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 : La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini
Inviato da webmaster il 3/10/2006 0:10:00 (1255 letture)

Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne. Con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Una recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo . E tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche.

Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze? Oppure a un aumento delle denunce da parte delle donne?
Resta il fatto che esiste ormai un’opinione pubblica e un senso comune, che non tollera più queste manifestazioni estreme della sessualità e della prevaricazione maschile.
Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali sul territorio denuncia poi una situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti maschi, più inclini delle loro coetanee femmine a comportamenti violenti, individuali e di gruppo.

Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli uomini che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca approfondita sulle dinamiche della propria sessualità e sulla natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini.

La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda metà del secolo scorso ha cambiato radicalmente il mondo.
Sono mutate prima di tutto le nostre vite, le relazioni familiari, l’amicizia e l’amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli. Sono cambiate consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della nostra convivenza registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento.

L’affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si è esteso, con molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo.
La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo “scontro di civiltà” che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello “scontro di civiltà” può essere vinta solo con un “cambio di civiltà” fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli uomini e le donne.

Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini di continuità, osservando il permanere di un’antica attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi.
Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo della donna. Queste stesse tendenze sono però attualmente sottoposte a una critica sempre più vasta, soprattutto – ma non esclusivamente – da parte femminile

La recente cronaca italiana ci ha offerto alcuni casi drammatici, eclatanti che rivelano anche modi diversi di accanirsi sul corpo e sulla mente femminile.
Una ragazza incinta viene seppellita viva dall’amante, che non vuole affrontare il probabile scandalo. Un fratello insegue e uccide la sorella, rea di non aver obbedito al diktat matrimoniale della famiglia. Un immigrato pakistano uccide la figlia, aiutato da altri parenti maschi, perché non segue i costumi sessuali etnici e religiosi della comunità. In alcune città si susseguono episodi di stupro da parte di giovani immigrati ma anche di maschi italiani. Sono italiani gli stupratori di una ragazza lesbica a Torre del Lago. Italiano l’assassino che a Parma ha ucciso con otto coltellate la ex fidanzata, che perseguitava da qualche anno. Ultimo caso di una lunga scia di delitti commessi in questi ultimi anni in Italia da uomini contro le ex mogli o fidanzate, o contro compagne in procinto di lasciarli.

Il clamore e lo scandalo sono alti. In un contesto di insicurezza (in parte reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di continua emergenza e paura per le azioni del terrorismo di matrice islamica e per le contraddizioni prodotte dalla nuova dimensione dei flussi di immigrazione, nel dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata spesso riferita a culture e religioni diverse dalla nostra.
Molte voci però hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra società occidentale non è stata e non è a tutt’oggi immune da questo tipo di violenza. E’ anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza sessuale che viene dallo “straniero” risponda a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo stesso tipo di violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei comportamenti di noi maschi occidentali.
Si è parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli enti locali e dello stato nei processi per violenze contro le donne. Si è persino messo sotto accusa un ipotetico “silenzio del femminismo” di fronte alla moltiplicazione dei casi di violenza.

Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. In questi anni non sono mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno cercato di riflettere sulla crisi dell’ordine patriarcale.
Ma oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva.

La violenza è l’emergenza più drammatica.
Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche convocando nelle città manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale.
Siamo poi convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra loro ma riconducibili alla sempre più insopportabile resistenza con cui la parte maschile della società reagisce alla volontà che le donne hanno di decidere della propria vita, di significare e di agire la loro nuova libertà:

Il corpo femminile è negato con la violenza.
Ma viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio (come ha dimostrato il recente scandalo sulle prestazioni sessuali chieste da uomini di potere in cambio di apparizioni in programmi tv ecc.). Viene rimosso da ambiti decisivi per il potere: nella politica, nell’accademia, nell’informazione, nell’impresa.
Lo sguardo maschile – pensiamo anche alle organizzazioni sindacali – non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro.
Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.

Primi firmatari
Alberto Leiss, Marco Deriu, Stefano Ciccone, Jones Mannino, Massimo Michele Greco, Sandro Bellassai, Claudio Vedovati.

