CINESI SCHIAVE A MILANO: 18 ORE AL GIORNO DI LAVORO NERO, DENUNCIA ALLA PROCURA
CINESI SFRUTTATE: DONNE COMUNITA',TROPPO POCHI 800 EURO
STUPORE NELLA CHINATOWN MILANESE, MA SOLO PER IL SALARIO BASSO
(di Fabrizio Cassinelli) (ANSA) - MILANO, 9 SET - C'e' stupore nel quartiere cinese di Milano per la vicenda delle due cinesi che hanno denunciato in Procura di essere sfruttate quasi come schiave, con giornate lavorative da 18 ore per 800 euro al mese. Ma la sorpresa riguarda solo lo stipendio, troppo basso, dato che le tante ore di lavoro, nella comunita' cinese sono la norma. Il lavoro nero, a chinatown, e' una regola, e in citta' e nell'hinterland si contano molte decine di ''laboratori'', scantinati in cui le luci sono sempre accese, e dove si lavora, su turni, a ciclo continuo, dalla sera alla mattina. ''E' vero che si lavora in media sulle 16 ore al giorno spesso dormendo e mangiando in qualche cantuccio - spiega una ristoratrice che prime di diventare imprenditrice in regola e' stata a sua volta 'operaia' - ma questa e' un'abitudine cinese, non viene considerata una anomalia. La vita nelle campagne, in Cina, e' ancora piu' dura perche' non c'e' nemmeno da mangiare. Qui poi si guadagna tantissimo. Chi lavora 16 ore al giorno, se e' un bravo tagliatore di pellami o un abile cucitore, arriva a guadagnare piu' di 2 mila euro al mese''. ''Le denunce di sfruttamento del lavoro sono molto rare - conferma un investigatore dell'Arma - proprio perche' questo trattamento lavorativo non viene considerato vergognoso. Cosi' si denuncia solo quando il datore di lavoro non rispetta i patti o sottopaga le persone o e' violento''. ''Il problema non si puo' pero' circoscrivere solo alla comunita' cinese - afferma un'operatrice di un'associazione italo-cinese del quartiere Sarpi - perche' altrimenti si rischia di ghettizzare un'etnia. In nero, e per di piu' sottopagati, lavorano anche la meta' dei lavoratori edili, e non sono cinesi. E poi non dimentichiamo che questi laboratori non producono solo per gli ambulanti, come qualcuno vorrebbe far credere, ma per commesse di grandi aziende, marchi prestigiosi e italiani''. Le indagini hanno piu' volte dimostrato, nel corso di varie inchieste, i legami tra i contoterzisti cinesi, specialmente al sud, la camorra e i prodotti destinati alle grandi griffe. ''Il carico di un furgoncino di quelli che vedete stipare fino all' inverosimile nelle chinatown - spiega un investigatore - puo' costare 3-5 mila euro, ma una volta applicate etichette e marchi, il valore lievita fino a dieci volte tanto''. I cinesi, pero' (che scelgono volontariamente di lavorare in nero per sfruttare al massimo la 'paga') hanno un obiettivo chiaro. Saldare, in due-tre anni, il debito delle famiglie che hanno anticipato i soldi del loro costoso viaggio fino in Europa, e inviare i guadagni in Cina dove quelle migliaia di euro, faticosamente guadagnate ma esentasse, risollevano dalla poverta' tutto il clan familiare.(ANSA 9-SET-10 )