LAVORO: CASALINGHE PER AMORE O NECESSITA', RICERCA SU 500 DONNE INDIViDUATI QUATTRO PROFILI: TEMPORANEE, COSTRETTE, SODDISFATTE E ADATTATE
Si chiama ''Io lavoro a casa'' ed e' uno studio che l'Assessorato al Lavoro della Provincia di Firenze, guidato da Elisa Simoni, ha commissionato al Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia Universita' di Firenze. La ricerca, coordinata da Annalisa Tonarelli, e' nata per dare voce alle casalinghe di oggi e metterle al centro della pianificazione dei servizi per l'impiego: capire come loro stesse si vedono, come valutano la loro attuale situazione lavorativa e le loro aspirazioni puo' dare slancio e innovazione al mercato del lavoro. Lo studio ha cercato di dare delle risposte di carattere scientifico a molti quesiti. Tradizionalmente le casalinghe accompagnano i figli a scuola, fanno i lavori domestici dedicando la loro quotidianita' alla cura della casa, degli anziani, della famiglia e all'educazione dei figli, ma sono o potrebbero essere interessate ad entrare nel mercato del lavoro tradizionalmente inteso? Vorrebbero un maggiore riconoscimento dalla societa', magari anche dalla famiglia, oppure vivono felicemente il loro essere casalinghe? Si diventa casalinghe per scelta o per necessita'? La crisi economica, la perdita di un precedente impiego, la carenza di servizi possono influire? Nel periodo compreso tra luglio e ottobre 2012 sono stati raccolti oltre 500 questionari, 200 circa dei quali riferibili a donne completamente inattive. Si tratta di donne per lo piu' coniugate, che vivono nella grande prevalenza all'interno di famiglie nucleari spesso - soprattutto nel caso delle casalinghe - numerose con figli anche grandi - 40% ha almeno un figlio che ha piu' di 14 anni - ma dove e' ridotta la presenza di anziani o persone
non autosufficienti. Si tratta di famiglie monoreddito dove il coniuge svolge un'attivita' lavorativa a tempo pieno e possiede in un numero elevato di casi, una posizione professionale elevata. Lo studio che la Provincia di Firenze ha commissionato al Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia dell'ateneo fiorentino ha individuato quattro profili delle casalinghe di oggi: ''soddisfatte'', ''adattate'', ''costrette'' e ''temporanee''. Sono ''soddisfatte'' (grateful housewives) le casalinghe attualmente in eta' gia' spesso avanzata che hanno deciso presto di abbandonare il lavoro per rispondere ai bisogni della famiglia. Tra le caratteristiche che le definiscono, rivendicano con forza la loro scelta e non nascondono di desiderare un maggiore riconoscimento sociale del proprio ruolo. Sono ''adattate'' (tailored housewives)le casalinghe adulte che non hanno una visione spiccatamente tradizionale dei ruoli di genere, hanno una storia lavorativa alle spalle, ma per i piu' svariati motivi, si sono trovate nella condizione di decidere di seguire le attivita' domestiche e l'educazione dei figli. Spesso sono donne che hanno figli abbastanza grandi e che vorrebbero rientrare nel mercato del lavoro, non tanto per una pura gratificazione personale o professionale, quanto per ritrovare una indipendenza economica dal marito. Le ''casalinghe per forza, casalinghe costrette'' (forced housewives): donne rimaste espulse dal mercato del lavoro, che vivono la dimensione domestica quasi come una punizione e quando si dichiarano ''casalinghe'' lo dicono come fosse qualcosa di cui scusarsi. Ci sono infine le "casalinghe temporanee" (temporary housewives), donne istruite e mediamente piu' giovani, che si aggirano intorno ai 30 anni, che nell'incertezza del futuro professionale investono nella sfera familiare, come neo mamme, mogli o compagne, in attesa di occasioni piu' favorevoli per rientrare nel mercato del lavoro.