Adesioni
Davide Rossi, Umberto Varischio, Gianfranco Proietti, Luca Proietti, Giuseppe Colosi, Lino Giaccone, Diego Bortolameotti, Francesco Lauria, Beppe Pavan, Daniele Barbieri, Roberto Poggi, Massimiliano Luppino, Andrea Baglioni, Luigi Zoja, Fausto Perozzi, Alessio Surian, Gianluca Borghi, Mattia Toscani, Eugenio Caggiati, Marcello Acquarone, Attilio Mangano, Roberto Illario, Daniele Bouchard, Luciano Sartirana, Corrado Roncaglia,, Franco Toscani, Giacomo Mambriani, Marco Cazzaniga, Gianni Ferronato, Livio Dal Corso, Carlo Marchiori, Marco Sacco, Vanni Bertolini, Francesco Camattini, Luciano Marmocchia, Giuseppe De Nigris, Marco Cervino, Gianni Caligaris, Domenico Matarozzo, Sandro Mezzadra, Stefano Sarfati Nahmad, Alberto Moreni, Enrico Ottolini, Vittorio Cotesta, Alessandro Bosi, Franco Caldera, Ettore Lo Maglio Silvestri, Goffredo Fofi, Cesare Del Frate, Daniele Licheni, Nicola Sinopoli, Enrico Euli, Roberto Verdolini, Antonio D’Andrea, Silvano Cogo, Christian Carmosino, Sandro Coccoi, Giacomo Truffelli, Gianfausto De Dominicis, Michele Citoni, Franco Insalaco, Gigi Malaroda, Andrea Rigon, Nicola Negretti, Nicola Ricci, Mario Gritti, Gianfranco Neri, Osvaldo Pieroni, Andrea Lavagnoli, Antonio Cinquantini, Paolo Scatena, Antonio Canova, Michele Poli, Domenico Rizzo, Stefano Montali, Fernando Lelario, Alessio Miceli, Alessandro Quintino, Gabriele Galbiati, Renato Sebastiani, Giuliano Dalle Mura, Stefano Vinti, Pietro Craighero, Rino Genovese, Giampiero Bernard, Lorenzo Di Santo,// Davide Larizza, Tonino Soldo, Davide Fantazzina, Gianluca Ricciuto, Ubaldo Coccoli, Pierangiolo Berrettoni, Nicola Briguglio, Fabio Arras, Sergio Bellucci, Giorgio Gallo, Carlo Simionato, Gianfranco Iannuzzi, Marco Capovilla, Stefano Galieni, Enrico Peyretti, Stefano Dall’Agata, Andrea Cozzo, Antonio Versari, Saverio Aversa, Sandro Campanini, Gaetano Stella, Pasquale Voza, Luigi Dotti, Enzo Zampella, Claudio Calcaterra, Enzo Zampilla, Hamadi Zribi, Massimo Bucca, Giuliano Dolfi, Iacopo Venier, Marcello Gidoni, Gianguido Palumbo, Arcangelo Patone, Giuliano Ciampolini, Sergio Sinigaglia, Giuseppe Reitano, Luca Baccelli, Alberto Burgio, Franco Brughiera, Fernando Giarrusso, Danilo Bruno, Vito Dileo, Giovanni Papa, Sergio Benassai, Fabio Visentin, Claudio Berlengiero, Oscar Agostani, Lino Balza, Mauro Castagnaro, Pasquale D’Andretta, Mauro Traverso, Fausto Concer, Fabio Amodio, Marco Trotta, Giorgio Guelmani, Enio Sartori, Lapo Casetti, Amedeo Di Gregorio, Michele Grandolfo, Mario Bucci, Alberto Picchio, Salvatore Tassinari, Ennio Cirnigliano, Giulio Petrilli, Flavio Attolini, Sergio Manduchi, Ico Gasparri, Lorenzo Bigini, Paolo Buffoni, Alfredo Simone, Roberto Abbati, Peppino Coscione, Giuliano Giuliani, Orazio Leggiero, Giacomo Lanza, Franco Masini, Aldo Tortorella, Paolo Serra, Aldo Tarascio, Gianni Giovanetti, Paolo Bosi, Federico La Sala, Gianni Pelosi, Nicola Triggiani, Fabio Cittolini Morassutti, Stefano Melandri, Michele Lalla, Cesare Parstarini, Bruno Pizzica, Andrea Ricci, Toti Domina, Lucius F.Schlinger, Simone Paoletti, Massimiliano Androni, Fiorello Ghiretti, Andrea Dotti, Francesco Scalari, Lorenzo Buratti, Davide Carmarino, Roberto Zanzucchi, Luca Dotti, Marino Muratore, Pasquale Casentino, Giovanni Mottura, Antonello Schiavone, Andrea Bagni, Luca Vetrice, Gad Lerner, Giacomo Marramao, Nanni Balestrini, Aluisi Tosolini, Giuseppe Cotturri, Federico Bergonzi, Pietro Orsatti, Francesco Casaretti, Mario Attorre, Rosario Nicchitta, Augusto Colombo, Luciano Devescovi, Piero P. Giorgi, Virgilio Merola, Cirus Rinaldi, Franco Fuselli, Fausto Piazza, Franco Giordano, Edoardo Trotta, Giancarlo Colombo, Robertino Barbieri, Massimo Quinzi, Andrea Ciantar, Gianni Piffari, Italo Porcile, David Muñoz G., Ass. Aspettare Stanca, Maschile Plurale, Il Cerchio degli uomini, Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute – Milano, Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute – Alessandria, Centro Studi GLTQ –Dipartimento P. O. Italia dei Valori - Sergio Pontiggia Sociologo del Lavoro, esperto in Mobbing - Leader La Ruota dei Pensionati-
Alessandro Milani-
(231)
per adesioni: appellouomini@libero.it Sito web: http://www.donnealtri.it

