di Giacomo Dotta
Internet ancora una volta non è riuscita ad imporsi come tematica di dibattito. È stata un'occasione persa. Il contesto è stato sfiorato solo per quanto concerne la banda larga, ma l'odore stantìo della politica sembra incoraggiare le iniziative private a dimenticare un appoggio dall'alto, rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Veri programmi in quanto ad alfabetizzazione informatica non se ne sono visti ed un paese di tv e cellulari vien fatto passare come un segnale di opulenza piuttosto che di degrado;
La promozione online per la prima volta è stata notata dai partiti, pur apparentemente con un certo ritardo. Nelle ultime ore di campagna elettorale vari banner sono comparsi via via sui maggiori portali italiani e sui siti di alcune delle maggiori testate giornalistiche. Tali banner sono comparsi sotto varia forma solo nelle ore antecedenti allo stop delle 24 ore precedenti al voto previsto dalla legge ed un monitoraggio in presa diretta può garantire che lo stop è stato da tutti rispettato con precisione: ore 0.05 non compariva più alcuna promozione su alcun sito web monitorato in precedenza. Dall'AGCOM si viene a sapere comunque che le regole per la rete non sono così definite come per la tv e dal numero verde predisposto si ammette una certa deregulation (alla quale qualcuno dovrà prima o poi mettere mano);
Internet si conferma un terreno insidioso in quanto le voci soffuse vengono amplificate dall'eco del social networking, le iniziative nel contesto si moltiplicano e nessuno stop è in grado inoltre di fermare i passaparola, le mail, le anticipazioni ed il dibattito diffuso. La sensazione è che quando Internet riuscirà ad imporre la propria regola sulle elezioni (i tempi sono ormai maturi) molte dinamiche cambieranno e molti principi oggi sacri dovranno cadere sotto i colpi del nuovo mezzo e delle sue caratteristiche intrinseche.