L'interruzione della carriera lavorativa e' una scelta personale per oltre l'80% delle ''Grateful'', mentre lo e' per appena poco piu' del 30% delle ''Forced''. Due terzi delle ''Forced'' si trovano a casa per aver perso il posto del lavoro e il mancato reingresso nell'ambito delle forze di lavoro non rappresenta una loro scelta, ma l'effetto della sfiducia o delle barriere di reingresso. Anche una quota poco inferiore al 50% delle ''Temporary'' ha perso il lavoro, ma in questo caso rimanere a casa corrisponde ad una propria scelta, nella convinzione di poter ricominciare a lavorare quando la famiglia richiedera' un impegno minore. ''Grateful'' e ''Tailored'' presentano profili simili su questa variabile: le motivazioni della scelta sono per entrambe prevalentemente riconducibili alla sfera familiare: rimanere a casa a causa dell'impegno domestico rappresenta per le prime una scelta piu' di quanto non lo sia per le seconde, maggiormente forzate sia dalle pressioni di coniugi piu' tradizionalisti e meno collaborativi che dalla mancanza di genitori e suoceri sui quali contare per la cura dei figli. Abbandonare il lavoro rappresenta una rinuncia tanto maggiore quanto piu' elevato e' il livello di soddisfazione rispetto all'attivita' svolta. Le esperienze maturate dalle intervistate non appaiono da questo punto di vista come particolarmente gratificanti su nessuna delle dimensioni considerate. Le esigenze familiari hanno rappresentato una motivazione tanto piu' forte quanto minore era il livello di soddisfazione riguardo all'attivita' lavorativa svolta. ''Forced'' e ''Temporary'', che invece tendono ad aver subito la scelta e ad essere state spinte fuori dal mercato, presentano livelli di soddisfazione relativamente piu' elevati. Dunque sembrerebbe in parte valida la lettura che vuole le donne rientrare in casa perche' il lavoro svolto non vale - ne' in termini economici, ne' di valorizzazione delle competenze, ne' di possibilita' di carriera - i sacrifici che lavorare implica in termini di doppia presenza e conciliazione. Cosa e' piu' importante nella vita? Gli aspetti piu' importanti nella vita sono considerati quelli relazionali ed in particolare i figli, il rapporto di coppia, le relazioni umane: il lavoro, il denaro e il successo professionale vengono molto dopo. Unica eccezione per le ''Forced'' per le quali, il lavoro rappresenta un valore abbastanza importante ma che, soprattutto, sembrano meno focalizzate sulla dimensione domestico relazionale. Quanto e' determinante aver avuto una mamma attiva o inattiva lavorativamente parlando sulla scelta di diventare casalinga? La componente di madri che lavoravano durante l'infanzia si attesta per tutti e quattro i gruppi intorno al 50%: madri meno attive sono state quelle delle ''Temporary'', piu' attive quelle delle ''Forced''. Mentre tra le prime predomina l'elemento della volontarieta' (la madre non lavorava per scelta) nel caso delle ''Forced'' questa componente e' di poco superiore al 20%. La madre ha rappresentato un modello da seguire molto o abbastanza per circa la meta' delle intervistate. Nella stragrande maggioranza dei casi le intervistate di tutti e quattro i gruppi hanno risposto che quando erano piccole pensavano che per una donna fosse normale lavorare, indipendentemente dalla condizione occupazionale della madre. Va tuttavia evidenziato come la totalita' di coloro che affermano di aver ritenuto questa condizione non normale - prevalentemente ''Tailored'' e ''Grateful'' - avevano madri non occupate. ''Le Temporary'', per quanto piu' giovani e tendenzialmente in attesa di un rientro sul mercato del lavoro, dimostrano di essere meno sensibili alle questioni di genere e sembrano avere un atteggiamento apparentemente poco congruente con il loro livello di istruzione e le loro aspettative occupazionali: sono piu' convinte delle altre che avere figli significhi rinunciare alla carriera (57 contro il 40,4 delle ''Tailored'' ed il 43,2 per cento delle ''Forced''); concordano nella pressoche' totalita' dei casi sul fatto che a parita' di lavoro siano gli uomini a guadagnare di piu' delle donne, ma anche che gli incarichi di prestigio siano giustamente affidati ai primi anche perche' una buona componente della appartenenti a questo profilo, concordano con l'affermazione che gli uomini sul lavoro sono piu' bravi delle donne e che spirito d'iniziativa e capacita' di controllo sono prerogative piu' maschili che femminili (10,7% e 25% contro percentuali che sfiorano a malapena il 5% negli altri gruppi.
Dalle risposte ai questionari emerge un dato di carattere generale sul contributo del compagno al menage familiare: nella scelta di collaborare gli uomini si mostrano estremamente selettivi. Quanto piu' e' dequalificata, rutinaria e priva di soddisfazioni e riscontri l'attivita' presa in considerazione, tanto minore e' il loro livello di partecipazione. ''Grateful'' e ''Temporary'' non delegano, o delegano meno ai mariti la gestione delle questioni burocratiche amministrative ed economiche sia ordinarie che straordinarie e possono al contempo contare in modo significativo sui partner per la cura dei figli. Se i compagni delle ''Grateful'' continuano a darsi abbastanza disponibili anche quando le mansioni diventano meno gratificanti, nel caso delle ''Temporary'' assistiamo ad una netta caduta della partecipazione del coniuge per quanto riguarda fare le pulizie o preparare i pasti. La condizione piu' corrispondente ad una visione tradizionale dei ruoli familiari sembrano tuttavia viverla le ''Tailored'': deresponsabilizzate riguardo alla gestione delle ''cose importanti'' a cui vengono delegati i mariti, si ritrovano abbastanza sole a dover pensare ai figli ed in misura ancora maggiore alla casa. La collaborazione del coniuge alla gestione della casa e della famiglia e' tendenzialmente bassa ma, comunque, differenziata a seconda delle varie attivita': il 48,2 per cento dei padri e' coinvolto molto o abbastanza nella cura dei figli - una percentuale che nel caso tanto delle occupate che delle casalinghe si attesta al 53%. Il livello di partecipazione si assottiglia quando si passa adaspetti che riguardano la gestione della casa (spesa 39%, cucinare 23%, pulizie 16%); in questo caso il vantaggio delle donne occupate e' superiore al 15% (hanno partner piu' collaborativi) mentre, ancor piu' delle casalinghe - che presentano dati perfettamente in media - risultano svantaggiate le donne disoccupate. Gli uomini tornano a mostrare un'elevata partecipazione per quanto riguarda aspetti che attengono alla gestione economico-finanziaria corrente o straordinaria. In questo caso sono le casalinghe in modo molto piu' significativo delle altre ad avere coniugi che se ne fanno carico molto/abbastanza. (Adnkronos 23-DIC.)
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