Il G7 delle pari opportunità ribadisce uguale dignità nella differenza di genere
La vicenda Weinstein, che dagli Stati Uniti è arrivata fino all'Italia, ha scoperchiato un vaso di Pandora rimasto chiuso per troppo tempo, quello delle molestie e delle avances sessuali messe in campo da uomini di potere nei confronti di ragazze, spesso giovanissime, a volte incapaci di ribellarsi a quell'onda di violenza emotiva e fisica che ammutolisce, denigra, ferisce. Storie che ora, piano piano, stanno venendo a galla, spinte fuori da un tam tam che è partito da una donna e che ora si sta diffondendo a macchia d'olio. Anche se - è doveroso sottolinearlo - alle avances si deve reagire sempre. È in questo contesto che emerge un tema importante, e tuttavia per troppo tempo passato sotto silenzio, che ha permesso lo svilupparsi di una cultura misogina. Il pensiero diffuso concepisce la donna come oggetto, come corpo-cosa. La dignità femminile può essere affermata solo nella parità di genere in ogni ambito, nei diritti e nelle opportunità. Un evento internazionale di primissimo livello, il G7 delle pari opportunità, che si svolge a Taormina sotto la guida del nostro paese, e ha il merito di portare in luce e dentro una vetrina importante questo tema. Perché se vogliamo dare una risposta alle notizie di questi giorni, dove il dibattito che è scaturito ha messo in luce le fragilità delle donne, dobbiamo operare, quotidianamente, per affermare il principio della parità di genere, che non è e non deve essere un'espressione senza contenuto né esaurirsi nel pur necessario concetto delle cosiddette quote rosa. Il diritto alla parità non può prescindere dal diritto alla differenza. Sembra un paradosso ma è così.
Bisogna essere uguali per poter essere diversi: le differenze possono esprimersi come ricchezza e come risorsa solo se ci sono le condizioni che ne riconoscano e affermino la pari opportunità e la pari dignità. Altrimenti le differenze rimangono discriminazioni. Diverso rimane sinonimo d'inferiore: "gli uni" sono la norma a cui si contrappongono, con posizione d'inferiorità gerarchica, gli altri, i diversi. Allo stesso modo, se la differenza è una ricchezza, l'uguaglianza non deve essere intesa come omologazione. Anche se la presenza femminile nel lavoro sconta ancora la divisione del cosiddetto sex typing (lavori da uomo e lavori da donna e gender segregation), meno remunerati, nonostante la parità salariale, prevista dalla costituzione, sia stata raggiunta 20 anni dopo, nel '68, tuttora permane una vistosa disparità nei percorsi di carriera. Occorre che anche in ambito professionale e aziendale la differenza venga riconosciuta come valore (il Diversity management). Che la maternità non sia penalizzata ma sia ritenuta un investimento sociale che ha grande importanza nel lavoro (Mathernity as e master). Si possono citare molti altri tasselli di uno stesso puzzle (lo sport ha forti disparità di genere), che riconducono il maschile e il femminile all'interno delle contrapposizione archetipiche interno/esterno, pubblico/privato, forza/debolezza, libertà/sottomissione, ragione/sentimento.
Ed è su quest'ultima dicotomia che principalmente si deve lavorare sul versante educativo se vogliamo educare i bambini e le bambine a un'effettiva parità di genere il cui filo conduttore sia il rispetto di sé e dell'alterità per prevenire la violenza di genere. È all'interno di questa prospettiva che trova spazio una riflessione sull'identità e sulla parità, in grado di fornire a tutti, fin dall'infanzia, quegli strumenti che possono aiutare a decifrare il complesso alfabeto dei sentimenti e della vita emotiva, in modo da coltivarlo in età adolescenziale e poi in quella adulta. Cosa si sta facendo? Il G-7 delle Pari opportunità si è posto un obiettivo ambizioso ma necessario: ridurre del 25% il divario per l'accesso al lavoro delle donne entro il 2025. Ma il lavoro che è stato portato avanti dal governo e dal Pd negli ultimi anni è stato importante e doveroso di essere raccontato. Un esempio su tutti: le linee guida varate dal Miur per la parità di genere. È un documento importante, che traccia un percorso da seguire con costanza e responsabilità. Primato educativo dei genitori, collaborazione tra scuola e famiglia, consenso informato, esplicitazione del concetto secondo cui la differenza uomo-donna è all'origine della vita, chiara e condivisibile definizione di cosa si intenda per stereotipi di genere, importanza di togliere anche dal linguaggio tutte le forme di "mimetizzazione" del femminile. Tutto ciò che può favorire il contrasto alla violenza sulle donne e a ogni forma di discriminazione sono i temi su cui tutti siamo chiamati a lavorare.
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