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Crisi, Donna è meglio: le aziende piu' "rosa" perdono di meno

Crisi: Donna è meglio: le aziende piu' "rosa" perdono di meno

 Lo sostiene studio di professore francese Ferrary

Roma, 2 mar. (Apcom) - Alla vigilia della seconda Conferenza
delle imprenditrici "Everywoman" che si terrà da domani a
Glasgow, il Financial Times informa che nella crisi attuale le
aziende guidate da alte percentuali di donne se la stanno cavando
meglio, a volte molto meglio della media. Lo scrive in un
articolo Michel Ferrary, professore di management alla Ceram
Business School (istituto di specializzazione internazionale in
Francia).
Secondo Ferrary le cifre della sua ricerca sulle società
francesi del Cac 40 non lasciano spazio a dubbi: più donne ci
sono ai vertici, meno è crollato il prezzo delle azioni nel corso
del 2008. Hermes, l'unica grande compagnia che ha visto
addirittura salire il prezzo delle sue azioni (del 16,8%) ha il
55% di donne dirigenti. Altre società in perdita hanno comunque
limitato i danni, come la Sanofi (44,8% di donne ai vertici e un
calo per azione del 27,3%), la Sodexo (43,39% di donne manager e
un 8,3% di calo) o la Danone (38% di donne, il 29,6% di calo del
prezzo azionario). La media del calo del prezzo azionario per le
aziende del Cac 40 è stata nel 2008 del 42,7%.
E invece le azioni delle compagnie francesi con dirigenza
prevalentemente maschile sono precipitate più della media;
Ferrari cita Alcatel (8,6% di donne manager, 69,3% di perdite),
la Renault (21,7% di donne, 81,3% di perdite), Arcelor Mittal
(12,3% di donne, 67,4% di declino del prezzo azionario).
E ancora nel settore bancario francese, tanto per convincere gli
scettici. La banca che meglio è uscita dalla crisi è la Bnp
Paribas: crollo del prezzo per azione nel 2008 del 39%, donne
dirigenti al 38,7%. Il prezzo delle azioni del Credit Agricole è
sceso del 62,2%, l'istituto ha solo il 16% di donne dirigenti.
Ferrary offre un abbozzo di spiegazione; in condizioni di
incertezza i mercati finanziari apprezzano le compagnie che
corrono meno rischi e sono più stabili. Le donne tendono ad
essere meno spericolate degli uomini e a preoccuparsi di più
delle politiche a lungo termine. Conclusione: il mondo delle
imprese deve reclutare e addestrare più donne per avere un futuro
finanziario più solido.
Corrosiva, una vignetta di Roger Beale a fondo pagina vede un
manager in doppiopetto corrucciato commentare: "Secondo me
dipende dal loro puerile desiderio di dimostrare che ci sono
superiori".
E intanto il Corriere Economia oggi titola "La multinazionale è
donna" (ma l'industria italiana no) e offre qualche percentuale.
Nelle multinazionali (lo studio prende in considerazione oltre 90
società da Eni a Procter & Gamble) il 19% dei dirigenti è donna;
nelle aziende italiane, l'11%. Nelle multinazionali le top
manager sono il 23,5% (il 13% in Italia). E nelle multinazionali,
le top manager donne hanno un'età media di 43,6% contro i 48 anni
delle donne cape nelle aziende italiane. Sarà ora delle quote rosa?

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