L'altra metà del Cda ferma al 14,7%: solo una donna su sei al top delle società pubbliche
Secondo il monitoraggio delle Pari Opportunità sono 1.795 le top manager in Italia. Più di mille sono al Nord. Si tratta di una quota ancora lontana da quanto previsto dal regolamento attuativo della legge Golfo-Mosca
Roma - Meno di una su sei. E' questa la percentuale di donne che si trova negli organi di amministrazione e controllo delle 4 mila società non quotate in cui uno o più enti delle pubbliche amministrazioni detengono una partecipazione superiore al 50%. Secondo il monitoraggio condotto dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con la società Cerved Group Spa, a maggio 2014, sono infatti solo 1.795 le donne che siedono al top delle società pubbliche, pari al 14,7% del totale.
Una quota ancora lontana dunque da quanto previsto dal regolamento attuativo della legge Golfo-Mosca sulla parità di accesso agli organi delle società controllate da pubbliche amministrazione e non quotate, che stabilisce, per il primo mandato, che la quota riservata al genere meno rappresentato sia pari ad almeno un quinto (20%) del numero dei componenti del cda.
Non solo. La legge prevede un aumento progressivo della presenza femminile nel top mangement pubblico e impone che la nomina degli organi di amministrazione e di controllo, 'ove a composizione collegiale', sia effettuata secondo modalità tali da garantire che il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei componenti (33% circa) di ciascun organo.
I dati del monitoraggio fotografano anche una forbice territoriale molto accentuata. L'analisi in relazione a ciascuna regione italiana e nelle tre ripartizioni geografiche (Nord, Centro, Sud e Isole) ci dice chiaramente che a farla da padrone è il Nord con una maggior presenza sia assoluta che percentuale di donne nelle società: in termini numerici infatti su un totale di 1.795 donne ai vertici, ben 1.020 si trovano in società del Nord Italia.
Al Centro ci sono invece 428 amministratici, mentre in tutto il Sud e Isole sono solo 347.
Il monitoraggio spiega che "mentre per i valori assoluti le differenze sono consistenti soprattutto a causa delle differenti dimensioni economiche delle 'tre Italie', le differenze nelle percentuali (vale a dire l'incidenza della componente femminile all'interno dei cda ndr) non sono complessivamente di grande rilievo, con una differenza complessiva tra Nord e Sud inferiore a tre punti percentuali". Infatti la media di presenza femminile al Nord è di 15,3%, al Centro di 14,9%, al Sud e Isole del 12,7%.
Analizzando i dati delle singole regioni, si notano situazioni di 'eccellenza' per la presenza di donne ai vertici delle società pubbliche al Nord e al Centro.
Al top ci sono Liguria con il 17,9% di amministratrici, Emilia Romagna 17% e Toscana 16,9%, mentre situazioni particolarmente critiche si registrano al Sud soprattutto in Sicilia e Calabria, con percentuali abbondantemente sotto la media nazionale, rispettivamente 10,5% e 11,7%.
E le cose non cambiano per gli organi di controllo delle società pubbliche, con 700 sindaci effettivi donne e 613 supplenti al Nord, contro i 308 e 257 del Centro e i 246 e 191 di Sud e Isole.