Lui e lei diventano uguali Le pari opportunità del vestire
Pari OPPORTUNITA’
Milano, 9 gennaio 2015 - 19:49
E se non avesse più senso fare sfilate parallele, per lei e per lui? Il dubbio è lecito dopo che gli stilisti più all’avanguardia hanno mandando in passerella ragazze e ragazzi insieme, vestiti con lo stesso capo, eventualmente declinato in una diversa variante.
«La rottura dei confini tra i generi è già una realtà — commentava nel back stage Miuccia Prada —. Non ne faccio una questione di genere ma di persone. Trovo la fusione più vera. Altrimenti ci sembra ancora di stare ancora nelle classi separate dei miei nonni», afferma la stilista con la solita chiarezza. «In una società dove uomini e donne si scambiano i ruoli, in casa e negli ambienti di lavoro, le vecchie distinzioni sono superate» commenta Judd Crane, direttore marketing donna e accessori di Selfridges chiamato in causa sull’argomento da Vogue inglese. «In un contesto di crescente fluidità tra i sessi anche l’abbigliamento perde le sue connotazioni — continua l’esperto —. Abbiamo venduto molti maglioni Givenchy ai maschi attratti dalle grafiche». Lo stilista del brand francese Riccardo Tisci è tra i pionieri della moda libera. «Per me la moda si rivolge a uomini e donne in pace con loro sessualità. Possono pescare nel loro guardaroba reciprocamente e si sentono bene in questo incessante scambio», ribadisce.
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Moda A-sex. Pari opportunitàModa A-sex. Pari opportunità
Moda A-sex. Pari opportunità
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Moda A-sex. Pari opportunità
Moda A-sex. Pari opportunità
La moda sta dunque guidando il cambiamento verso una zona neutra che favorisce la libertà di espressone tra uomini e donne? «Questa volta gli stilisti non c’entrano. È arrivata prima la strada, i ragazzi. Poi le griffe fanno i soldi su questo nuovo pensiero», lo dice chiaro Giuseppe Zanotti, designer che ha cominciato a fare sneaker maschili dopo aver visto che i ragazzi compravano quelle da donna. «Prima la donna sottolineava il fatto di essere sexy esasperando il make up o danzando sui tacchi, ora, al contrario, mette un biker con il jeans. Quando Greta Garbo vestiva maschile o Tamara de Lempicka guidava l’auto lo facevano come forma di protesta verso il formalismo, oggi Cara Delavingne indossa lo smoking o Lou Doillon jeans stracciati con la giacca della zia solo perché così si sentono libere e belle».
«Se fai moda devi guardare le esigenze. L’abito è relazione. Come una seconda pelle. C’entra con il corpo ma anche con la mente, la cultura», interviene Andrea Incontri. «Le donne possono vestire con capi più crudi senza minimizzare fascino e desiderio. Viceversa l’uomo che non ha paura di raccontare i lati più romantici». La sfida della moda «neutra» è non cedere sulla sua funzione, quella di assecondare e abbellire i corpi. Perché la vestibilità di uomini e donne resta diversa. Un compito che già si ponevano i pionieri dello stile unisex, da Giorgio Armani a Gianfranco Ferré a Donna Karan, quando esasperavano le spalle delle donne per incoraggiarle a farsi avanti, mandando un messaggio chiaro ai colleghi: «siamo pari».
« Negli Anni 70 Armani fa un’operazione straordinaria, quella di dare forza alla donna che esce dalle battaglie dell’aborto e del divorzio e ha bisogno di una divisa per entrare nel mondo del lavor . Imbottendole le spalle del blazer, si sente le spalle più larghe» ricorda Maria Luisa Frisa, curatrice della mostra Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968. «L’icona è Marisa Bellisario prima donna a ricoprire il ruolo di amministratore delegato di una grande azienda, la Italtel. Però allo stesso tempo, lo stilista cambia anche la divisa dell’uomo. Negli anni Ottanta veste ancora dal sarto, e lui crea completi più morbidi e giacche strette in vita. Lo stile maschile si ammorbidisce».
«Ma oggi le parole unisex e androgino sono concetti datati — prosegue la storica della moda —. Appartengono al Novecento, un modo di inquadrare il problema superato. Nel futuro uomo e donna si vestono allo stesso modo, come in Star Trek. Oggi userei la parola asex perché quel che conta non è più la connotazione sessuale ma l’indipendenza dagli stereotipi di genere. Un’uguaglianza che va oltre le pari opportunità. È il superamento del concetto di maschile e femminile. Ormai l’uomo si depila o si trucca, porta l’orecchino. Un nuovo territorio dove maschile e femminile parlano un linguaggio comune».
9 gennaio 2015 | 19:49
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