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Napoli, nel palazzo della camorra una «casa rifugio» per i ragazzi gay

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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Mezzogiorno, 19 dicembre 2017 - 07:44

Una delle stanze della «casa-rifugio»

Una Casa d’accoglienza «intesa come famiglia» e «non un parcheggio a mò di albergo», per i ragazzi Lgbt che potranno trovarvi assistenza anche lavorandoci o dando una mano. Primo «rifugio» del genere realizzato con finanziamenti di Stato in un immobile confiscato alla camorra, al clan Contini Mallardo, in via Genovesi ai Ponti Rossi: l’appartamento accoglierà disagiati o vittime di violenza e discriminazione. Il neo centro affidato all’associazione capofila i-Ken Onlus sarà illustrato stamane al Palazzo delle Arti al convegno «Culture giovanili Lgbt: sfide, buone prassi ed innovazioni italiane made in Napoli» , al quale è atteso, per le conclusioni, il ministro Valeria Fedeli.

Collaborazione con l’Università

Battezzato «Questa casa non è un albergo» per sottolineare un fitto programma di attività già in corso, è cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con il dipartimento della Gioventù e del Servizio civile. La sigla Lgbt si riferisce alla comunità lesbo, gay, bisessuale e transgender. Invece la sigla Lgbt+ (plus) usata per l’occasione rimarca la collaborazione imbastita da i-Ken con la Federico II, «perché puntiamo a creare, più che una realtà per quanto utile ghettizzante, un “hub arcobaleno” che metta in rete le diverse associazioni attive nell’accoglienza» spiega Carlo Cremona, presidente di i-Ken. Al convegno interverranno la psicologa federiciana Caterina Arcidiacono; l’assessore regionale alle pari opportunità Chiara Marciani; Alessandra Clemente, assessore ai giovani e alle politiche giovanili del Comune e Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania. Il forum, con la partecipazione di un comitato scientifico di docenti e i ricercatori del Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II, passerà in rassegna le diverse forme di violenza dall’omofobia al bullismo, dal cyberbullismo alla violenza di genere, in una giornata di formazione ad ampio respiro.

I fondi

Restando in tema di diritti e pari opportunità, la notizia dell’apertura della «Casa» Lgbt+ arriva nel giorno in cui il sindaco de Magistris e i primi cittadini campani hanno firmato un protocollo d’intesa col ministro degli Interni Marco Minniti per il miglioramento del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, che punta al loro impiego nei servizi sociali, una formula studiata per dribblare lo sfruttamento dell’opportunità dell’accoglienza, lavoro nero e arruolamento dei migranti «parcheggiati» in miseria nelle fila criminali. Tornando al centro di via Genovesi, è costato 60mila euro, per il 20% pagati da i-Ken. «Anche chi sarà accolto se ne dovrà prendere cura» spiega ancora Cremona «e dovrà rimboccarsi le maniche soprattutto per chi ha più bisogno di assistenza. Siamo già partiti con servizi di consulenza psicologica, di consulenza legale e con uno sportello di primo soccorso per persone che si trovano per strada a causa di contrasti familiari, quante sono? Speriamo quanto prima di quantizzarle al tavolo dell’assessore Gaeta con le associazioni che si occupano di senza fissa dimora, tra cui la Comunità di Sant’Egidio. Il nostro dovrà essere un luogo che connette col mondo dell’accoglienza partendo da quella di genere, da qui la collaborazione con la psicologa Caterina Arcidiacono del Dipartimento studi di genere della Federico II. Avremmo potuto cadere nella trappola del ghetto, ma ferma restando l’importanza del clima familiare non è quel che intendiamo per «Casa». Abbiamo già dato accoglienza ad 80 persone, ne parleranno al Pan (stamane, ndr ) gli psicologi e gli avvocati che li hanno assistiti».

19 dicembre 2017 | 07:44

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