TANTI NO A QUESTO FEDERALISMO, STOP DI NAPOLITANO
Da Quirinale stop a governo, Lega getta acqua su fuoco
Per presidente Repubblica decreto su fisco municipale e' irricevibile
Napolitano bacchetta Berlusconi per modalita' convocazione Cdm straordinario di ieri. Centrodestra non drammatizza. Calderoli avvisa: Possibile ricorso a fiducia, testo non modificabile Roma.
Con una mossa che accende subito il dibattito politico, il capo dello Stato comunica che non firma - almeno per ora - il decreto sul federalismo fiscale municipale approvato ieri sera dal governo. Una nota del Quirinale riferisce che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi "in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformita' dagli orientamenti parlamentari". La lettura data dal Quirinale del "pareggio" di ieri in commissione bicamerale (dove il parere favorevole della maggioranza al decreto non e' passato, vista l'assoluta equivalenza numerica - 15 voti a 15 - tra centrodestra e opposizioni) differisce da quella della coalizione di governo: non si e' trattato di un "non parere" bensi' di una bocciatura, alla luce dei regolamenti parlamentari e di quello della Bicamerale. Come Napolitano rimarca nella lettera inviata al premier. Bacchettato dal capo dello Stato anche per le modalita' con cui l'esecutivo ieri ha deciso di approvare definitivamente il decreto: "Non giova a un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del governo senza la fissazione dell'ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull'intendimento di procedere all'approvazione definitiva del decreto legislativo". Date queste premesse, Napolitano "ha comunicato al presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimita' di un provvedimento di cosi' grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal governo". Le opposizioni esultano per la scelta del Quirinale e ne traggono conseguenze estreme, dallo stop definitivo al decreto alla necessita' che il governo "vada a casa". Il governo, invece, incassato con ostentato fair-play lo stop al decreto, avverte che il raggiungimento del traguardo e' solo differito di una quindicina di giorni. Significativamente e' la Lega, che piu' aveva caricato di valenza politica generale - fino a evocare le elezioni anticipate in caso di bocciatura - il voto della Bicamerale, a gettare acqua sul fuoco. Il ministro Roberto Calderoli, regista delle trattative sul decreto con opposizioni ed enti locali per conto del governo, conferma le parole di stima per Napolitano, "al di sopra di ogni sospetto" dopo l'elogio del federalista Carlo Cattaneo fatto a Bergamo. Certo, ammette Calderoli, Napolitano da' del voto in Bicamerale un'interpretazione diversa da quella della Lega e del governo. Ma poco o nulla cambia, si tratta solo di allungare il cammino del decreto di una quindicina di giorni. Se serve, preannuncia Calderoli, il governo porra' la fiducia sul testo. Dunque il decreto non cambiera'. Ieri la scelta dell'esecutivo - convocare a tamburo battente il Cdm e approvare definitivamente il testo dopo il passo falso in Bicamerale - era stata aspramente contestata dalle opposizioni. Che oggi hanno buon gioco a fare leva sulla decisione del Colle - anche alla luce della lettera puntuta con cui e' stata formalizzata al premier. Che il percorso per il centrodestra non fosse in discesa era parso chiaro quando, prima del comunicato del Quirinale, Calderoli, subito dopo aver illustrato ai giornalisti i contenuti del decreto assieme al ministro dell'Economia Giulio Tremonti (che ne ha esaltato il carattere epocale), in una nota aveva segnalato: "Come ho dichiarato poco fa, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, e' mia intenzione andare a riferire alle assemblee parlamentari rispetto al decreto sul federalismo fiscale municipale e in tale occasione i gruppi parlamentari potranno assumere le iniziative previste dai rispetti regolamenti". Impegno poi solennemente ribadito - in una lunga e cordiale conversazione telefonica col capo dello Stato, successiva all'annuncio dello stop del Colle - dal ministro delle Riforme e leader della Lega, Umberto Bossi. Insomma, dopo lo stop scandito da Napolitano i pompieri del centrodestra, compresi quelli leghisti, particolarmente impegnati nell'opera, sono dovuti entrare in azione. Compiendo uno sforzo che l'accelerazione di ieri sera, forse col senno di poi evitabile, ha finito per rendere necessario. (Il Velino 04 FEB 11)
www.ilvelino.it
FEDERALISMO: ZANONATO, RIPROPONE MODELLO CENTRALISTA
