Acido, bimbo subito tolto alla madreIl padre di Martina: «Mostruoso»
il figlio della «coppia dell’acido»
Milano, 15 agosto 2015 - 16:45
«Martina non ha più occhi per piangere, qui si ledono i diritti delle donne. Ma come si fa ad allontanare un figlio dalla propria madre senza neanche farglielo allattare, dopo averlo cresciuto per nove mesi in pancia? Questa per lei potrebbe essere una rinascita, invece è una crudeltà atroce». Al papà di Martina Levato, Vincenzo, con la moglie Maria, è stato concesso di incontrare brevemente il nipotino nato dopo la mezzanotte di sabato 15 agosto. Solo a loro. Perché il pm di turno, Annamaria Fiorillo, ha disposto di evitare ogni contatto tra il neonato e la madre, in attesa della decisione del Tribunale per i minorenni chiamato a scegliere il destino che più tutela il piccolo. «I giudici dovrebbero prendersi tempo prima di decidere, magari vedere che tipo di relazione si instaura tra Martina e suo figlio - dice ancora Vincenzo Levato - . Non so come farò a tornare dai miei studenti a settembre, parlare di diritti. Quando vivo sulla mia pelle diritti che sono violati, stanotte e in questi mesi, con un processo che è stato in gran parte mediatico».
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Alex e Martina incinta in aulaAlex e Martina incinta in aula
Alex e Martina incinta in aula
Alex e Martina incinta in aula
Alex e Martina incinta in aula
Alex e Martina incinta in aula
Già condannati in primo grado a 14 anni di carcere per aver sfregiato con l’acido Pietro Barbini, la Levato e l’amante Alexander Boettcher - con il presunto complice Andrea Magnani – a settembre affronteranno nuove udienze per le altre aggressioni che l’accusa, dopo approfondite indagini coordinate dal pm Marcello Musso, imputa loro. «Ma ora si pensi anche al bene del bambino - dice ancora Vincenzo Levato- . Martina ha una famiglia solida alle spalle. Noi lotteremo, vogliamo che nostra figlia cresca il suo bimbo con tutto il nostro appoggio». Era stato proprio Musso, che pure si era opposto con forza alla richiesta di arresti domiciliari per la ragazza, a richiedere «le cure migliori possibili» in vista del parto e a prevedere per lei e per il piccolo, in attesa della decisione del Tribunale per i minorenni, il trasferimento all’Icam, l’istituto a custodia attenuata riservato alle donne con figli fino ai sei anni d’età. L’indicazione del pm per i minori, pur provvisoria e di prassi, ha colto anche lui di sorpresa. Per il piccolo, ora, ci sono tre opzioni. Se starà con i familiari (la mamma o i nonni), crescerà con entrambi i genitori in carcere, condannati (in primo grado) per un reato che in qualche modo lo riguarda, visto che proprio la gravidanza, secondo le ricostruzioni, aveva innescato quella che i giudici definiscono «la lunga saga di purificazione il cui ispiratore è Boettcher».
Disperata anche la nonna paterna, Patrizia Ravasi. «Allontanare il bimbo è stato andare contro quanto previsto da Musso, che con spirito d’umanità per Martina e il bambino aveva predisposto un passaggio senza traumi, dall’ospedale all’Icam, in attesa della decisione finale del Tribunale per i minorenni», dice Ravasi. Ad Alex il permesso speciale per assistere alla nascita del figlio è stato negato, avrà saputo le notizie dal carcere. «Ho paura che pensi a gesti estremi, voglio mandargli un messaggio, dirgli di essere forte, che fuori lavoriamo per lui. Pensi che da oggi è diventato padre e ha precise responsabilità».
15 agosto 2015 | 16:45
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