Pari opportunità per pari stipendi
#Stoptherobbery è un hashtag duro, chiaro e preciso che non fa sconti a nessuno: Basta con il furto sugli stipendi delle donne! L’ha ribadito qualche giorno fa con forza anche l’economista indiana Anuradha Seth, consigliere dell’Un Women, il dipartimento Donne delle Nazioni Unite, ma purtroppo lo sapevamo già. Le donne fanno più fatica a entrare nel mondo del lavoro, a restarci e a fare carriera. Guadagnano molto meno degli uomini anche a parità di posizione: mediamente -23%, in pratica 77 centesimi contro un dollaro guadagnato da un uomo. Le differenze fra paese e paese sono importanti ma non modificano la sostanza della questione che riguarda -chi più chi meno- sostanzialmente tutti i settori, a tutte le latitudini, nel privato e nel pubblico, in grandi e piccole aziende. Stato di cose che diventa ancora più assurdo se ci riferiamo alle giovani donne che pur avendo una buona scolarizzazione ricoprono posizioni meno rilevanti rispetto ai colleghi A questo stato di cose si aggiunge un altro fatto grave: secondo le stime dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) le donne “pagano” ogni figlio perdendo il 4% del loro stipendio, ai padri succede miracolosamente l’opposto: la loro busta paga cresce del 6%. Per l’Organizzazione internazionale del lavoro la disuguaglianza salariale rispetto al 2008 è perfino peggiorata e andando avanti così il gap retributivo si sanerà fra 170 anni (52 anni di più rispetto a un anno fa).
e in Italia? Secondo i dati Eurostat la differenza di stipendio tra uomini e donne in Italia è la più bassa di tutta l’Unione Europea. In media guadagnano infatti il 5,5% in meno dei colleghi, così come succede in Lussemburgo. La media Ue è invece del 16,3%, i delta maggiori riguardano l’ Estonia (26,9%), la Repubblica Ceca (22,5%) e la Germania (22,0%); quelle minori, oltre a Italia e Lussemburgo, sono la Romania (5,8%) e il Belgio (6,5%). La situazione in Italia è quindi discreta? “Niente affatto -precisa Simonetta Cavasin, amministratrice delegata di OD&M Consulting, società di Gi Group specializzata in HR Consulting - la base dati di queste rilevazioni si riferisce ai livelli contrattuali e non considera invece i dati gestionali e le politiche retributive che fanno la vera differenza nelle retribuzioni. Dal nostro osservatorio infatti il gap sale intorno al 10%”. Vediamo meglio i dati. Secondo la 24a edizione del Rapporto sulle Retribuzioni in Italia elaborato da OD&M Consulting su un database di oltre 480.000 lavoratori del settore privato, rispetto al primo semestre 2017 si registra un andamento altalenante del gap retributivo fra uomini e donne. Aumenta fra i dirigenti: 11,8%, (equivalente a 14.076 euro in meno per le donne) e gli impiegati: 13,6% (pari a 3.982 euro). Diminuisce invece fra gli operai e quadri, rispettivamente del 8,1% (con 2.032 euro di differenza) e dell’8,3% (per una forbice di 4.683 euro). Note dolenti anche fra i giovani in quanto anche a parità di titolo di studio (la laurea) la differenza di stipendio fra chi ha una anzianità fra 1/2 anni è del 7,8%, (pari a 2.040 euro) distanza che si accentua tra i non laureati arrivando al 10,4% (circa 2.411 euro) a favore dei ragazzi rispetto alle ragazze con di 3-5 anni di seniority. Cavasin è certa “la questione di queste disparità fra giovani non è da attribuire ai diversi studi svolti in quanto il dato statistico non è influenzato da numeri marginali (anche se gli ingegneri -molti maschi- guadagnano mediamente 28.000 euro contro i 22.000 euro degli umanisti) ma alla diversa progressione di carriera. Questione purtroppo ancora correlata più a una dimensione culturale che a risultati concreti di prestazione” .
Cosa fare se si ritiene di essere pagata meno del dovuto? Dirlo al proprio datore e chiedere un aumento può essere una buona idea, nella consapevolezza che se si chiede è più facile ottenere, ma bisogna farlo con cognizione. Capire qual è la cifra giusta non è semplice e pretende una analisi complessa. Il valore di una posizione, e quindi lo stipendio correlato, non dipende semplicemente dal numero di persone eventualmente gestite piuttosto che dal budget a disposizione così pure come non riguarda la dedizione o la disponibilità oraria. Inquadramento e retribuzione dipendono piuttosto un insieme di parametri incrociati. Per essere consapevoli del proprio trattamento economico e per poter eventualmente gestire un confronto in termini professionali una buona idea può essere quella di utilizzare il questionari gratuito e a disposizione liberamente Quanto mi pagano . Si tratta di uno strumento che si basa su un solido data base di dati ed è stato sviluppato da OD&M Consulting, Accedendo al tool e immettendo i dati relativi alla propria posizione professionale si potrà ricevere un utile confronto di mercato con l’indicazione della retribuzione media, massima e minima rilevata rispetto alla posizione trattata. Meglio provarci anche prima di un eventuale colloquio di lavoro per avere una idea della cifra da richiedere.
23 gennaio 2018 (modifica il 23 gennaio 2018 | 21:15)
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