Pari opportunità, il 15/4 presentazione Rapporto su dimissioni lavoratrici madri e lavoratori padri (14 apr 2014)
“Un dato - continuano Servidori e Pennesi - particolarmente interessante, frutto della collaborazione tra Ispettori e consigliere, è l’ampliamento delle domande esplicite delle motivazioni che vengono richieste nel colloquio riservato tenuto con la/il lavoratrice/tore, da cui risulta che ben il 57,64% dei genitori abbandonano il lavoro dopo il primo figlio e il 35,81% lo fa per incompatibilità tra occupazione ed esigenze di cura della prole; seguono l’assenza di parenti di supporto, il mancato accoglimento al nido, ma c’è una incidenza altissima, +78% rispetto al 2012, di passaggio ad altra azienda. Da segnalare che sono diminuite rispetto al 2012 le dimissioni dovute a mancanza di orario flessibile. Del tutto residuale la motivazione ‘altro’ (solo 130). Importante rilevare che le dimissioni, comunque aumentate del 23% rispetto al 2012, sono collegate anche alla modifica della normativa poiche’ per le madri vi è un aumento del 15%, 21.282 nel 2013 rispetto alle 18.454 del 2012, mentre quelle dei padri risultano ora 2384 a fronte delle 733 del 2012: dunque sono più che triplicate per i lavoratori”.
“La considerazione ovvia – aggiungono Servidori e Pennesi – è che sicuramente la crisi influisce ma sono convinta che il sostegno alla genitorialità promuove una cultura di maggior condivisione della cura dei figli. Problematico il dato che le maggiori dimissioni siano registrate nei servizi, nel commercio e nell’industria: tre settori ad alta occupazione femminile. Noi auspichiamo che con l’intervento recente sia della Delega in materia di occupazione femminile, che introduce novità per la flessibilità e la conciliazione, sia con i provvedimenti adottati nella legge di stabilità per il 2014 (Legge 147/2013), puntando ad una collaborazione così efficace tra consigliere, ispettori e consulenti del lavoro, già attivissima, si possano sostenere ancora di più le donne nel mercato del lavoro, contrastando eventuali discriminazioni, soprattutto con politiche attive. Per noi comunque prima di tutto c’è il lavoro nella convinzione che le esigenze delle aziende e il valore aggiunto della manodopera femminile rappresentano un interesse e una opportunità straordinaria per lo sviluppo del nostro paese”.