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WANDA MONTANELLI e LAURA TUSSI, Considerazioni binarie sull'universo femminile

   Considerazioni binarie sull’universo femminile

 

 

UN TESORO

CHE NON HA PREZZO

 

 
Studi antropologici sui
 
comportamenti di genere
 
in politica

 

 

 di Wanda Montanelli

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Ho gioito per il successo delle manifestazioni femminili di quest’ultimo periodo. L’impegno delle donne non sempre trova la giusta considerazione, ma noi che ogni tanto riproviamo a credere di trovarci in un paese altamente democratico così come prevede la nostra avanzatissima Carta costituzionale, entriamo nello stato d’animo dell’euforia a vedere folle di donne in piazza che non solo manifestano i loro propositi, ma sono riprese da tv, intervistate da radio, fotografate da giornalisti di quotidiani o di testate on line. Per il resto ci pensano da se stesse le donne a divulgare le proprie iniziative su blog o social network, perché ormai sono bravissime a usare il mezzo di democrazia moderna incorrotto e incorruttibile qual è Internet. Un sistema che fa toccare con mano che cosa si intende per “democrazia della comunicazione”, che applica alla perfezione l’art. 21 sulla libertà di espressione e di informazione. Per tutti, non solo per le donne. La recente primavera araba ne ha dimostrato le enormi potenzialità. Il luogo democratico per eccellenza è oggi lo spazio web. Che Dio lo salvi da appetiti insani.

La democrazia è peraltro in piccoli assaggi nella vita di tutti i giorni. Senza lamentarci troppo dato che in occidente ci troviamo anni luce dinnanzi all’uso quotidiano di scempi che si fanno su corpo, mente, e spirito femminile di certi paesi che con primitiva misoginia ne coltivano l’accanimento.

Noi non siamo così, ma è ancora subdolo il disinteresse verso le donne, che quando non esiste talvolta maschera un tornaconto privato.

Si dimostra democratico invece un paese che comunica, trasmette, vive la realtà mutata in meglio rispetto al passato riguardo al mondo femminile. “E’ moderno un paese che s’accorge che lo spirito di empatia di cui le donne sono portatrici può espandersi e “cambiare il mondo”. E’ intelligente l’uomo che abbandona la convinzione che la cittadinanza sia un fenomeno maschile, e riconosce la necessità d’un cambiamento che vada oltre una nuda e cruda tattica elettorale”.

Queste appena lette, sono considerazioni di Andrew Samuels, brillante analista junghiano, riportate in un libro rischiarato dal bagliore dell’intelligenza senza pregiudizi, luminoso come un raggio di sole su un viottolo nel bosco intricato, confortante e fresco come una notizia di avvento. Le donne, secondo lui hanno: “ uno spirito elastico che lascia sperare a un mutamento dei meccanismi del potere gestito dai maschi in modo distruttivo, per condurre a un diverso tipo d’organizzazione politica, economica e sociale”.

L’antropologia, la sociologia, la psicanalisi entrano in tutti i comportamenti occlusivi dei diritti delle donne. “Cosa c’è infine dietro l’emarginazione femminile? Tutti ormai hanno chiaro il concetto che il voto delle donne è un elemento essenziale nella contesa politica, ma, secondo quanto emerge dalla ricerca sul nesso tra genere spazio e potere nella sfera pubblica, a tutt’oggi, la partecipazione femminile è, consciamente o inconsciamente, sentita come qualcosa di strano, di anomalo, che si sottrae all’ordine “naturale” delle cose”.

La tesi sostenuta in opposizione all’antico ancoraggio ad antichi schemi misogini è che un contesto politico in cui ci sia una partecipazione massiccia delle donne può rivelarsi capace di grandi e felici conseguenze trasformative sia per le donne che per gli uomini. “Se ogni sesso – scrive lo psicanalista junghiano - potesse riconoscere la propria pochezza e tristezza rispetto ai limiti psicologici e politici in cui è costretto a lottare per vivere, l’empatia tra uomini e donne sarebbe maggiore”. Argomentazioni che, in un mondo costretto a un’identità sessuata, non sono soltanto intuizioni psicoanalitiche profonde, ma  basi emotive per una maggiore crescita e comprensione reciproca tra i sessi.

Il testo di riferimento per la scrittura di questo articolo, è un’opera mossa da una evidente passione. Una passione fortemente argomentata che lo anima e lo sorregge dal principio alla fine.

