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Donne, verso l’8 marzo senza un Ministro alle Pari Opportunità « Help Consumatori

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Mancano pochi giorni all’8 marzo, Giornata che da oltre un secolo festeggia la donna in tutto il mondo. La domanda che ci si pone è: a 20 anni dalla Conferenza mondiale sulle donne, che si è svolta a Pechino nel 1995, a che punto siamo con la parità di genere? Guardando al nostro Paese, perché non abbiamo ancora un Ministro alle Pari Opportunità? Help Consumatori lo ha chiesto a Simona Lanzoni vicepresidente della Fondazione Pangea, che il prossimo 10 marzo sarà a New York in occasione della nuova Conferenza mondiale.

imageDi questi temi si è parlato oggi in un convegno che si è tenuto a Roma, presso Palazzo Giustiniani. La vicepresidente del Senato Valeria Fedeli ha ricordato che “un terzo delle donne subisce violenza nel corso della propria vita”. Per compiere realmente dei passi avanti, verso maggiori diritti delle donne, “ogni legge andrebbe studiata anche dal punto di vista dell’impatto di genere che ne deriva” ha detto Valeria Fedeli. E l’ex Ministro Mara Carfagna ha sottolineato il fatto che il Governo, ad oggi, ancora non ha un’agenda per le donne, né un Ministro per le Pari Opportunità.

“Quello che ha detto Valeria Fedeli è un principio sacrosanto” ha detto ad Help Consumatori Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea, che si occupa da anni di diritti delle donne e che il prossimo 10 marzo sarà a New York in occasione della Conferenza mondiale che si tiene appunto a 20 anni da Pechino.

Vent’anni fa, a Pechino, si è affermato il principio di parità uomo-donna in tutti gli aspetti dell’esistenza come valore universale di pari opportunità e non discriminazione. Quella di New York che conferenza sarà?

“A New York parleremo dei principali strumenti a disposizione delle donne per far valere i propri diritti, dai rapporti ombra alla Cedaw: ricordiamoci che importanti novità, come la convenzione di Istanbul, sono entrate in vigore grazie al lavoro che hanno fatto le organizzazioni che utilizzano questi strumenti. