"Il pm delle Pari Opportunità mi spingeva a inviare foto intime a Bellomo"
Avrebbe obbligato le allieve della sua scuola privata di formazione per magistrati a presentarsi ai corsi in minigonna, tacchi a spillo e trucco marcato, pretendendo anche che non fossero sposate. A pochi giorni dalla diffusione dello scandalo che ha travolto il giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, il Corriere della Sera diffonde la testimonianza di una borsista, che mette nei guai anche il suo consigliere, il pm delle Pari Opportunità Davide Nalin.
"Ricordo una volta che Bellomo si è arrabbiato perché ho indugiato a inviargli una foto mia intima. Non era la prima volta che me la chiedeva. Gliene avevo inviate già altre. Subito dopo è intervenuto Nalin chiedendomi notizie del perché non volessi rispettare i patti con il consigliere".
Nalin, in particolare, aveva assunto il ruolo di mediatore nella relazione tra la ragazza e Bellomo, che con lei ha avuto una relazione basata sulla soggezione psicologica.
"Quando il nostro rapporto attraversava momenti critici, [Nalin] interveniva analizzando pacatamente le mie reazioni". Per lei non è un sostegno, ma un obbligo: "Quando mi è stato detto che avrei dovuto parlare di cose intime con Nalin ho provato un forte imbarazzo". Non accade una volta sola, ma "ogni volta che c'era un dissidio con il consigliere subito interveniva Nalin".
La borsista, del resto, veniva minacciata dal pm delle Pari Opportunità anche da un punto di vista legale.
Suggerisci una correzione"Aspiravo a superare il concorso in magistratura e non volevo la denuncia", dice la ragazza quando racconta perché rimane "terrorizzata" dall'arrivo dei carabinieri che, su pressione di Bellomo, le notificano l'avviso di conciliazione. Nalin fa leva su quel timore. Quando "alla richiesta di Bellomo di definire i giorni in cui trascorrere insieme le ferie, ho esitato perché sapevo che per ogni impegno preso con lui era derogabile solo per cause di impossibilità assoluta", riferisce, comincia "a contestarmi il reato di truffa" e a "spiegarmi che si trattava di un medesimo disegno criminoso".