L’illusione di essere indipendenti
di Wanda Montanelli
Il profumo della libertà non ancora mai assaporato potrebbe inebriarci e confonderci per un po’, ma presto ci abitueremmo a un dono così grande e sapremmo regolarne l’uso ed il consumo. Parlo della libertà di stampa che io non ho mai vissuto in pienezza e nemmeno voi che leggete, perché risulta da autorevoli ricerche che non c’é. In Italia siamo, secondo il rapporto 2005 di Reporters sans frontiers*, al 42esimo posto a livello di libertà di informazione. Ci troviamo dietro il Costa Rica, e in ultima posizione tra le nazioni dell’Europa Occidentale.
Apparentemente siamo liberi di informare ed informarci. Ma è una pura illusione.
Ci viene propinato in verità ciò che conviene, non ciò che è reale. Conviene a chi?
Molti sono i fattori che incidono e limitano la libertà di stampa. A partire da potere politico, per passare dalla dittatura del profitto attraverso i soggetti che fanno marketing, fino alle inibizioni occulte e gli incagli culturali basati sulla necessità di mantenere fissati schemi e ordini precostituiti. Per farla breve la notizia è come una pietanza che dovrebbe essere presentata nella sua originaria ricetta, ma che per una serie di componenti arriva alla tavola del consumatore (il fruitore di notizie) completamene cambiata. Con aggiunta di ingredienti o con diminuzione e alterazione della pasta base. Tutto ad uso e consumo di cittadini che pur oggi preparati ed acculturati sorvolano sull’approfondimento e non si accorgono del cambiamento operato sul prodotto. Per Mac Luhan, "il medium è il messaggio" e alla luce di questa riflessione diviene immediatamente comprensibile che il mezzo della comunicazione forma e trasforma i messaggi che veicola, e sovente, nell'epoca postmoderna, diventa il fine del comunicare stesso, lasciando sullo sfondo concetti e idee. Non solo. C’è da comprendere un passaggio ulteriore ed è l’ipotesi dell’agenda setting, che non pone l’accento sul condizionamento in relazione a cosa siamo indotti a pensare su un argomento, ma sull’obbligo che viviamo nel dover fare attenzione ad una lista di argomenti intorno a cui si deve avere assolutamente un’opinione. La tematizzazione quindi. La procedura informativa che rientra nell’ipotesi dell’agenda settig, ed è il tematizzare un problema e metterlo all’ordine del giorno. Nell’era dell’industria culturale infatti l’individuo non decide più in maniera autonoma. Il conflitto tra impulsi e coscienza è risolto con l’adesione acritica non solo a valori forzati, ma ad argomenti su cui si impone di discutere. Ce ne siamo accorti durante queste ultime elezioni politiche, e non solo, in cui ogni giorno era stabilito da Berlusconi l’argomento in agenda: tasse, ici, il pericolo comunista e altro a suo favore.
Attraverso questo sistema l’uomo manipolato subisce una climatizzazione a certi argomenti. e la sua individualità è sostituta dalla pseudoindividualità: il soggetto si trova vincolato ad una identificazione senza riseve e con le tecniche di distribuzione della notizia: ubiquità, ripetitività, e standardizzazione si trova ad essere oggetto di un mezzo di inaudito controllo psicologico. Così l’influenza dell’industria culturale altera l’individualità del consumatore che dopo un martellamento agisce come il prigioniero che cede alla tortura e confessa qualsiasi cosa, anche ciò che non ha commesso. Nel caso specifico delle elezioni è andato a votare ed è uscito di casa per fare un’azione a cui è stato costretto per il timore di un pericolo imminente (rammentate la percentuale in più di votanti alle ultime politiche).
Ma ci sono altri motivi per condizionare le notizie. Ai soggetti già descritti si aggiungono i protagonisti delle leggi del marketing che mettono in atto vere campagne di pubblicità occulta travestita da informazione pubblica. Il libro di Paolo Bianchi o Sabrina Giannini ben descrive il procedimento ed a questa lettura rimando.
*Reporters sans frontiers (http://www.rsf.org/) è un'autorevole associazione che da 18 anni si occupa di difendere la libertà di stampa e i giornalisti imprigionati, discriminati, licenziati solo per aver fatto il loro lavoro. Ogni anno pubblica un rapporto sulla libertà di stampa in vari paesi.