La Repubblica - 3 marzo 2006
ROMA - Una delle deluse è al settimo giorno di sciopero della fame. Il medico le ha consigliato di smettere, ma Wanda Montanelli, responsabile donne del partito di Antonio Di Pietro, non se ne dà conto. Ha ricevuto solidarietà femminili: Alessandra Mussolini, leader dell´estrema destra, le ha offerto un posto nella sua lista e lei ha risposto: «Grazie no, sono di sinistra». Anche Luciana Sbarbati dei Repubblicani europei le ha proposto ospitalità: «Che cara Luciana! Però io non voglio un posto, chiedo che il mio partito rispetti gli impegni con le donne». Fa due conti: le candidate sicuramente elette in "Italia dei valori" saranno al massimo il 10% e «la metà sono donne che non hanno lavorato per il partito. Ho scritto anche a Prodi». Per un "caso" così eclatante, tanti malumori. La protesta della donne nei partiti sta lievitando fino a diventare - a poche ore dalla presentazione delle liste - un allarme "quote rosa".
Di Pietro di donne in pole position ne ha inserite, ma sono soprattutto new entry come Federica Gasparrini della Federcasalinghe; la giornalista Sandra Amurri; Franca Rame al Senato. E Wanda va alla guerra. Della promessa di Silvio Berlusconi alla ministra delle Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo («In Forza Italia ci saranno tante donne candidate, come se la legge sulle "quote" fosse in vigore») non c´è traccia. Nella bozza di liste che il premier sta vagliando in queste ore, le candidate raggiungono a malapena il 20%. Delle 18 parlamentari che Fi aveva in questa legislatura (13 alla Camera e 5 al Senato), sei sono state depennate a vantaggio di un posto sicuro ad alcuni nuovi acquisti, ovvero Barbara Contini, l´atleta Manuela Di Centa, Michela Brambilla, Cinzia Bonfrisco, Melania Rizzoli, Elisabetta Gardini, Angela Della Costanza (nuora di Ted Turner) e le coordinatrici forziste Maristella Gelmini e Beatrice Lorenzin. In Campania è scoppiata una rivolta per il seggio assicurato alla show girl Mara Carfagna. In Puglia i forzisti locali contestano la blindatura di Gabriella Carlucci. Tra i posti a rischio anche quello di Jole Santelli, sottosegretario alla Giustizia che dovrebbe però essere recuperata ma non in Calabria; mentre Maria Burani Procaccini, attuale presidente della commissione infanzia, è dirottata al Senato. Le donne parlamentari per ora sicure della rielezione sono Isabella Bertolini (Emilia); Maria Teresa Armosino (Piemonte); Stefania Prestigiacomo (Sicilia); e al Senato Elisabetta Casellati (Veneto). Sempre al Senato dovrebbe essere candidata Ombretta Colli rinunciando così alla sua lista per Milano: «Mi prendo questo week end per decidere», fa sapere lei.
«Adesso voglio proprio vedere cosa farà Berlusconi» lancia la sfida Barbara Pollastrini, responsabile donne dei Ds (e capolista dell´Ulivo con Rosy Bindi). Elenca il 38% di donne la lista dei Ds al Senato («Realisticamente le elette saranno il 30%, più del doppio delle 8 senatrici che abbiamo attualmente»). Ma ammette che «mantiene alta la guardia» e ieri non ha mollato il tavolo delle trattative: «Non bisogna mai distrarsi». Il segretario Fassino apre in un´intervista alla possibilità di un segretario-donna («Le candidate non mancano») e chiude il caso "mogli", riconoscendo alla propria, Anna Serafini (al Senato in Veneto) di «essere stata penalizzata perché moglie di Piero Fassino. Lei però è del Monte Amiata, tenace, combattiva. Spesso contesta il suo segretario, poi troviamo un punto d´accordo. Ma se questo non c´è, mi arrendo prima io».
Delusioni anche in An, anche se Fini ha mantenuto in parte l´impegno mettendo il 25% di donne in lista e garantendo una pattuglia di 8 alla Camera (ora 3) e 5 al Senato (erano 2). Daniela Santanchè è capolista (Lombardia 3); oltre a molte riconferme, in pole position ci sono new entry tra cui Giulia Bongiorno e Angela Tatarella. Nella Cdl An resta il partito più rosa tuttavia ci sono Regioni (Calabria, Liguria, Veneto) dove non ci sarà neppure una eletta. Nell´Ulivo 164 le donne (il 28%), di cui 54 sono della Margherita. Nella lista Dl al Senato rosa è il 22,40%.