abbiamo avuto conferma, durante questa lunga esperienza di 27 giorni, di contare molto poco per i parametri di valutazione dei mass media. Lo abbiamo misurato sulla nostra pelle e sui nostri sforzi. Non tanto sulla mia che ho potuto fare poche pressioni presso la stampa dato l’impegno continuo di colloqui via telefono e Internet, ma su tutti voi che mi sostenete. Donne e uomini. Quante amiche sono uscite a cena o hanno chiamato un loro conoscente di quello o quell’altro quotidiano? Oppure si sono ricordate della loro compagna di università che lavora in quella o quell’altra redazione? E quanti hanno telefonato, scocciato, insistito presso redazioni e giornali per chiedere come mai non si riusciva a far uscire fuori la notizia. Io lo so quanti siete, perché da ognuno di voi mi è arrivato il segnale o la mail: ” sto interessando il tale e il talaltro. E’ un mio amico, vedrai che scrive un pezzo su di te, o se la questione è di ‘par condicio’ – avete aggiunto - lo scrive sul comitato che è formato in massima parte da persone non legate ai partiti”. Invece niente. Sappiamo certamente che un uomo che digiuna ha valenza maggiore di una donna. Sappiamo pure (come molti hanno suggerito) che andava messa una barella sotto Montecitorio con qualche improvvisata bandiera colorata magari di fucsia, una decina di scalmanati/e, vestite/i in maniera suggestiva con bandane colorate urlanti attraverso gracchianti megafoni; chessò una tenda e cartelli sporcati con scritte a pennarello contro il tale o il talaltro. Forse bisognava drammatizzare di più, irrompere nelle coscienze dell’opinione pubblica con ricoveri d’urgenza e autombulanza a sirene spiegate verso il più vicino pronto soccorso. E ancora farsi riprendere con la flebo sul braccio emaciata, occhiaie profonde, nell’attimo in cui con pochissimo fiato in gola ed un imprevisto guizzo di cattiveria pronunciavo insulti, non si sa a chi, ma gli insulti mediaticamente vanno sempre bene.
E poi ancora andavano fatte altre sguaiatezze, del tipo cartelli sottopancia, donne sandwich con disegni, meglio se osceni. Tra tutte le sostenitrici inserire – poteva essere un’idea - un pornostar pentita (è bello sentire storie di peripatetiche convertite al culto, per esempio, della “Magia madre dell’esoterico riconquistato”) incitare a soluzioni semplici come spiegare al modo innovazioni sessuali per lenire la cattiveria del mondo.
Di suggerimenti ne abbiamo ascoltati tanti, in questi giorni del digiuno-lotta femminile.
Dignitosi alcuni, ma coloriti e fantasiosi altri. Tanti piani e idee perché nessuno riusciva ad accettare l’idea semplice che esistesse una chiusura totale sullo sciopero della fame di una donna. Vogliamo domandarci il perché di questa occasione mancata?
Ed io che lo prevedevo il velo del pudore maschio sin dall’inizio, mi sono poco meravigliata del silenzio; al punto tale che quando Ilda Bartoloni mi ha chiamato per mandarmi a casa la troupe di Raitre (a proposito Aura, hai dimenticato di annoverare tra le giornaliste eroine Ilda, e con l’occasione ringraziare l’altra amica che per scrivere un trafiletto su un quotidiano nazionale ha dovuto litigare con il suo capo redattore) non credevo alle mie orecchie. Non per dubbi verso Ilda, ma per i veti verso certe pretese di donne che addirittura si illudono di poter essere presenti in Tv con un argomento di interesse sociale per il solo fatto che digiunano.
La parola giusta più che veto è “tabù”. Me l’ha detta stamattina un carissimo amico che venuto per caso a sapere del mio sciopero della fame, mi ha chiamato e detto due giorni fa: “vado a cena con il vicedirettore del quotidiano… gli parlo della cosa e vedrai che ti fa un’intervista. Ed io che dubbiosa l’ho ringraziato per lo spontaneo interessamento oggi ho avuto l’ ennesima conferma che il mio scetticismo era giusto. “Sai - mi ha detto l’amico - sono dispiaciuto perché il giornalista mi ha risposto chiaro e tondo di chiedergli tutto fuorché di parlare di una donna che digiuna per far pressione sul prossimo governo. Tutto puoi chiedermi – ha aggiunto il giornalista -al di fuori di questo che è - ha detto - un argomento tabù”.
Tranquilli. Non si tratta solo di testate vicine al centrodestra o solo vicine al centrosinistra, né di proteggere questo o l’altro candidato primo ministro. E’proprio l’idea di una donna che rompe gli schemi maschilisti che culturalmente è tanto lontana dagli stessi da costituire tabù.
Wanda Montanelli