Parola, “passione”, che è sinonimo di dolore, martirio tribolazione, sofferenza, tormento. Patemi d’animo che si provano  entrando  nella misura di coloro che fanno le cose sul serio. E spesso le donne si appassionano senza scampo delle cose che perseguono, e vogliono raggiungerle forse ancora di più perché qualcuno intende impedire che le raggiungano. Lotte per il potere, ma di più per i diritti negati, e per il divieto di contribuire a costruire il modello di vita e di società ideale. Afflizioni femminili che taluni uomini per fortuna riescono a  capire, senza fingere come spesso accade, un estremo tentativo di mostrarsi progrediti, attestando di riconoscere un diverso stile di leadership che le donne potrebbero esercitare. Tutto quello che si riesce a dire nella maggioranza dei casi è estremamente banale, per evidenziare differenze di facciata non si sa quanto utili all’umanità; al mondo che secondo l’idea comune va avanti ugualmente anche in assenza di vera partecipazione del genere umano di sesso femminile. Pretesti, scuse, auto-assoluzioni forse dettate dalla paura inconscia che le donne assumano il comando e si comportino come gli uomini; ponendo baluardi, e soffitti di cristallo, o altri invisibili ostacoli al diritto di tutti di essere parte delle decisioni che fanno girare il mondo.

Così le donne in piazza da decenni ci provano. Per confermare  in modo concreto  diritti e opportunità riconosciuti spesso solo sulla carta. Le piazze piene di Se non ora quando; i tour dalla Sicilia alle Alpi della Staffetta contro la violenza promossa dall’Udi, durata un intero anno sostenuta da tante Associazioni in tutta Italia. Le ininterrotte iniziative alla Casa Internazionale delle Donne. La legge di iniziativa popolare 50&50 di Milena Carone; le tutele antidiscriminazione di Onerpo con Aura Nobolo, Anna Rossi, Francesca Costa. La Consulta delle Donne con oltre centomila contatti su testi pregiati di tante collaborazioni artistiche politiche e letterarie. La conduzione laboriosa di Eudonna di Giovanna Sorbelli; le corse attraverso l’Italia del Treno delle donne per la Costituzione di Nella Toscano. Recentissimo e di successo mediatico-istituzionale  giunto alla seconda edizione, il premio Immagini Amiche di Daniela Brancati e Pina Nuzzo, supportato dal Parlamento europeo con Clara Albani, e la finalità di riconoscere chi in fondo ama abbastanza le donne da promuoverne l’immagine pubblica in armonia e rispetto.

Sono passi conseguenti che, uno dietro l’altro, danno il giusto spazio politico alle donne. Per arricchire e migliorare il contesto sociale, divulgare gli obiettivi del prezioso talento femminile, che sempre è valorizzante il contesto umano e di ricaduta gratificante in attivo per gli uomini illuminati senza complessi che riescono a capirlo.

Andrew Samuels, citato nel testo d’analisi,  recita alla lettera che “il problema non è quello di far diventare donne gli uomini o di trasferire aristofanescamente il potere nelle mani delle donne. Il problema è quello di far diventare “umana” la società; una società nuova quale premio da conseguire grazie alla più profonda rivoluzione verificatasi nel corso della storia umana: l’emergere della donna come soggetto nella vita pubblica. Un tesoro che non ha prezzo, se riusciamo a conseguirlo”. (15 gennaio 2012)


(
Testo di Riferimento: Mino Vianello - Elena Caramazza GENERE SPAZIO POTERE Verso una società postmaschilista, prefazione e di Andrew Samuels )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Teorie femminili sulla   femminilità.

Il disagio della civiltà

 

 

 

 

 

 

 

 

di Laura Tussi

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Il modello universale dell’eccellenza umana,   imperniata sulla centralità del soggetto maschile, comprende e informa, costantemente e incessantemente, la cultura, il pensiero, i contenuti, gli atteggiamenti, che vengono trasmessi anche quando la discriminazione esplicita diventa latente,  traducendosi in ormai esacerbate e note dinamiche discriminatorie e di segregazione. La critica femminista ha confutato i contenuti patriarcali del principio costituzionale di uguaglianza come il carattere prevalentemente androcentrico della storia del pensiero filosofico, psicanalitico e della tradizione culturale.

Secondo Freud il transfert che si stabilisce con un’analista donna è idoneo ad esplorare le fasi preedipiche dello sviluppo attualizzando il legame materno. Secondo Helen Deutsch la psicologia della donna è un derivato sostanzialmente universale ed immodificabile della sua situazione anatomica e della sua fisiologia. L’organizzazione della libido della donna appare strumentalizzata dalla funzione riproduttiva. Secondo Karen Horney l’anatomia non è un destino e sono i condizionamenti sociali e culturali, non le pulsioni, che giocano un ruolo determinante. La Horney denuncia l’ottica di parte con cui è stato costruito il modello psicanalitico di femminilità e nella sua opera "Psicologia femminile" del 1924 l’invidia del pene, che per Freud è un dato di fatto, è una conseguenza della situazione di inferiorità della donna, indotta da tutto il contesto ambientale operante sul suo sviluppo. La Horney propone che la psicanalisi esca dal privato confrontandosi criticamente con la sociologia e l’antropologia. La Deutsch sarà considerata il portavoce della psicanalisi ortodossa sulla questione femminile, mentre la Horney sarà allontanata nel 1941 dalla società di psicanalisi.

