IL PASTICCIACCIO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA, A RISCHIO CHIUSURA IL CENTRO ROBERTA LANZINO IN CALABRIA (CS)
Abbiamo seguito, con una certa costanza, le sorti dell'applicazione di una legge regionale che avrebbe dovuto portare la Calabria, per una volta tanto, all'avanguardia rispetto a molte regioni d'Italia: la Legge regionale 21 agosto 2007 n. 20 (Disposizioni per la promozione ed il sostegno dei centri di antiviolenza e delle case di accoglienza per donne in difficoltà).
Quale l'iter della sua applicazione?
Interrotti i finanziamenti nel 2010, l'Amministrazione regionale - il 20 maggio 2011 - emanava un Avviso pubblico per la selezione di progetti finalizzati alla creazione o potenziamento di centri di ascolto per vittime di violenza di genere, con enorme ritardo e dopo numerose proteste nostre e di chi ci ha sostenute. Successivamente, con un decreto del 17 ottobre 2011, il Dipartimento 10 della Regione Calabria rendeva nota la graduatoria dell'Avviso pubblico.
Pensavamo, quindi, che la questione fosse risolta, anche se solo provvisoriamente e con tutti i limiti che ne avevamo rilevato. Ritenevamo che, nella nostra regione, si sarebbe potuto riprendere ad offrire, con una certa dose di serietà, un servizio essenziale come quello dei centri antiviolenza che non è solo di prevenzione e contrasto alla violenza, ma che rappresenta un sostegno irrinunciabile alla libertà femminile.
E invece no.
Con i decreti n. 10480 (in BURC,Suppl. straordinario n. 3 al n. 18 dell'1 ottobre 2012) e n. 10479 (in BURC,Suppl. straordinario n. 1 al n. 21 del 16 novembre 2012) del 18 luglio 2012, il Settore 10 della Regione Calabria decretava di liquidare il 60% dell'intera somma dovuta a due dei sette soggetti ammessi a finanziamento. E per gli altri soggetti vincitori di bando? In base a quale criterio sarebbe stata operata la scelta?
A seguito della mancata erogazione dei finanziamenti, il Centro contro la violenza alle donne "Roberta Lanzino" rischia la chiusura.
Come Donne Calabresi in Rete condividiamo la consapevolezza che la violenza di genere sia un fatto sociale e culturale, che trascende la dimensione privata, e che ha radici nella disparità di potere tra i sessi. Il silenzio e l'indifferenza delle istituzioni assumono un significato ancora più drammatico quando si traducono in specifiche omissioni. L'emergenza sociale della violenza di genere, in Calabria, sembra non disturbare nessuna/o; oppure anch'essa si traduce in bacini di consenso elettorale e spartizioni geografiche?
Noi non rinunciamo a richiamare con forza le Istituzioni locali alle loro responsabilità.
Per questo motivo organizzeremo al più presto un presidio a Catanzaro, davanti al Dipartimento 10 della Regione Calabria
Contro questi attacchi noi rispondiamo rivendicando la necessaria libertà dei nostri corpi e delle nostre parole, la nostra autodeterminazione e agiremo nelle prossime settimane per promuovere momenti di riflessione e di lotta sul territorio regionale.
DCR - Donne Calabresi in Rete
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