IL CORAGGIO DELLA DISPERAZIONE
Alla Grecia non viene chiesto di ingoiare molte pillole amare in cambio di un piano realistico di ripresa economica, ai greci viene chiesto di soffrire affinché altri, nell'Unione Europea, possano continuare indisturbati a sognare i propri sogni
disperazione del filosofo italiano Giorgio Agamben ha detto in un'intervista che "il pensiero è il coraggio della disperazione" — un'intuizione pertinente in modo particolare al nostro momento storico, quando di solito anche la diagnosi più pessimista tende a finire con un cenno ottimista a qualche versione della proverbiale luce alla fine del tunnel. Il vero coraggio non sta nell'immaginare un'alternativa, ma nell'accettare le conseguenze del fatto che un'alternativa chiaramente discernibile non c'è: il sogno di un'alternativa indica codardia teorica, funziona come un feticcio, che ci evita di pensare fino in fondo l'impasse delle nostre situazioni di difficoltà. In breve, il vero coraggio consiste nell'ammettere che la luce alla fine del tunnel è molto probabilmente il faro di un altro treno che ci si avvicina dalla direzione opposta. Del bisogno di un tale coraggio non c'è migliore esempio della Grecia, oggi.
La doppia inversione a U imboccata dalla crisi greca nel luglio 2015 non può che apparire come un passo, non solo dalla tragedia alla farsa, ma, come ha notato Stathis Kouvelakis sulla rivista Jacobin, da una tragedia piena di ribaltamenti comici direttamente a un teatro dell'assurdo — c'è forse un altro modo di caratterizzare questo straordinario ribaltamento di un estremo nel suo opposto, che potrebbe abbacinare perfino il più speculativo tra i filosofi hegeliani?Stanca dei negoziati senza fine con i dirigenti UE, in cui si susseguiva un'umiliazione dopo l'altra, Syriza ha indetto un referendum per domenica 5 luglio, chiedendo al popolo greco di sostenere o rifiutare la proposta UE di nuove misure di austerità. Sebbene lo stesso governo avesse affermato chiaramente che sosteneva il No, il risultato è stata una sorpresa: una schiacciante maggioranza di più del 61 % ha votato No al ricatto europeo. Hanno cominciato a circolare voci secondo cui il risultato — di vittoria per il governo — sarebbe stata una cattiva sorpresa per lo stesso Alexis Tsipras, che segretamente sperava che il governo perdesse, così che una sconfitta gli avrebbe permesso di salvare la faccia nell'arrendersi alle richieste UE ("rispettiamo la voce degli elettori"). Comunque sia, letteralmente il mattino dopo, Tsipras ha annunciato che la Grecia era pronta a riprendere i negoziati, e, giorni dopo, la Grecia ha accettato una proposta UE che era sostanzialmente la stessa che gli elettori avevano respinto (anche più dura in alcuni dettagli) — in breve, ha agito come se il governo avesse perso, e non vinto, al referendum. Come ha scritto Kouvelakis:
"Com'è possibile che un devastante No alle politiche di austerità del memorandum sia interpretato come un semaforo verde per un nuovo memorandum? [...] il senso dell'assurdo non deriva solo da questo inaspettato ribaltamento. Risalta soprattutto il fatto che tutto ciò si svolge davanti ai nostri occhi come niente fosse accaduto, come se il referendum fosse stato qualcosa come un'allucinazione collettiva che si interrompe improvvisamente, lasciandoci liberi di continuare quello che stavamo facendo prima. Ma dato che non siamo diventati tutti dei mangiatori di loto, facciamo almeno un breve riassunto di quel che è accaduto in questi ultimi giorni. [...] Fin da lunedì mattina, prima ancora che i festeggiamenti per la vittoria terminassero di spegnersi nelle piazze del paese, è cominciato il teatro dell'assurdo. [...]