Ernest Jones invece riuscì a dissentire dalle teorie freudiane senza urtarne l’ortodossia, notando che le osservazioni degli uomini analisti sulla sessualità femminile sono viziate da una sorta di fallocentrismo, minimizzando le esperienze psichiche femminili. Ricostruì uno specifico sviluppo della sessualità della bambina, autonomo rispetto a quello del bambino vedendo nel timore di castrazione il simbolo della "aphanisi" (il soggetto del desiderio minacciato di cancellazione), costituita per tutti, dalla paura della perdita di ogni possibile piacere sessuale. Maria Bonaparte considera la passività non come un dato di fatto, bensì come una posizione da raggiungere con il sacrificio delle pulsioni erotiche pregenitali. La donna è in una situazione di svantaggio rispetto all’uomo perché possiede un minor patrimonio libidico ed è soggetta ad un più complesso processo evolutivo. Questo spiega l’immaturità del suo super ego e le frequenti difficoltà della vita sessuale. La frigidità femminile è anche provocata dalla cultura patriarcale che reprime la sessualità della donna. Lou Andreas Salomè teorizza un’esperienza complessiva femminile senza però legarla ad alcuna specificità biologica, caratterizzata dalla felicità di un erotismo che basta a se stesso, di un narcisismo che si appaga nell’autocontemplazione. Il dibattito sull’evoluzione della donna, verso la maternità, svoltosi tra le due guerre rimase sporadico e frammentario.

 Luce Irigaray denuncia l’impossibilità del pensiero occidentale di pensare il diverso. Il nostro pensiero poggia sul principio di non contraddizione e se il sesso maschile è, quello femminile non è, perché così vuole la logica delle preposizioni. La Irigaray diede conto del coinvolgimento, della complicità culturale con l’uomo, della impossibilità della rappresentazione a causa del sistema della donna. Venne anche lei allontanata dal Dipartimento di psicanalisi della Università di Vincennes nel 1974, per la sua mancanza di etica. Partendo dal presupposto che il femminile ha luogo solo in modelli e leggi maschili, cercò di vedere l’essere femminile nella sua specificità e pluralità contrapposta all’unità fallica. Centrale qui è il rapporto con la madre, momento fondante nella costruzione dell’identità sessuale femminile. Irigaray sostiene che all’origine della civiltà ci fu un assassinio più arcaico del parricidio, quello della donna-madre che costituì l’atto inaugurale della società maschile, fondata sulla negazione del femminile. La Irigaray incita il movimento delle donne a recuperare il legame con la madre e l’amore per se stesse e per le altre donne normalmente sacrificato all’amore del lui e alla competizione per la conquista dell’uomo, attraverso la cultura tradizionale per lacerare il discorso maschile e per trovare modalità alternative di rappresentare e dare voce al femminile.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   laurat

Laura Tussi è docente, giornalista e scrittrice. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009) Memorie e Olocausto (Aracne 2009) Il Disagio Insegnante (Aracne 2009) Il Dovere di Ricordare (Aracne 2010) Il Pensiero delle Differenze (Aracne 2011) Educazione e Pace (Mimesis 2012) Un racconto di vita partigiana (Mimesis 2012) Collabora con l’Istituto Comprensivo Prati e l’Istituto Tolstoj-  Desio (MB)e con diverse riviste di settore tra cui: Rassegna dell’Istruzione (Le Monnier Mondadori- MIUR) Scuola e Didattica (La Scuola) Collabora, anche, con diverse riviste di settore e telematiche come

www.peacelink.it

www.politicamentecorretto.com 

 www.ildialogo.org

Promotrice del Progetto “Per Non Dimenticare” della Città di Nova Milanese e Bolzano, a cui partecipano diverse personalità del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo

http://www.youtube.com/lauratussi 

 

 

 

 

 

 wriccia

 

Wanda Montanelli è massmediologa, scrittrice, giornalista, politica con esperienza ultradecennale della promozione delle pari opportunità, i diritti umani, e la tutela dell’ambiente. Presidente della Consulta delle Donne e vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità (Onerpo)

La Consulta delle Donne è un portale esistente dal 2003 per offrire spazio al talento femminile, con la pubblicazione di testi letterari e poetici, immagini artistiche, e informazioni di rilevanza sociale e politica. E' composta da numerose rubriche e si avvale della collaborazione di artisti e scrittori già affermati, come di nuovi letterati di qualità.

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