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LA SPLENDIDA NORMALITA’ DI “CONSERVE ITALIA”, IL MADE IN ITALY DI PRODOTTI AGRICOLI CON ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

conserve italia onerpo

Il voler essere contadini-industriali è l’intenzione riassunta a slogan che chiarisce la fortuna di Conserve Italia, un insieme di 14mila soci con a capo Maurizio Gardini, il presidente di Confcooperative da poco rieletto, orgoglioso dei risultati delle aziende agricole italiane protagoniste che lavorano 555 mila tonnellate di materie prime con prevalenza del 86% di prodotto italiano.
Intervistato da Nicola Porro nel programma Virus ha spiegato il senso e il valore del lavoro italiano: dalla campagna al prodotto finito e distribuito in Europa e nel mondo.
Un conforto ascoltarlo, in un periodo in cui notizie di nuovi schiavi sempre più sfruttati nelle campagne di troppe parti d’Italia. Dalla Puglia alla Campania dalla Calabria
al Lazio, al Piemonte.

Come fanno a guadagnare, pagare i dipendenti e avere successo con prodotti esclusivamente Made in Italy? Stento a crederci. Non siamo abituati alle buone notizie.
Cosa hanno da replicare coloro i quali affermano che schiavizzare i lavoratori, specie nell’agricoltura è quasi un obbligo per essere competitivi?
Qui si parla di filiere controllate, di un colosso che produce, vende ed esporta; con attenzione alla sostenibilità ambientale ed al fattore umano. Nel senso che la gente che lavora è regolarmente pagata, non muore d’infarto per sovraccarico di fatica, non riceve soldi in nero, e le donne non sono costrette a dare prestazioni extra per non perdere il lavoro.

Esiste davvero questa splendida normalità? Allora non è tutto perduto.

Alla base dell’idea vincente c’è la valorizzazione dei prodotti coltivati dai soci delle cooperative. In senso contrario all’acquisto disinvolto presso mercati esteri dove i prezzi sono più bassi spesso comparativamente alla bassa qualità. La scelta qui è di badare a cosa mettono in tavola i consumatori, incentivando il lavoro degli agricoltori italiani con punti fermi tra innovazione e tradizione come qualità, conservazione dei semi, restrizione dell’uso delle sostanze chimiche, recupero dei prodotti in estinzione come le percoche da sciroppare, i ceci italiani, i fagioli borlotti (che in quattro ore sono raccolti e confezionati nel vaso).

Tra una facezia e la puntuale esposizione di dati, Massimo Gardini parla di codice etico, di responsabilità delle cooperative, di un miliardo di euro di valore di un’azienda leader in agricoltura, destinata a crescere, dopo l’intuizione di comprare Cirio, un top della qualità di pomodoro conosciuto nel mondo, per mettere in atto un progetto trainante di distribuzione internazionale delle altre conserve; dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Cina all’Europa al Medio Oriente.
Gardini si entusiasma nel raccontare la storia di Francesco Cirio il geniale analfabeta, che nel 1856, inventò l’industria conserviera italiana e mise a punto l’appertizzazione per conservare i piselli. C’è da pensare ascoltando l’intervista che il risultati sono sempre conseguenti alla passione e l’entusiasmo: per la terra, il lavoro, l’ambiente. Un impegno che coniuga la sperimentazione con la tradizione della sapienza degli agricoltori italiani. (w.m.)

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