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CdT.ch - Primo Piano - Prostituzione: Hollywood vs Amnesty

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

La scelta di AI della depenalizzazione totale divide chi difende i diritti delle donne: faccia a faccia tra Pepita Vera Conforti e Francesca Rigotti - DÌ LA TUA

Hollywood contro Amnesty International (AI). Uno scontro così sa di fantascienza. È noto che la mecca del cinema sta tradizionalmente dalla parte di tutte le battaglie per i diritti umani promosse dalle più svariate ONG, dalla difesa del Tibet a quella delle foche. Eppure, qualche giorno fa, si è consumato uno strappo tra la potente lobby delle attrici di Hollywood e il celeberrimo movimento nato per lottare contro la tortura e gli abusi sugli esseri umani. Oggetto del contendere la decisione di AI del 14 agosto di approvare la depenalizzazione totale della prostituzione. Questo, sostiene Amnesty, è l'unico modo per tutelare i diritti umani di quanti offrono sesso a pagamento. Se la prostituzione è un reato, dicono quelli di AI, le donne che la praticano subiscono continue discriminazioni e/o violenze. Niente affatto, obiettano - fra le altre star - Meryl Streep, Kate Winslet e Anne Hathaway: questa è un'iniziativa che chiede di depenalizzare anche «i protettori, i proprietari di case chiuse e chi compra sesso (...), è uno schiaffo alle sopravvissute agli abusi». Anche lontano dalle luci della ribalta, la polemica divide gli animi. Persino tra le donne delle sezioni svizzere di AI, la decisione non sempre è stata accettata di buon grado. Ne parliamo con due indubitabili paladine dei diritti delle donne attive in Ticino: Pepita Vera Conforti (presidente Commissione consultiva per le pari opportunità), favorevole alla posizione di AI, e Francesca Rigotti (filosofa e docente all'USI), contraria.

Pepita Vera Conforti, condivide la posizione di AI sulla prostituzione?

«Sono completamente d'accordo. Il problema non è la pratica della prostituzione, ma le condizioni in cui la prostituzione si pratica, e in particolare tutti i meccanismi di sfruttamento che vengono a operarsi in quegli ambiti che spesso sono ancora tra il chiaro e lo scuro. Come l'esercizio della prostituzione, appunto. Il fatto è che ci si deve arrendere alla prova dei fatti. Il proibizionismo svedese non ha portato a migliori risultati. La Svezia è il Paese che ha tentato la via del divieto ispirandosi ad una visione di scuola femminista e di altre realtà, come quelle attive nel Parlamento europeo e favorevoli al proibizionismo. Di fatto, però, questa soluzione genera una migrazione verso altri Paesi dei clienti che varcano le frontiere per andare a comprare sesso altrove. Tutto questo rischia di mettere le donne in una condizione di precarietà. Proibire, insomma, non risolve il problema».

Francesca Rigotti, e lei cosa ne pensa?

«In linea di principio io sono favorevole al ''modello nordico'', cioè alla penalizzazione di sfruttatori e clienti. Tuttavia non trovo eticamente sostenibile nemmeno la presenza delle case chiuse o bordelli, come in Germania, perché vi viene legalizzato lo sfruttamento del corpo femminile, in alcuni casi anche maschile, per soddisfare il godimento maschile, come se il mondo ruotasse intorno alla soddisfazione degli esseri umani di sesso maschile, quali che siano le loro preferenze sessuali (poi sappiamo anche che esistono prostituti che si vendono a caro prezzo alle signore, ma anche lì la storia non cambia molto). E poi, come la metteremo con la prostituzione minorile? Depenalizzeremo anche quella?»

Leggi il testo completo delle interviste e visualizza il grafico che rappresenta il trattamento legale della prostituzione nel mondo nella pagina di Primo PIano.

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