Mentre i comuni affrontano la concretezza dei tagli di bilancio, ''si racconta la favola del federalismo, che e' completamente vuoto, non c'e' nulla''. Lo sostiene il sindaco Pd di Padova Flavio Zanonato, per il quale ''non c'e' neppure un testo certo su cui discutere e ragionare, per cui i comuni sono davvero in una condizione drammatica''. Secondo Zanonato, ''si racconta di un federalismo fiscale, invece si sta riproponendo un modello assolutamente centralistico con una nuova imposta patrimoniale che verra' poi ridistribuita dallo Stato ai comuni, una nuova forma di trasferimento: tanto valeva lasciare tutto come e' ora''. Il sindaco non nasconde che la stretta dei conti avra' ripercussioni sui servizi, citando il caso del trasporto pubblico. ''Se la Regione riduce il contributo ai comuni e noi dobbiamo recuperare questa somma dobbiamo farlo con un aumento del biglietto del 25% per compensare la perdita''. (ANSA 5 FEB 11)
www.ansa.it
Cacciari: Decreto Comuni nulla ha di federalistico
Cacciari: Decreto Comuni nulla ha di federalistico "Basta dire bugie, è evidente che aumenteranno tasse"
Il decreto sul federalismo municipale "di federalistico nel senso tecnico del termine non ha assolutamente nulla". Lo ha detto Massimo Cacciari, durante la registrazione di 'Otto e Mezzo', in onda stasera su La7, commentando il provvedimento approvato ieri sera dal Cdm. E ha spiegato: "Si tratta di una serie di provvedimenti, in alcuni versi di assoluta emergenza, atti a garantire maggiori risorse a regioni ed enti locali in presenza di anni di vacche grasse e di anni di tagli che hanno ridotto i comuni alla fame e le regioni all'impossibilità di assolvere ai loro compiti essenziali, primo tra quelli la politica sanitaria". "Il federalismo fiscale - ha proseguito l'ex sindaco di Venezia - è un'altra cosa. Per attuarlo si sarebbe dovuto prima di tutto stabilire con coerenza quali sono le competenze di Comuni e Regioni e quali sono le loro responsabilità e le fonti a cui possono attingere. Poi sarebbe stato necessario definire un'autonomia impositiva dei comuni e regioni. Le politiche impositive - ha accusato Cacciari - rimangono invece tutte in capo al Governo e al Parlamento nazionale, per non parlare dell'obbrobbrio delle Regioni a statuto speciale che non permette una riforma fiscale equa". Insomma, per Cacciari "di federalismo questo provvedimento ha solo la chiacchiera di Bossi che aveva bisogno del simbolo, quello di aver portato a casa il federalismo, poi non ce la farà neanche questa volta". "E poi basta dire bugie su bugie ininterrottamente, è evidente che aumenteranno le tasse, basti pensare all'addizionale Irpef che era stata tolta ed è stata rimessa, perché i comuni hanno bisogno di quelle risorse", ha concluso. (TMNews 04-FEB-11)
http://www.tmnews.it
FEDERALISMO: CISL SARDEGNA, DURO COLPO A REDDITO LAVORATORI E PENSIONATI
Cagliari, 5 feb. - ''Il federalismo municipale e fiscale rappresenta per la Sardegna un altro duro colpo per il reddito dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie. Se attuato, il rischio che la Sardegna corre sara' quello di pagare pesantemente in termini di maggiore tassazione e senza garanzia alcuna di miglioramento dei servizi e di riduzione dell'imposizione fiscale a livello centrale''. Lo afferma il segretario generale della Cisl Sardegna, Mario Medde. ''Per questo motivo si rende ancora piu' urgente nell'Isola - aggiunge Medde - la definizione della vertenza sulle entrate, l'attuazione degli articoli 8 e 9 dello statuto della Sardegna e l'avvio di una fase costituente che porti, attraverso un nuovo statuto, alla rinegoziazione del patto costituzionale tra Stato e Regione''. Il segretario della Cisl sarda sottolinea poi''l'urgenza di dare attuazione al documento approvato unitariamente in Consiglio regionale il 19 novembre 2010 a conclusione del dibattito sulle riforme istituzionali. Il documento, infatti, prevedeva che entro novanta giorni la prima Commissione avrebbe effettuato le scelte necessarie ad avviare le procedure per la fase costituente finalizzata a riformare lo statuto speciale''. ''Oggi - aggiunge Medde - di fronte ad un silenzio preoccupante sul problema, ci si trova di fronte a un decreto legislativo che rischia di diventare per la Sardegna l'unica norma in campo sul versante delle politiche e degli strumenti necessari a garantire la reale autonomia finanziaria della Regione e degli enti locali''. Per questi motivi la Cisl sarda fa un ''appello alle forze politiche presenti in Consiglio regionale, primo luogo a quelle di maggioranza, perche' lo statuto, il nuovo patto costituzionale, la vertenza sulle entrate ridiventino centrali nel dibattito e nell'iniziativa politica e legislativa''. (Adnkronos 05-FEB-11)