GLIFOSATO, DALL’EUROPA AGLI STATI UNITI, LA COSTANTE DIATRIBA E I DANNI ALLA SALUTE
Nuovo capitolo di un’infinita diatriba a cavallo tra scienza, politica, giustizia ed economia. Roundup, l’erbicida non selettivo a base di glifosato commercializzato da Bayer (ex Monsanto), è tornato al centro delle polemiche per la concomitanza di due eventi accaduti sulle sponde opposte dell’oceano Atlantico: negli Stati Uniti in seguito alla pronuncia di un tribunale, in Europa per l’imminente avvio della procedura per il rinnovo dell’autorizzazioneal commercio, dato che quella attuale scadrà nel dicembre 2022.
Ma procediamo con ordine. La prima notizia finita agli onori della cronaca è del 19 marzo, quando il tribunale californiano di San Francisco si è pronunciato sostenendo che l’erbicida Roundup – e dunque il glifosato – sia tra i fattori determinanti per lo sviluppo di un tumore (un linfoma non-Hodgkin) in un uomo che per oltre 20 anni era stato in contatto con la sostanza. La sentenza, tra l’altro, ha un importante precedente: nell’ottobre 2018, per un caso del tutto analogo, la multinazionale farmaceutica e dei fitofarmaci era stata condannata a risarcire un ex giardiniere per quasi 80 milioni di dollari, sempre per un linfoma che sarebbe stato causato dall’uso prolungato del glifosato per oltre un trentennio. Le due sentente sono significative perché, viste le oltre 11mila denunce per casi simili già finite agli atti, per Bayer si profila lo spettro di una class action.
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