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Parma primo Comune ad adottare nuova Carta dei diritti della bambina

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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"Abbattere il muro della discriminazione di genere e attribuire alla bambina fin dalla nascita le stesse opportunità dei coetanei maschi, anche attraverso il coinvolgimento delle strutture pubbliche  preposte all’educazione, alla crescita e alla formazione".

Così la neuropsichiatra Maria Grazia Mazzali illustra i principi alla base della nuova Carta dei diritti della bambina adottata dal Comune di Parma.

Ispirata alla Convenzione Onu del 1989 sui Diritti del Fanciullo, la Carta nasce per incidere sul piano istituzionale, sulle coscienze e stimolare l’opinione pubblica a dibattere delle problematiche e dei diritti legati al genere femminile dall’età zero all’età adolescenziale.  

La bambina, si legge nei principi di riferimento, deve essere aiutata, protetta fin dalla nascita e formata in modo che possa crescere nella piena consapevolezza dei suoi diritti e dei suoi doveri contro ogni forma di discriminazione.

Una iniziativa nata nell'ambito delle celebrazioni dell'8 marzo 2018 organizzate dall'assessorato alle Pari opportunità. "Parma, oggi, è il primo comune italiano a sostenere un’enunciazione di principi per le coppie che si apprestano ad accompagnare la propria bambina dai primi passi verso il suo sviluppo evolutivo e per le istituzioni e i servizi che in città sono coinvolte in questo percorso. Speriamo che altri Comuni seguano questa iniziativa" ha detto l'assessora Paci.

La carta rappresenta uno strumento che fornisce una lettura 'di genere' dei diritti sanciti dalla Convenzione Onu dei diritti della infanzia del 1989 da cui estrapolare principi direttamente finalizzati alla tutela delle bambine e delle ragazze che, nel panorama della infanzia rappresentano un obiettivo di discriminazione ancora più grave e necessitano pertanto di forme specifiche di protezione.

"Nonostante una normativa garantista in materia di diritti umani, le bambine continuano a essere le vittime silenziose e inermi delle più disparate forme di violenza e di condizionamenti fisici e psichici che portano di fatto alla violazione dei diritti fondamentali alla salute, alle cure, all’istruzione ed alla protezione" ha aggiunto Mazzali.

Basta, spiega pretendere dalle donne l’adeguamento a modelli imposti: "Occorre interrompere il circolo vizioso di donne infelici che diventano madri di bambini emotivamente malati. Un circolo vizioso di cui il femminicidio è la tragica punta dell’iceberg".

Manuela Amadei, presidente Fidapa Parma, ha precisato come si sia resa necessaria una "nuova" carta: "A vent’anni da una prima formulazione le cose fortunatamente sono cambiate. Riformularla vuol dire renderla attuale, puntare a nuovi traguardi. Questa è una carta più determinata, che punta a risultati concreti e la nostra associazione sarà in prima linea affinchè le bambine di oggi abbiano la possibilità di avere la giusta rappresentatività nella vita economica, civile e politiche come donne".

La Carta dei diritti della bambina, nella sua formulazione originaria, è stata presentata e approvata nel 1997 a Reykjavik al congresso della Bpw Europe (Business professional women), organizzato dalla Ifbpw, una ong che lavora in collaborazione con le Nazioni Unite, e alla quale la Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni affari) è affiliata. Fidapa si è fatta, e si farà carico, di promuovere l'adozione della nuova carta frutto dei lavori del Meeting delle presidenti europee Bpw a Zurigo del 2016.

Cosa dicono i nove articoli - Ogni bambina, si legge dall'articolo uno al nove, ha il diritto di essere protetta e trattata con giustizia dalla famiglia, dalla scuola, dai datori di lavoro anche in relazione alle esigenze genitoriali, dai servizi sociali, sanitari e dalla comunità; essere tutelata da ogni forma di violenza fisica o psicologica, sfruttamento, abusi sessuali e dalla imposizione di pratiche culturali che ne compromettano l’equilibrio psico-fisico; beneficiare di una giusta condivisione di tutte le risorse sociali e di poter accedere in presenza di disabilità a forme di sostegno specificamente previste; essere trattata con i pieni diritti della persona dalla legge e dagli organismi sociali; ricevere una idonea istruzione in materia di economia e di politica che le consenta di crescere come cittadina consapevole; ricevere informazioni ed educazione su tutti gli aspetti della salute, inclusi quelli sessuali e riproduttivi, con particolare riguardo alla medicina di genere per le esigenze proprie dell’infanzia e dell’adolescenza femminile;

beneficiare nella pubertà del sostegno positivo da parte della famiglia, della scuola e dei servizi socio-sanitari per poter affrontare i cambiamenti fisici ed emotivi tipici di questo periodo; apparire nelle statistiche ufficiali in dati disaggregati per genere ed età; non essere bersaglio, né tanto meno strumento, di pubblicità per l’apologia di tabacco, alcol, sostanze nocive in genere e di ogni altra campagna di immagine lesiva della sua dignità.

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