IRAQ, BAMBINE SPOSE A 9 ANNI
Iraq, bambine spose a 9 anni
di Giuliana Sgrena
Accade nella democratica Bagdad: Un crimine contro l'umanità» lo definisce Hanaa Edwar, perché nega alle bambine di vivere la loro infanzia.
«Un crimine contro l'umanità» l'ha definito Hanaa Edwar, una donna da sempre impegnata nella difesa dei diritti umani in Iraq. Hanaa si riferisce al disegno di legge, approvato dal governo iracheno il 25 febbraio scorso e che ora dovrà passare al vaglio del parlamento, che vuole abbassare l'età legale del matrimonio a 9 anni, naturalmente la misura riguarderà le bambine. Che sarebbero private «del diritto a vivere un'infanzia normale», sottolinea ancora Hanaa. Attualmente in Iraq l'età del matrimonio è fissata a 18 anni, che può scendere a 15 con l'approvazione di un tutore.
Il disegno di legge è stato proposto dal ministro della giustizia Hassan al Shimari, esponente di Fadhila (Partito della virtù islamica) un partito islamista nato da una scissione del movimento sciita radicale di Muqtada al Sadr. Il decreto che si richiama alla sharia (legge coranica) afferma che le ragazze raggiungono la pubertà a 9 anni (come se fosse definibile un'età uguale per tutte!) e le considera perciò pronte al matrimonio, obbligando delle bambine a sottostare ai capricci sessuali di uomini spesso molto più grandi loro. Sono purtroppo note le tragedie delle spose bambine in Yemen.
Finora la legislazione irachena per quanto riguarda il codice di famiglia è considerata una delle più progressiste del mondo arabo ma dall'arrivo al potere dei partiti religiosi sciiti dopo la caduta di Saddam nel 2003, la situazione sta peggiorando soprattutto dal punto di vista dei diritti delle donne.
Contro il disegno di legge ha protestato anche il rappresentante delle Nazioni unite in Iraq, Nickolay Mladenov, il quale ha affermato che la legge mette a rischio "i diritti delle donne garantiti dalla costituzione e dagli accordi internazionali."
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