =
INTERVISTA
CHOC DELLA GIORNALISTA AL ''NEW YORKER'' - NEL MIRINO
GLI ISLAMICI MA
ANCHE I MESSICANI, PRODI, BERLUSCONI
Roma, 15 set. - (Adnkronos)
- Nella sua ultima invettiva, lo scorso 30 maggio 2006, Oriana Fallaci
ha attaccato un po' tutti. Romano Prodi e Silvio Berlusconi, liquidati
come ''due fottuti idioti''; gli immigranti messicani che manifestano
con le bandiere delproprio paese (''mi disgustano''); per il
presidente venezuelano Ugo Chavez (''mamma mia''); per Federico
Fellini, di cui non ricorda l'intervista ma che non le piace; per
l'olio di oliva fatto in New Jersey.
Ma il suo obiettivo principale erano ancora una volta, come ha
fatto negli ultimi cinque anni, gli islamici: che non sopporta in
generale, perche' ''non credo che esista un Islam buono e uno
cattivo'' e piu' in particolare perche' non vorrebbe vedere mai la
moschea che dovrebbe sorgere a Colle Val d'Elsa: ''E' vicino casa mia,
prendo l'esplosivo e la faccio saltare''.
In questo caso a far parlare Oriana Fallaci, attraverso due colloqui diretti,
delle email e soprattutto raccontando nei dettagli la vita di chi
''per due decenni e' stata una delle piu' pungenti intervistatrici del mondo'',
e' stato il ''New Yorker'', uno dei piu'
prestigiosi settimanali americani. (segue)



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