Pari opportunità: Islanda in testa, Italia 71esima
Sul fronte delle pari opportunità le donne nel parlamento italiano sono una bella novità, ma ancora troppo poco per creare vero cambiamento.
È ancora l’Islanda – per il quinto anno consecutivo – il Paese in cui donne e uomini sono più uguali secondo il World Economic Forum. In un report appena pubblicato l’organizzazione ha analizzato quattro diversi aspetti: salute, educazione, economia e politica; lo scopo era capire se, in tutte le 136 nazioni coinvolte, le donne avessero pari diritti e opportunità.
Anche Norvegia, Svezia e Finlandia ottengono ottimi risultati. Fra i Paesi più vicini a noi se la cavano bene anche Germania, Gran Bretagna e Irlanda. E l’Italia? Il nostro Paese risulta 71esimo su 136, preceduto da Russia (51), Cina (69) e Romania (70) .
Secondo il rapporto siamo molto indietro per partecipazione e opportunità femminili in economia, in particolare per quanto riguarda parità di salario, prospettive di guadagno e possibilità di accedere a cariche elevate. Il livello di educazione è molto simile fra uomini e donne, con queste ultime che tendono a iscriversi di più all’università.
Spesso si sente dire che le donne nel parlamento italiano sono poche, ma a quanto pare diversi altri Paesi fanno anche peggio di noi: secondo lo studio in questo campo l’Italia è 28esima, mentre è 60esima sia per le donne in posizioni ministeriali che per le donne capo di Stato (nessuna in quasi tutti i casi).
Saadia Zahidi, una delle autrici dello studio, ha spiegato alla BBC che “il cambiamento è molto lento”. Eppure anche così sembra che un passo alla volta le differenze si stiano appianando. Questo però non vale per tutti: se in Islanda i dati raccolti paiono indicare un aumento dell’uguaglianza, in Paesi come gli Emirati Arabi Uniti sembra esserci stato un calo a partire dal 2011.
Anche in Italia è stato registrato un lento miglioramento in politica, mentre in economia dopo un bienno positivo nel 2006-2008 non sembra essersi mosso più nulla. In generale, comunque, rispetto al 2006 siamo passati da 0,64 a 0,68 punti (su un massimo di 1). Per capire l’entità di questo miglioramento basta guardare come hanno fatto, nello stesso periodo, le altre nazioni: