SEBBEN CHE SIAM PRECARIE: 8 MARZO DELLE GIORNALISTE
SEBBEN CHE SIAM PRECARIE
8 marzo: Stampa Romana dedica la giornata alle giornaliste
alla loro vita, alla loro carriera.
Nel 1978 eravamo in 721 oggi siamo in 6 mila 818. Che le donne in redazione siano aumentate, è evidente. Che ci mettano più tempo dei colleghi uomini a guadagnare la scrivania, lo è meno. Anche se la diffusione del precariato lungo, sempre più dilatato nel tempo in questa fase accomuna tutti e riguarda la professione e il lavoro in sé. Diventare giornalisti con un contratto a tempo indeterminato, quando accade, a 35 o 40 anni rappresenta però per le donne un problema in più: ad un certo punto devono scegliere, insistere o fermarsi per metter su famiglia.
Agli ultimi esami per giornalista le donne erano in maggioranza seppur lieve. Dei nuovi iscritti all'Inpgi nel 2008 i professionisti donne sono 139, uomini 128. Tra i praticanti 198 sono donne e 179 sono uomini. Quanto ai pubblicisti le donne sono 222 contro i 243 uomini. Età media 31 anni per le professioniste e 30 per le praticanti. Per le ultimissime 5 praticanti iscritte a Roma, l'età media è un po' più alta. I tempi si allungano e le cifre dell'Inpgi non rivelano se gli iscritti siano precari o no.
CARRIERA, O CARA
Ci si può rallegrare per i nuovi ingressi femminili nel club dei direttori o nella filiera dei capi redattori. Ma i numeri complessivi non cambiano molto. Le donne, la carriera non la fanno o la fanno poco; da quando poi è sparita la qualifica di inviato, anche la scelta della scrittura può dare, con fatica, soddisfazione ma non aumenta la retribuzione. Che resta nella media, soprattutto per le scarse qualifiche, nettamente più bassa di quella dei colleghi uomini.
I quotidiani, secondo i dati INPGI di dicembre 2008, sono ancora il regno incontrastato dei giornalismo al maschile: le donne rappresentano solo il 27,56% del totale ma nelle posizione di vertice la loro percentuale scende drasticamente al 6,3%. Per non parlare delle 5 direttore che se la vedono con i 113 direttori.
La situazione si riequilibra un po' nei periodici dove le componenti si pareggiano ma non nelle qualifiche visto che le direttore sono la metà dei colleghi maschi, al pari dei rispettivi vice.
In complesso le giornaliste sono il 37,50% del totale e guadagnano nella media il 20% di meno dei loro colleghi. Al vertice arriva l'11,7%.
IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE
Il tempo della pensione arriva per tutti, uomini e donne. Come pure il rischio del prepensionamento selvaggio che fa giustizia di ogni dibattito sulla riforma previdenziale. I dati dell'Inpgi svelano in ogni caso che tutto il gran parlare che si fa dell'età pensionabile delle donne non ha senso visto che l'età media dei giornalisti in pensione di anzianità non varia molto fra uomini e donne, 64 per i primi e 62 per le seconde. La differenza più significativa è quella sul rateo medio, 74. 240 per i primi e 54. 581 euro per le seconde, che sono comunque solo 78. Più numerose, 562 le giornaliste in pensione di vecchiaia che di soldi ne prendono 44.780 euro l'anno (61.600 euro gli uomini). Del resto meno percepisci nel lavoro, meno percepisci con la pensione.
GIORNALISMO, CHE PASSIONE
C'è da chiedersi a questo punto perché le donne continuino ad insistere nel voler fare le giornaliste.
Perché siano sempre più numerose quelle che si sobbarcano anni di stage, contratti a termine, lavori volanti per arrivare al sospirato posto dietro al computer, al microfono della radio o della Tv. Nelle ultimi tre esami di Stato, che già è per molte un traguardo anche se non assicura il posto di lavoro, le donne erano in maggioranza. A Milano, dove prevale non solo la moda ma anche la finanza, c'è la componente femminile più numerosa degli iscritti all'ordine, il 40,72%. La più bassa, ma sono anche bassi i numeri, è a Firenze, poco più del 7%. Tra i praticanti iscritti le percentuali però cambiano e le donne superano abbondantemente il 50% sia a Roma che a Milano. A Firenze sono quasi il 38%.
INFO: http://www.stamparomana.it/