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LETTERA “Cos’è una molestia?” Gli uomini lo sanno

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Gentile Beppe Severgnini, In una giornata in cui il Corriere offre generosamente il suo sito al “Manifesto per la salvezza-hall of it” leggo con stupore Italians di Beppe Severgnini, giornalista che ho seguito da anni, apprezzandolo per la sua sagacia e ironia. A cominciare dal titolo. “Cos’è una molestia? Le donne lo sanno” Forse gli uomini lo sanno. Le donne da sempre si chiedono cosa avranno fatto per aprire la strada a quelle parole, a quelle carezze, a quegli atteggiamenti, a quelle opache pressioni. Sempre con un vago senso di colpa: troppo belle, troppo vistose, troppo aperte, troppo disponibili? In che senso? Che disagio! E sempre a scusarsi, a schernirsi o al contrario a rivendicare con forza la libertà di essere se stesse e di vestirsi senza essere fraintese. Che cosa è adeguato, cosa è sbagliato? Perché paragonare una minigonna alle mutande? Se siamo pari o addirittura il capo posso mostrare le gambe ? E fare ironia senza conseguenze perché sono altrettanto forte? L’inchiesta in ambito accademico apre una breccia delle molestie su particolari luoghi di potere e di lavoro, dove nessun talento e capacità possono veramente, perché sono mondi cooptativi, dove basta una mossa sbagliata per essere fatte fuori o non fare carriera. Un ricatto, non solo un complimento o addirittura una molestia. Sono Presidente nazionale del Soroptimist International d’Italia, ma scrivo assolutamente a titolo personale. Molti anni fa per evitare le pressioni di un mio caporedattore decisi di auto licenziarmi in silenzio, senza denunce, né polemiche, né recriminazioni. Altri tempi. Mi sono sempre chiesta cosa avrei fatto se fossi stata meno giovane e inesperta. Poi la mia vita professionale è andata benissimo in un’altra direzione, la mia carriera di giornalista troncata (forse meglio così, anche se ho sempre avuto un leggero rimpianto) e ho deciso di dedicare il mio tempo ai diritti delle donne e a lavorare volontariamente perché nessuna più dovesse trovarsi a essere ricattata. Un tema importante che non deve vederci ragionare sui commenti accettabili o meno, al di là del gradimento. La molestia non “sta nella mente di chi parla e nel cuore di chi ascolta”, Il commento “non è affettuoso o disgustoso”. E ’solo imbarazzante, sempre, e non opportuno e adeguato nei luoghi di lavoro. “Tastavi il terreno? “Scherzavi?”. Ma di cosa stiamo parlando? Sinceramente non m’interessa chi sia disponibile o meno, chi ci prova o no, chi fa carriera o meno, né come lo fa. Mi piacerebbe vivere in una società democratica dove separare il professionale dal privato sia dirimente e i complimenti siano dedicati al merito, alla capacità, al talento degli uomini e delle donne senza subdole allusioni. E mi piacerebbe vivere in un Paese dove la stampa sia attenta al linguaggio e a non consolidare o giustificare stereotipi culturali e a reiterare modelli consolidati: l’uomo cacciatore e la donna preda, consenziente o meno. Abbiamo bisogno di Ambassador (uomini) che sappiano parlare alla società, mentre noi spesso e da tanto parliamo solo fra donne. Trasparenti, invisibili, non ascoltate. Poi è arrivato il Covid che ha mostrato tutte le fragilità. Il ritardo della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e il ritardo degli uomini al lavoro di cura. Lavoriamo ogni giorno perché le donne siano inserite nei posti decisionali per fare massa critica, per incidere con un’ottica di genere per evitare asimmetrie. Una società attenta all’uguaglianza di genere, inclusiva anche nel mondo del lavoro è una società in crescita e i media nella loro narrazione hanno una grande responsabilità nella tutela di questi principi ex ante. Tutto questo ha un grandissimo impatto e considerare “una malattia “chi ha quest’atteggiamento mi ricorda “il delirio” di gelosia dell’assassino di Brescia, assolto per ora dalla magistratura. Le parole sono importanti e nessuno come un giornalista esperto e potente sa usarle al meglio. Ci aiuta? Io ci conto.

Mariolina Coppola, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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