Carceri, anche a Canton Mombello parte lo sciopero della fame
«Il carcere di Canton Mombello è una polveriera pronta ad esplodere» per la sua vetustà e per il sovraffollamento. Questione di convivenza e sopravvivenza, per chi è rinchiuso in cella, ma anche per chi lavora nel carcere cittadino, affermano radicali e socialisti,reduci da una visita nell’istituto cittadino. «Solo la gestione illuminata della direttrice, Francesca Gioieni, e del comandante degli agenti penitenziari, Maria Luisa Abossida, e l’elevata preparazione di tutto il personale riescono a scongiurare il peggio», afferma Lorenzo Cinquepalmi,segretario regionale del Psi, cui fa eco il collega di partito Roberto Bianchi che evidenzia «il valore aggiunto dell’umanità, declinata al femminile, che si percepisce nella struttura carceraria bresciana».
La struttura è sempre più fatiscente
Ma la situazione resta pesante. Struttura sempre più fatiscente. «I muri sono scrostati, sia nelle celle che in alcuni uffici. I lavori potrebbero essere eseguiti dai detenuti, dietro compenso. A bilancio c’è una voce per la loro retribuzione, ma mancano i fondi per l’acquisto dei materiali. Ci stiamo organizzando per donare latte di pittura per la tinteggiatura». Gli spazi, ridotti per i 313 detenuti -- il 50% sono stranieri - (ma la capienza è di 189), devono essere resi vivibili («tre persone nella stessa cella faticano a muoversi contemporaneamente e in infermeria non ci sono ambienti climatizzati», si fa notare). «La struttura è stata costruita alla fine dell’Ottocento e tale è rimasta», sottolinea l’assessore per le pari opportunità del Comune di Brescia Roberta Morelli. La privazione della libertà, prevista dalla pena, non prescinde dalla conservazione della dignità. Per questo la mobilitazione radicale ha già previsto nuove iniziative a sostegno dell’attuazione della riforma carceraria. «Dalla settimana prossima partirà negli istituti di pena italiani uno sciopero della fame - annuncia Gianni Rubagotti dei radicali - come avevamo fatto qualche mese fa per la carovana per l’amnistia, con l’adesione di oltre 20mila detenuti, su una popolazione carceraria di 56mila in tutta Italia». E poi c’è il capitolo dell’animazione all’interno del carcere e delle misure alternative. «Gli educatori presenti sono 2 sui 6 previsti dalla pianta organica», fa notare Matilde Scazzero, rappresentante del Psi e segretaria generale della Uilpa. Difficile promuovere iniziative che riabilitino i detenuti in un’ottica di reinserimento sociale. Si organizzano alcuni laboratori di arte e «si lavora per un incremento delle iniziative culturali» , spiega Morelli, auspicando maggiori possibilità con l’ampliamento di Verziano, ma non è sufficiente.
La direttrice: «Poca sensibilità da parte della Loggia»
Anche l’impiego lavorativo è molto limitato. «Sono solo due i detenuti, retribuiti, impegnati in una cooperativa che organizza la raccolta dei rifiuti. Gli altri, svolgono mansioni all’interno del carcere», aggiunge Cinquepalmi che fornisce un dato significativo: «tra chi accede alle misure alternative, dopo la riabilitazione, si ha una possibilità di recidiva pari al 3%, per gli altri si arriva al 50%». Altra nota dolente la salute dei detenuti. «128 hanno problemi di dipendenza, 13 sono sieropositivi, 100 hanno disturbi del comportamento o psichiatrici». E nella situazione già pesante si aggiunge la carenza di organico amministrativo (una sola addetta che si alterna tra Canton Mombello, Verziano e l’Uepe) e anche degli agenti penitenziari , costretti a lavorare in condizioni difficili (167 in servizio, su 195 previsti, di cui 28 addetti al Nucleo traduzioni). Ultimo capitolo. «la direttrice durante la visita - spiega ancora Cinquepalmi - lamenta la mancanza di sensibilità per la situazione da parte del Comune e l’assenza di un rapporto costante tra il garante nominato dal Comune e i detenuti»
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10 agosto 2017 | 09:05
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