Lo smartworking aumenta la produttività: ecco le prove
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Milano, 10 dicembre 2017 - 14:14
Da oggi è provato: lo smart working aumenta la produttività della aziende. Il centro di ricerca Carlo Dondena dell’Università Bocconi ha condotto un «esperimento sul campo» nell’ambito del progetto E.L.E.N.A. cofinanziato da Commissione europea e Dipartimento pari opportunità della presidenza del Consiglio. La verifica è stata condotta din Acea. Nella multiutility dell’acqua e dell’energia partecipata al 51% dal Comune di Roma sono stati individuati due gruppi da 150 dipendenti ciascuno. Il primo ha continuato a lavorare come sempre, presentandosi in azienda negli orari stabiliti. Il secondo ha avuto la possibilità di decidere liberamente da dove svolgere i propri compiti per un giorno alla settimana. Il risultato — a nove mesi dall’inizio del monitoraggio — è stato che i lavoratori «agili» hanno garantito una produttività maggiore del 3-4%.
Gli stessi dipendenti hanno anche avuto un tasso di assenze dal lavoro inferiore rispetto a quello dei colleghi sempre presenti in ufficio. Per la precisione, in media ogni lavoratore smart rinuncia a un pacchetto annuale di permessi straordinari che va da 1,2 a 4,8 giorni. «I miglioramenti sul fronte della produttività sono risultati significativi — tira le somme Paola Profeta, responsabile scientifico del progetto —. Il nostro monitoraggio si è interrotto dopo soli nove mesi ma non escludiamo che nel tempo la produttività possa aumentare ancora, complice la maggiore motivazione dei dipendenti».
In effetti la soddisfazione per il bilanciamento tra vita privata e lavoro è aumentata in media del 6,6%. Per le donne l’incremento è stato del 7,9% contro il 5,4% degli uomini. La propensione delle donne allo smart work ha però un riverbero negativo per le lavoratrici stesse. Secondo le ricerche di Heejung Chung, dell’Università del Kent, su «lavoro autonomo, flessibilità e bilanciamento lavoro-vita personale» la flessibilità aumenta le possibilità di accrescere il proprio reddito in nome della maggiore produttività garantita. Ma di questo approfittano più gli uomini che le donne. Il motivo risiede nelle diverse motivazioni per cui lavoratrici e lavoratori usano il lavoro agile. Le prime lo fanno soprattutto per venire incontro a esigenze della famiglia, tanto che non pretendono compensi aggiuntivi per i migliori risultati garantiti (soprattutto le donne con figli arrivano a rinunciare al compenso del lavoro straordinario pur di avere un po’ di flessibilità in più). Gli uomini, invece, utilizzano il lavoro flessibile nell’ambito di una strategia personale di avanzamento di carriera. Tornando all’esperienza in Acea, il monitoraggio è partito a novembre 2016 sotto la presidenza di Catia Tomasetti ed è continuato fino a luglio 2017 (da aprile alla presidenza del gruppo è arrivato Luca Lanzalone). I primi tre mesi sono stati di assestamento della nuova modalità organizzativa. In questa prima fase la produttività dei lavoratori che hanno tenuto le vecchie abitudini è stata maggiore. Dal quarto mese in poi il cambio di passo.
10 dicembre 2017 (modifica il 10 dicembre 2017 | 14:14)
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