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Pari opportunità. Quando leggeremo l’Orlanda furiosa?

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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A proposito del capovolgimento della Carmendi Bizet ad opera del regista Leo Muscato, proprio ieri, in questo stesso spazio, Pierluigi Battista dava conto dello spirito parodistico che si è scatenato in rete. Ma ci sarebbe un modo più sbrigativo e diretto che ci permettiamo di suggerire agli editori allergici alle discriminazioni di genere: il metodo morfologico o grammaticale. Cambiando, per esempio, le desinenze dell’Orlando furioso si otterrebbe una più accettabile Orlanda furiosa, producendo l’immediato vantaggio di raccontare una storia di stalking, finalmente al femminile, ai danni di un Angelico inseguito da Rinalda e perdutamente innamorato di Medora, che giustamente non lo degna di uno sguardo (e forse neanche di una sguarda). Un tempo avremmo dovuto lavorare di pennello sbianchettante, ma oggi per ottenere i risultati etici sperati basterebbe eseguire un «Trova e Sostituisci» a tappeto e con pochi aggiustamenti supplementari il gioco sarebbe subito fatto: «L’omini, le cavallier, l’arme, gli amori…».

Su questa strada virtuosa, Otello diventerebbe agilmente una mora di nome Otella, giustiziera (ma senza pentimento) del marito Desdemono, complice l’infida alfiera Iaga. Va da sé che il libro galeotto di Paola da Rimini e Francesco Malatesta sarebbe la storia di Lancillotta e Ginevro. Basta poco: «Amor, ch’a nulla amata amar perdona, / mi prese del costei piacer sì forte…». E così via, avremmo: Renza e Lucio, il suicida Anno Karenin, la Gattoparda. Emendamenti banali? Solo se non sapessimo, con il linguista Noam Chomsky, che la grammatica è tutt’altro che un patrimonio superficiale. Dunque in attesa che il sistema letterario venga revisionato in chiave di pari opportunità, cominciare dalle desinenze rappresenta il primo, timido passo verso una riparazione dei troppi oltraggi letterari, femminicidi, stalking, abusi di potere, molestie da romanzo. Senza dire, già che ci siamo, che se il mondo fosse andato per il verso giusto, oggi nelle antologie scolastiche leggeremmo i testi di Boccaccia e di Ludovica Ariosta, di Francesca Petrarca e di Alessandra Manzoni, di Eugenia Montale e di Itala Calvina, ovviamente con tanto di Marcovalda e di baronessa, o meglio barona, rampante (o rampanta?). E una Giacoma sempre in campagna elettorale: «Silvio, rimembri ancor...».

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