Pari opportunità e appalti, interrogazione al femminile: “Chi controlla la parità nelle aziende incaricate?”
BELLINZONA – “Disparità salariale tra uomini e donne nel settore degli appalti pubblici: qual è la situazione in Ticino?” È questo il titolo dato all’interrogazione multipartitica e tutta al femminile, prima firmataria Milena Garobbio (PS), che, in occasione del Equal pay day del prossimo 7 marzo coglie l’occasione per tornare sul tema. L’interrogazione è firmata anche da Pelin Kandemir Bordoli, Michela Delcò Petralli, Claudia Crivelli Barella, Nadia Ghisolfi, Francesca Bordoni Brooks, Amanda Rückert, Greta Gysin, Maruska Ortelli, Mara Bonacina-Rossi, Maristella Polli, Patrizia Ramsauer, Monique Ponzio-Corneo, Raffaella Martinelli Peter, Elena Bacchetta.
Un fronte trasversale che, nonostante il principio della parità salariale sia sancito nella Costituzione Federale dal 1981 e dalla legge federale sulla parità dei sessi entrata in vigore il 1° luglio 1996, così come ripreso dalla Costituzione del Cantone, ritiene che, dati alla mano, le differenze retributive sono tuttora considerevoli in Svizzera.
A suffragio della tesi due semplici dati: “Le donne guadagnano, nel settore privato, in media il 18,4 per cento in meno rispetto ai loro colleghi uomini. Nel settore pubblico questa differenza è del 12,1 per cento (www.bfs.admin.ch, Kahlen 2010).”
La questione appalti pubbliciPer arrivare alle domande conclusive relative al rispetto della parità salariale nell’ambito delle commesse pubbliche l’interrogazione muove da alcune premesse: “Le istituzioni pubbliche in Svizzera indicono annualmente gare d'appalto per 34 miliardi di franchi, ripartite tra Confederazione (20%), Cantoni (38%) e Comuni (42%). Il valore complessivo degli appalti pubblici in Svizzera rappresenta l'8 per cento del Pil nazionale. La Legge federale sugli acquisti pubblici (LA Pub, art. 8, punto 1, lettera c) e il relativo Accordo intercantonale (art. 11, lettera f) prevedono che gli offerenti che partecipano ad una qualsiasi gara pubblica d'appalto debbano attenersi all'osservanza della parità salariale tra donne e uomini.”
Nella prassi, tuttavia, non è previsto alcun controllo formale e ci si accontenta di una semplice dichiarazione, sia da parte delle amministrazioni committenti, sia da parte delle aziende concorrenti.
Ed è per questo che le interroganti chiedono al Consiglio di Stato:
“1. non ritiene opportuno adottare degli strumenti specifici di controllo, nella concessione di mandati e appalti alle ditte, per verificare se le aziende che concorrono rispettano la parità salariale?
2. nel caso fossero state intraprese nuove pratiche per effettuare dei controlli sul rispetto della parità salariale, che tipo di processo e/o di formulari vengono utilizzati alfine di garantire maggiore osservanza e trasparenza in ambito di parità salariale nel settore degli appalti pubblici? Dette procedure sono disponibili e visionabili in internet?”
red