DACIA MARAINI: "IO STO CON LE DONNE CURDE"
“Sono piena di ammirazione per queste ragazze, per queste donne curde che combattono non solo per difendere un territorio, ma per difendere la libertà del loro popolo e per i diritti che come donne hanno conquistato. Loro sì che rappresentano un esempio, una speranza. Per questo chiunque di noi abbia una coscienza democratica, soprattutto noi donne non possiamo non dirci ‘ curde’ ed essere a fianco di queste straordinarie combattenti per la libertà”. A sostenerlo, in questa intervista ad HuffPost, è una delle più grandi scrittrici italiane: Dacia Maraini. “Al Governo italiano – dice la scrittrice – mi sento di chiedere di prendere posizione e di agire di conseguenza in ogni organizzazione internazionale di cui facciamo parte, l’Unione Europea, l’Onu, la Nato. In ciò che sta avvenendo in questi giorni, in queste ore nel Nord della Siria c’è un aggressore e un aggredito. Noi dobbiamo essere dalla parte di quest’ultimo”.
Della resistenza curda nel Nord della Siria, ciò che sembra colpire di più l’immaginario collettivo è che in prima fila a combattere, ieri l’Isis oggi l’invasione turca, sono le donne. Quale considerazione le sollecita questo fatto?
Quelle donne, molte delle quali giovanissime, sono un’avanguardia culturale e non solo e tanto un fatto militare. Sono un fenomeno culturale molto importante, ed è proprio questo che dà più fastidio, che fa più paura al mondo tradizionale musulmano, a società rimaste fondamentalmente patriarcali. Si parla di territori, di confini, ma, a. mio avviso, si sottovaluta il fatto che queste donne stanno difendendo una idea, un modello di società fondato su una parità di genere. Stanno lottando per la libertà del loro popolo e per la difesa di diritti che non sono stati regalati loro, ma sono frutto di una lotta, anche e per certi versi soprattutto culturale, che le hanno viste come protagoniste. Per questo dico che noi donne italiane, noi donne europee oggi non possiamo non dire che siamo tutte curde. Sì, sono piena di ammirazione per queste ragazze, per il loro coraggio, che nasce dalla consapevolezza dell’importanza di ciò per cui si stanno battendo: per loro, lo sottolineo perché credo davvero che sia un fatto importante, non è soltanto una questione territoriale ma è anche conservare questi diritti, diritti che hanno conquistato, perché i diritti, noi donne lo sappiamo molto bene, si conquistano e non ti vengono regalati. Quello delle donne curde dovrebbe essere un esempio, un modello.
Di fronte alla tragedia che rischia di consumarsi nel Nord della Siria, c’è chi, in Italia, lamenta una scarsa mobilitazione della società civile.
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