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Pari opportunità e doppia preferenza, per Cia: «Risposta sbagliata ad un problema reale»

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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È iniziata ieri in Consiglio regionale la discussione sul disegno di legge n. 23 in materia di «riequilibrio di rappresentanza di genere», per introdurre anche in Trentino la doppia preferenza di genere nelle elezioni comunali. La trattazione, tuttavia, si è fermata alla discussione generale, senza produrre risultati. Si tornerà ad affrontare l’argomento in una prossima seduta e intanto è stato convocato per discuterne il collegio dei Capigruppo.

Il disegno di legge, presentato dalle consigliere regionali Sara Ferrari, Donata Borgonovo Re Violetta Plotegher e sottoscritto dalle consigliere Lucia Maestri e Manuela Bottamedi, vorrebbe far fronte e una situazione che vede il Trentino - Alto Adige unica regione italiana a non aver introdotto la doppia preferenza di genere, impedendo, secondo le consigliere proponenti la giusta rappresentanza delle donne.

Se il provvedimento fosse approvato, l’elettore che volesse esprimere due preferenze avrebbe l’obbligo di attribuirle a due candidati di sesso diverso. Nel caso in cui le due preferenze fossero assegnate a due candidati dello stesso sesso, la seconda preferenza sarebbe automaticamente annullata. Una regola già prevista dalla legge nazionale per l’elezione dei Sindaci e dei Consigli dei Comuni con più di 5.000 abitanti.

Il confronto fra sostenitori e oppositori di tale soluzione, come già si è visto durante la seduta di ieri, si preannuncia duro.

Secondo Claudio Cia (Civica Trentina) si tratta di una risposta sbagliata ad un problema reale. «È sbagliata, perché contraddice lo stesso concetto di pari opportunità, poiché opportunità non significa garanzia di un certo esito. Se è plausibile che una disciplina, già esistente, regoli la composizione delle liste, una sua estensione all’orientamento del risultato è espressione di una cultura politica illiberale. Se una legge mi assegna la possibilità di formulare due preferenze, dev’essere garantito il mio diritto di indicare, nella lista prescelta, le due persone che ritengo più meritevoli, che si tratti di due donne, di due uomini, o di un uomo e una donna». Secondo Cia, in sostanza, una legge che limita le possibilità di scelta. «Ciò che non dicono, peraltro, è che la norma nazionale prevedeva, precedentemente, la possibilità di esprimere un’unica preferenza, cosicché la modifica introdotta ha ampliato le possibilità di scelta dell’elettore. Viceversa, la modifica che sarebbe introdotta in Trentino andrebbe a ridurre le possibilità di scelta dell’elettore».

La settimana scorsa il Consiglio delle Autonomie si è espresso a maggioranza contro la doppia preferenza di genere. Hanno contribuito a tale esito anche Enrica Rigotti e Monica Mattevi, sindaci, rispettivamente, di Isera e di Stenico. Donne secondo Cia autorevoli e che hanno interpretato l’opinione di «molte donne che non accettano di dovere essere relegate in una riserva indiana per arrivare a ricoprire importanti responsabilità istituzionali. Ne conosco diverse e, avendo parlato con loro, sono ancor più convinto che riconoscere alle donne pari dignità significa metterle in condizione di competere sul piano elettorale, non pensare di predeterminare in quale numero esse debbano essere elette».

Insomma, Cia riconosce che vi sia un problema di presenza femminile negli incarichi istituzionali, ma sostiene che questo vada affrontato di petto, attraverso il potenziamento e la creazione di strumenti che consentano alle donne di conciliare cura della famiglia con prospettive di lavoro e di carriera. «Mi riferisco allo sviluppo dei servizi di conciliazione esistenti, all’implementazione di nuovi servizi in tale ambito, a nuove modalità organizzative del lavoro, a una maggiore disponibilità di occupazioni part-time, a specifiche valorizzazioni dei rapporti di vicinato». Cose che per Cia rimandano al significato più vero di pari opportunità: «Creare le condizioni perché tutti giochino alla pari e perché poi chi deve scegliere possa farlo liberamente. La doppia preferenza di genere è una scorciatoia, illiberale in via preliminare e inefficace in prospettiva, umiliante per tutte quelle donne – e sono tante – che hanno i numeri per farcela senza aiutini di corto respiro».

E rivolge un invito, ironico ma non troppo, alle sostenitrici della doppia preferenza di genere: «Poiché il disegno di legge antiomofobia, di cui sono sostenitrici, individua 8 diverse identità di genere, promuovano non 2, bensì 8 preferenze di genere. Mi pare una questione di coerenza».

 

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