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Elezioni 2018, cosa aspettarsi in tema di diritti dal nuovo Parlamento

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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Violenza sulle donne, povertà educativa e cooperazione internazionale: è doveroso fare un bilancio della legislatura che si sta concludendo e indicare almeno una priorità per la prossima fase politica.

Per quanto riguarda la violenza sulle donne (sugli altri due temi rimando ai prossimi due post), gli anni appena trascorsi hanno visto il concretizzarsi di diverse proposte legislative e di una più efficace azione di governo.

In estrema sintesi: nel 2013, il Parlamento ha ratificato la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica e ha emanato la legge n. 119, 15 ottobre 2013, "recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere", introducendo strumenti più incisivi per la repressione penale dei fenomeni di maltrattamento in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori.

Nel 2015, è stato varato il Piano straordinario d'azione contro la violenza sessuale e di genere, conclusosi lo scorso anno. Sono anche stati fatti alcuni timidi passi avanti sul piano economico con l'introduzione del congedo retribuito per le vittime di violenza di genere (D.Lgs. n. 80, 15 giugno 2015).

Il 2017, invece, si è chiuso con la legge istitutiva di alcune garanzie per gli orfani di femminicidio e l'adozione da parte della Conferenza Unificata Stato Regioni ed Enti locali del nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza contro le donne. All'inizio del 2018, sono poi state varate specifiche Linee guida ospedaliere per le donne vittime di violenza maschile.

Rispetto a 5 anni fa, istituzioni locali e società civile sono maggiormente impegnate nelle attività di prevenzione, attraverso iniziative di tipo culturale e di sensibilizzazione. Inoltre, il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca ha formalizzato un Piano nazionale per l'educazione al rispetto: linee guida per promuovere nelle scuole "l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le altre discriminazioni".

Ma non possiamo però considerare queste, pur positive iniziative, il segno di una decisiva svolta nella consapevolezza politica di avere una strategia complessiva per il fenomeno sociale e strutturale della violenza sulle donne.

Affinché si crei un piano che esprima un impegno complessivo e durevole è urgente creare una Legge Quadro che definisca una pluralità di azioni, raccordando interventi che fanno riferimento a diversi ambiti di governo. La Convenzione di Istanbul si presta a esser usata come trama per un'articolata e pluriennale strategia da ricondurre entro una legge quadro (si veda il contributo di WeWorld).

Con ciò si può incidere sulle ragioni profonde della violenza sulle donne (la disparità di potere tra uomini e donne), sugli strumenti di presa incarico delle vittime (inclusi i bambini vittime di molestie e violenza assistita) e sulle azioni economiche e sociali per realizzare un'effettiva inclusione, nel rispetto delle differenze di genere.

Inoltre, una legge quadro consentirebbe di unire il tema della violenza contro le donne e delle pari opportunità al tema della politiche per la famiglia. La violenza domestica è infatti strutturale e non temporanea. Ha conseguenze nel breve e nel lungo periodo, sulle donne e sui loro figli e figlie, vittime di violenza famigliare e maltrattamenti che pregiudicano il loro benessere complessivo e i cui effetti negativi si trasmettono di generazione in generazione.

Infine, consentirebbe di istituire un Ministero per l'inclusione sociale, le pari opportunità e le famiglie che possa porsi al centro di una strategia complessiva che ridefinisca tutte le azioni di prevenzione e contrasto della violenza, di inclusione sociale e di pari opportunità.

È illusorio credere che la violenza possa essere debellata con interventi episodici e frammentati (es. valutando solo interventi repressivi e trascurando quelli economici, come la differenza salariale tra uomini e donne) e senza considerare tutti gli strumenti d'inclusione sociale, in un'ottica di pari opportunità.

È una richiesta ambiziosa che WeWorld Onlus fa al nuovo Parlamento, ma è una richiesta adatta ai tempi complessi in cui viviamo. Serve uno sforzo per ricondurre a una regia organica le azioni a favore dei diversi modelli di famiglia in un'ottica di pari opportunità e di prevenzione della violenza domestica. Quanto fatto finora non è poco, ma non è abbastanza.

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