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Gay Pride, Marino c’è, non la delega pari opportunità

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Gay Pride, Marino c’è, nonla delega pari opportunità

Pubblicato il 09-06-2014

image Come ogni anno, sabato 7 giugno,  il Roma Pride ha colorato le strade della nostra città con musica, balli e un corteo divertente e disinibito. Giunto alla sua ventesima edizione,  la sfilata, composta di quindici carri ha attraversato il centro di Roma sotto un sole battente, con temperature che superavano i 30 gradi e, nonostante ciò, i partecipanti, secondo gli organizzatori, sono stati più di 200.000. Tutti uniti per sostenere i diritti della comunità lgbt, accompagnati dallo slogan “mettici la faccia”. In piazza hanno sfilato rappresentanti del circolo Mario Mieli, da sempre in prima fila per i diritti gay, ma anche del Muccassassina con pezzi di puzzle a simboleggiare “la forza dell’unione con l’obiettivo comune della costruzione di una società più giusta e ricca per tutti”.

E non sono i soli perchè, oltre alla presenza del governatore della Puglia e leader di Sel Nichi Vendola, che già nei giorni scorsi aveva prestato il suo volto per la campagna di promozione della manifestazione,  ad aprire la kermesse c’era anche il sindaco Ignazio Marino che, quest’anno, ha abbandonato gli “impegni familiari” per inaugurare il corteo, entusiasta e munito della fascia tricolore: «Bisogna fare una legge a livello nazionale. È una vergogna che l’Italia non abbia dato gli stessi diritti per tutti i cittadini». Poi ha aggiunto una promessa: «Entro giugno chiederò al presidente della giunta capitolina di portare a termine la delibera sulle unioni civili e poi faremo il riconoscimento dei matrimoni già stipulati all’estero». E speriamo che non rimanga solo una promessa. Sì, perché di promesse ne abbiamo sentite tante dal lontano 1994, quando per la prima volta le bandiere rainbow invasero Roma sotto con gli stessi slogan di oggi, ma di fatti nessuno. Da allora infatti nulla è cambiato ed, anzi, dopo due decenni di cortei e manifestazioni la situazione sembra quasi peggiorata e gli attivisti sostengono che ci sia stato un arretramento dato che l’Italia è uno degli ultimi Paesi in Europa a non avere ancora alcuna legislazione che tuteli le coppie di persone dello stesso sesso.

image Una sfida lanciata al governo Renzi, che a quattro mesi dal suo insediamento non ha ancora assegnato una delega alle Pari opportunità, da coloro che le sfide le vivono tutti i giorni, dopo le promesse del premier fatte in materia di diritti civili durante la campagna elettorale e finora non mantenute. Unioni civili, step child, legge contro omotransfobia e ius soli: «parole» rimaste sulla carta, «impegni disattesi» che sarebbero invece «indispensabili alla rinascita economica e civile del nostro Paese», spiegano gli organizzatori.  #matteometticilafaccia l’hashtag lanciato dagli attivisti che rilanciano lo slogan «Adesso fuori i diritti». Ed ora il Coordinamento ha diffuso un video per ricordare al premier «gli impegni presi con la comunità Lgbtqi durante le primarie del Partito Democratico e subito prima di sostituire al Governo Enrico Letta”.

image Alla manifestazione hanno aderito associazioni, partiti, sindacati, ma anche senatori, consiglieri e deputati come Luigi Iorio, responsabile del dipartimento “Diritti” del PSI che annuncia, con una nota, la piena adesione del Partito Socialista Italiano al Gay Pride: “Noi socialisti, abbiamo deciso ancora una volta di sostenere le ragioni e le battaglie che la comunità LGBT conduce con coraggio quotidianamente” – e conclude – “Lo facciamo con profonda convinzione perché non possono ancora sussistere pregiudizi e discriminazioni”.  Non possono e non devono, considerando che Il diritto alla libertà di scelta è un diritto fondamentale e primario dell’essere umano e come tale va riconosciuto e rispettato e il riconoscimento di pari diritti e pari dignità è un processo fondamentale per il progresso culturale dell’Italia. Un Paese dove giovani ragazzi e ragazze decidono di morire piuttosto che vivere appieno e con serenità la propria diversità, è un Paese malato e senza futuro.

Gioia Cherubini

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