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 : VIOLENZA SESSUALE:DONNE POCO TUTELATE, PENE PIU' SEVERE LE CHIEDONO I CITTADINI; INDAGINE SWG-TELEFONO ROSA
Inviato da webmaster il 1/10/2006 0:10:00 (630 letture)

ROMA, 28
set - La legge e le istituzioni non tutelano a sufficienza chi subisce una violenza sessuale: e'
questa l'opinione degli italiani, secondo quanto emerge da un'indagine di Publica Res-Swg
per conto di telefono Rosa. Per la maggioranza, inoltre, la violenza sulle donne e' una
vera piaga sociale che richiede come risposta una maggiore severita' e un maggiore controllo
del territorio. Ancora piu' dure le donne che navigano su Internet, che chiedono pene molto
severe, fino alla castrazione chimica, per i recidivi.
NON TUTELATE - Le istituzioni, secondo il 75% del campione intervistato, non tutelano
sufficientemente le donne che subiscono violenze sessuali. L'universo femminile non si sente
aiutato e sostenuto, ne' dal punto di vista legislativo ne' dalla vicinanza delle istituzioni.
Le donne esprimono con forza questo senso di lontananza delle istituzioni: una critica
che trova concordi anche il 71% degli uomini e si radicalizza nel segmento dei 35-54enni (79%).
Nel 25% di chi ritiene adeguate le forme di tutela delle donne in caso di violenza, troviamo i piu'
giovani e chi possiede una scolarizzazione piu' alta.
PIAGA SOCIALE - La violenza sulle donne e' una piaga sociale, secondo la maggior parte
degli intervistati (84%). Una percezione espressa con forza specie dalle donne. C'e' tuttavia
un segmento minoritario, il 16%, che non ritiene questa violenza un aspetto cosi' grave per la
societa' in cui viviamo.
LE CAUSE: LA PSICHE O L'AMBIENTE - Perche' un uomo commette violenza sessuale?
Secondo gli intervistati due sono le possibili origini: il 46% indica i disturbi psicologici gravi,
il 31% (piu' uomini che donne) la crescita in un ambiente violento. I piu' giovani, inoltre,
riconoscono nella violenza un tentativo da parte dell'uomo di affermare la propria
superiorita' sulla donna, mentre chi ha una scolarita' piu' bassa e le donne con un eta' superiore
ai 54 anni, indicano anche nella cattiveria una delle probabili cause.

PIU' SEVERITA' - Piu' duri con chi commette una violenza: lo chiede la maggioranza degli
intervistati. Il 34% auspica pene piu' severe (una domanda che cresce con l'aumentare dell'eta' ed
e' espressa con forza dalle donne). Un ulteriore 17% e' ancora piu' radicale e punta sulla
castrazione chimica dei recidivi (su queste posizioni troviamo soprattutto i giovani). Ma il problema
della violenza non si risolve solo con le pene: non a caso il 13% del campione auspica maggiori
controlli del territorio da parte della polizia, lo sviluppo di campagne di sensibilizzazione dell'opinione
pubblica (12%) e la creazione di strutture e centri antiviolenza (10%).
LE INTERNAUTE -
Radicali, ipercritiche, dure: sono le donne che navigano sul web. Il 92% di loro avverte la violenza come
piaga sociale, rispetto all'86% del campione nazionale. La percezione di una inadeguata protezione e
tutela da parte di legge e istituzioni e' affermato dal 90% delle internaute contro il 79% del campione
nazionale. Dal mondo delle donne in rete arriva anche la richiesta di maggiore severita' nelle pene,
con ben il 29% che invoca la castrazione chimica dei recidivi, ben piu' del 17% del campione nazionale.

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 : DONNE. POLLASTRINI: SE PAESE NON LE TUTELA E' FUORI DA EUROPA
Inviato da webmaster il 27/9/2006 0:10:00 (626 letture)

APRIREMO TAVOLO PERMANENTE CON ASSOCIAZIONI.

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 : FRANCIA/ ROYAL: CONTRO ME ATTACCHI MISOGINI, MA HO I NERVI SALDI
Inviato da webmaster il 14/9/2006 0:10:00 (615 letture)

"Nessun uomo con la mia carriera sarebbe stato tanto contestato"

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 : PALERMO: GRUPPO 'EMILY' PROMUOVE CORSO FORMAZIONE POLITICA
Inviato da webmaster il 12/9/2006 0:10:00 (673 letture)

INIZIERA' IL PROSSIMO 6 OTTOBRE

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