Si chiude a Taormina il G7 delle pari opportunità: “Serve un cambio di mentalità”
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Si chiude a Taormina il G7 delle pari opportunità: “Serve un cambio di mentalità”
L’obiettivo è di tagliare del 25 per cento il divario uomo-donna entro il 2025, soprattutto nel mondo del lavoro
ANSA
Il G7 delle ministre per le pari opportunità, tutte donne tranne quello del Giappone (Barchielli/ANSA)
Pubblicato il 16/11/2017
Ultima modifica il 16/11/2017 alle ore 17:53
TAORMINA (MESSINA)
«Progressi se ne sono fatti ma c’è ancora molto da fare per la parità di genere». La ministra tedesca Katarina Barley sintetizza in una frase la due giorni del G7 sulle pari opportunità, il primo nella storia del «club» dei grandi della Terra, che si è concluso questo pomeriggio, 16 novembre, a Taormina, a sei mesi di distanza dal G7 dei capi di stato e di governo che lo scorso maggio ha avuto proprio nella Perla dello Jonio il suo scenario privilegiato.
Parità di genere, violenza alle donne, tratta delle migranti, i temi sul tavolo erano tanti e tutti in qualche modo connessi tra loro. Il G7 delle ministre (tutte donne tranne il rappresentante del Giappone) allargato alla commissaria europea per la parità di genere, si chiude con una dichiarazione di intenti per riaffermare gli obiettivi comuni dei sette paesi più industrializzati sul tema pari opportunità: il rafforzamento sociale, politico ed economico delle donne e delle bambine nella società. Con un obiettivo: tagliare del 25 per cento il divario uomo-donna entro il 2025, soprattutto nel mondo del lavoro, consapevoli che tra i Paesi «nessuno ha ancora raggiunto la parità di genere de facto», come è scritto nel documento finale.
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«Abbiamo individuato linee comuni e condivise per garantire a ogni donna integrità psico-fisica», ha detto al termine del vertice la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, con delega alle pari opportunità, Maria Elena Boschi, la «padrona di casa» di questo che è stato l’ultimo appuntamento del G7 a guida italiana perchè ora la presidenza passerà al Canada.
Le ministre, durante la due giorni di Taormina («discretamente» blindata ma senza le pesanti limitazione del G7 di maggio), si sono misurate con i problemi, in qualche modo toccandoli con mano: prima una visita in una struttura di accoglienza per donne migranti che hanno subito violenze di ogni tipo, poi ascoltando dalla sua stessa voce il racconto di Lucia Annibali, la donna sfregiata con l’acido dal suo ex fidanzato, e oggi consulente della sottosegretaria Boschi.
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A margine, la sottosegretaria ha parlato anche degli scandali sessuali esplosi nel mondo dello spettacolo, anche in Italia, avvertendo il «rischio generalizzazioni e di processi mediatici», pur ribadendo che «non è mai troppo tardi peer denunciare».
In tema di pari opportunità a Taormina la road map, che riprendeva anche quella dei sette grandi sottoscitta a maggio, è tracciata; gli obiettivi di una reale parità di genere nel mondo del lavoro, della politica e anche all’interno della famiglia, appaiono però ancora lontani. Lo avvertono anche le Ong, come Action Aid, secondo cui «al vertice di Taormina non si è andati oltre le dichiarazioni di principio».
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