Caso Calamai, il docente: «Le nomine si decidono quando il bando è chiuso» - Toscana
FIRENZE. «La decisione si assume quando il termine è scaduto. Le procedure selettive sono questioni molto serie». Questioni di «democrazia». Anche di trasparenza. Il professor Pasqualino Albi è ordinario di diritto del lavoro all’università di Pisa. E considera «inopportuna», oltre che lesiva delle «pari opportunità degli altri candidati»,
la nomina in Regione della manager Monica Calamai
a direttore del Dipartimento di Coesione sociale a selezione dei candidati ancora in corso. La nomina a selezione ancora aperta è stata denunciata venerdì da Il Tirreno. In poche ore diventa un caso politico e sociale: la rete si scatena, la notizia rimbalza sui social, i commenti si rincorrono. I partiti di opposizione annunciano interrogazioni per avere spiegazioni.Il primo confronto è previsto per mercoledì, quando in commissione Sanità i consiglieri regionali dovranno esprimere il parere sulla nomina a responsabile di Estar (la centrale acquisti della sanità toscana) di Monica Piovi, la dirigente uscente della Coesione sociale. L’occasione è perfetta: Monica Piovi si è dimessa a fine dicembre, il giorno prima che la Regione pubblicasse l’avviso di selezione dei curriculum per scegliere il nuovo direttore della Coesione Sociale. Quindici giorni per inviare la candidatura, riporta l’avviso il 29 dicembre 2017. Ma poi il 5 gennaio la Regione annuncia in un comunicato, che il direttore è già stato individuato: è Monica Calamai - anche se la selezione risulta ancora in corso - che lascia la direzione di Careggi dove sarà sostituita da Rocco Damone.«La questione sollevata da Il Tirreno - conferma il professor Albi - è molto delicata. Se c’è un avviso di selezione, l’ente che lo ha pubblicato ha ampia discrezionalità nella scelta del professionista, in ragione della particolarità della figura da individuare». Infatti si tratta di un incarico a tempo determinato (5 anni) e con un «rapporto fiduciario - ricorda il professor Albi - con l’ente. Tuttavia se i termini non sono ancora scaduti è difficile dire in via preliminare chi abbia superato la selezione». Per quanto non si tratti di una selezione con prove scritte, orali come in un concorso «per l’assunzione di un dipendente. In quel caso, infatti, la discrezionalità dell’ente è ridottissima. Qui siamo alla valutazione di titoli e curriculum - riprende il professor Albi - tuttavia l’amministrazione è tenuta al principio di imparzialità e trasparenza nella selezione indetta. Se esiste una procedura selettiva ci sono regole: una è la scadenza della presentazione delle domande». Tanto che il superamento dei termini è motivo di inammissibilità della domanda. «Le procedure selettive sono una faccenda seria. E la regola generale è che bisogna che la selezione sia chiusa prima di esaminare tutte le domande. Deve essere garantita la completezza dell’iter procedurale e l’amministrazione assume la decisione quando il termine (del bando) è scaduto». Non solo. Albi precisa anche che se l’amministrazione decide di procedere attraverso una selezione «deve esprimere le proprie decisioni anche attraverso i canali formali. Non le può affidare a un comunicato stampa o a un post su Facebook».
Tanto meno se il termine della selezione non è scaduto. «Tecnicamente potrebbero anche presentarsi candidati migliori di quello che l’ente ha in mente - osserva il professore - ma come si può saperlo se si annuncia già il vincitore? E comunque aspettare la scadenza dell’avviso per esaminare le domande garantisce pari condizioni e pari opportunità ai candidati. L’imparzialità della selezione è un principio fondamentale delle selezioni». È la «democrazia della procedura», dice Albi. «Poi la discrezionalità dell’ente resta. E in queste selezioni è massima. A due condizioni: che la persona selezionata abbia i titoli richiesti. E che la politica si assuma la responsabilità della scelta, avendo reclamato libertà di scelta».