Diritto all’aborto, movimenti in piazza Pd e Popolo della famiglia si sfidano a colpi di proposte di legge
DOMANI manifestazioni ad Ancona, Ascoli e San Benedetto. I dem presentano un documento per potenziare i consultori delle Marche e applicare le linee guida ministeriali sulla pillola abortiva. Mentre il partito di Adinolfi chiede «una più rigorosa applicazione della legge 194» e di «aumentare la natalità»
di Federica Nardi
I movimenti che difendono il diritto all’aborto scendono in piazza domani. E se da un lato c’è la società civile che protesta contro la linea regionale che ha rifiutato le linee guida del ministero che aprono alla possibilità per i consultori di somministrare la pillola abortiva, dall’altro imperversa l’agone politico. A colpi, questa volta, di proposte di legge.
Gli appuntamenti nelle Marche sono almeno tre domani. Il principale, per varietà di adesioni, sarà quello di Ancona alle 16,30 in piazza Roma. Hanno aderito parte della Cgil, il Pd, Italia Viva e i movimenti che si sono riuniti sotto il cappello di “Molto più che 194”, con il riferimento alla legge che in Italia garantisce il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Le altre piazze di domani saranno quelle di Ascoli (piazza del Popolo alle 15) e di San Benedetto (piazza Giorgini, sempre alle 15).
Nel frattempo il Pd ha lanciato, con i Giovani Democratici, una raccolta firme su change.org che ha già superato le 8mila adesioni. E contestualmente il gruppo assembleare ha delineato una proposta di legge regionale per potenziare i consultori. La prima firmataria è la consigliera regionale Manuela Bora. La proposta nasce, spiegano i dem, «per la riorganizzazione funzionale dei consultori familiari in quattro aree di intervento: Nascita-Infanzia, Preadolescenti-Adolescenti-Giovani, Salute Donna, Benessere Coppia-Famiglia. Tra le azioni previste figurano la somministrazione della pillola Ru486 ai fini dell’interruzione volontaria della gravidanza in maniera farmacologica, l’incremento del personale professionale e specializzato all’interno delle strutture, il potenziamento sia dell’assistenza psicologica per problemi individuali e di coppia, sia dell’educazione rivolta ai giovani per la maternità e paternità responsabile».
Sempre domani mattina il Popolo della famiglia presenterà la sua proposta di legge durante una conferenza Zoom con, tra gli altri, Mario Adinolfi e di Roberto Festa: il medico del Centro per la vita di Loreto e autore del gesto intimidatorio proprio nei confronti di Bora, alla quale ha consegnato un migliaio di pannolini (uno per ogni aborto accertato nel 2020), sostenendo che chi difende il diritto all’aborto “ha le mani che grondano sangue innocente” e coinvolgendo nell’azione il figlio di 8 anni. I contenuti della proposta di legge regionale, che viene presentata come “a favore della vita e della natalità”, saranno svelati domani, anche se il Popolo della famiglia anticipa che si tratta di «una più rigorosa applicazione della legge 194» e «aumentare la natalità».
Al di là delle parti politiche resta fermo l’intento della società civile e dei movimenti per i diritti, che si schierano a favore delle donne e della loro libertà di scelta. Una lotta che non nasce solo sotto il governo regionale di centrodestra. Il dibattito in Consiglio regionale, a causa delle dichiarazioni choc del capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli che ha messo in mezzo alla questione aborto anche la sostituzione etnica e la bassa natalità, ha di sicuro riacceso il dibattito. Così come l’apertura dichiarata dagli assessori ai movimenti pro life nei consultori.
Ma la Regione, nei fatti, si è limitata a rafforzare uno status quo che già rendeva difficile l’esercizio del diritto anche sotto i governi di centrosinistra (in alcuni casi con gli stessi rappresentanti che, nel gioco delle parti, oggi dall’opposizione si innalzano a difensori della scelta delle donne). Come ricorda Non una di meno Macerata nella nota che annuncia la manifestazione di domani, «si potrebbe cadere nell’errore di considerarle emergenze, minacce imminenti, ma noi abbiamo buona memoria e nessuna indulgenza. Noi non dimentichiamo gli anni di mala gestione delle strutture pubbliche e dei consultori da parte di giunte di centrosinistra che hanno tollerato e normalizzato tassi di obiezione di coscienza massiccia (dall’80% del maceratese e degli ospedali di Fano e Civitanova al 100% di Fermo e Jesi). Noi non dimentichiamo che la somministrazione della pillola abortiva Ru486, di fatto, non ha mai davvero preso piede se non in tre strutture: San Benedetto, Urbino e Senigallia. Non dimentichiamo che solo il 6% delle interruzioni di gravidanza, nelle Marche, avviene con metodo farmacologico e la lettura di questo dato si aggrava nell’attuale contesto pandemico. Non dimentichiamo i consultori pubblici chiusi, la metastasi delle strutture private e dei movimenti pro-life». E per questo, proseguono, «rivendichiamo la costruzione di un percorso dal basso, basato sulle buone pratiche femministe, portato avanti dalle realtà collettive che sono sui territori, che li vivono, attraversano e presidiano. Non accetteremo un ritorno allo status quo precedente».