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Denunciati gravi ritardi della sanità trentina nella gestione del parto in analgesia

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Solo presso l'ospedale di Cles è assicurato.

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La Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna e uomo denuncia nuovamente il grave ritardo con cui la Sanità trentina affronta la questione del parto in analgesia, malgrado le sollecitazioni pervenute da parte di cittadine e cittadini, categorie professionali coinvolte e anche di varie consigliere/i provinciali.

«Mentre l’attenzione della politica resta altissima sui punti nascita, e a fronte di stanziamenti cospicui, il tema del parto in analgesia ritorna ciclicamente da anni senza rilevanti variazioni in merito»comincia così la nota della presidente Simonetta Fedrizzi.

La legge provinciale n. 16/2000 per la tutela della salute era stata modificata già nel 2012 e oggi prevede all’art. 48bis: “1. Nel rispetto del diritto di libera scelta della donna sulle modalità e sullo svolgimento del parto, la Provincia promuove il parto fisiologico, favorendo l’appropriatezza degli interventi, anche per ridurre il ricorso al taglio cesareo; la Provincia organizza il servizio sanitario provinciale in modo da garantire ad ogni donna in stato di gravidanza che lo richieda un parto fisiologico indolore, attraverso l’uso di tecniche analgesiche e in particolare della partoanalgesia epidurale.

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2. Per le finalità del comma 1 la Provincia promuove la più ampia conoscenza delle modalità di assistenza e delle pratiche socio-sanitarie, anche al fine dell’apprendimento e dell’uso delle modalità farmacologiche e non farmacologiche per il controllo del dolore nel travaglio e nel parto, comprese le tecniche che prevedono il ricorso ad anestesie e analgesie locali e di tipo epidurale.

3. L’Azienda provinciale per i servizi sanitari, direttamente o attraverso i consultori per i singoli, la coppia e la famiglia, assicura l’informazione sulle possibilità, sui limiti e sui rischi delle tecniche antalgiche nel parto. L’informazione è chiara, precisa, completa e comprende l’indicazione delle strutture dove sono usate le tecniche antalgiche.”

«Eppure…in Consiglio provinciale l’Assessore alla salute Luca Zeni nel 2016 aveva annunciato che nel 2017 tale pratica sarebbe stata introdotta all’ospedale S. Chiara per tutte le donne che avessero scelto questa modalità per partorire, con meno sofferenza, le proprie bambine e bambini. Eppure…ad oggi – malgrado la norma di legge – il parto indolore è assicurato quasi esclusivamente all’ospedale di Cles. Perché il dolore delle partorienti non è mai stato considerato al pari degli “altri”? Perché è pratica comune – come é giusto che sia – alleviare il dolore per qualsiasi intervento medico che possa causare disagio e sofferenza, anche minimi, e si considera ineluttabile e senza possibilità di rimedio il dolore di chi partorisce?»Chiede la presidente della commissione pari opportunità della provincia di Trento.

Secondo Simonetta Fedrizzi garantire tecniche antalgiche durante il parto è un atto di civiltà. «Ad oggi invece il dolore in sala parto non ha la stessa attenzione che in altri settori della medicina. Il punto è che alle donne che partoriscono deve essere garantita la possibilità di scegliere le modalità del parto: le partorienti NON devono negoziare un loro “diritto” o addirittura essere trattate come come postulanti più o meno fastidiose quando richiedono appunto un servizio previsto dalla legge! Né devono essere costrette a rivolgersi a strutture lontane dalla propria residenza, spesso anche fuori provincia. Chiediamo quindi che venga data attuazione alla legge – anche in coerenza con le Raccomandazioni dell’OMS per una tecnologia appropriata per la nascita – garantendo la libertà di scelta consapevole circa le modalità del parto attraverso:

1. una corretta, tempestiva e diffusa informazione alle gestanti e allo stesso personale sanitario riguardo le differenti tecniche antalgiche del parto;

2. una riorganizzazione degli ospedali e un razionale utilizzo delle professionalità interne (soprattutto anestesisti), grazie alla quale i costi relativi risulterebbero contenuti.» – conclude Fedrizzi

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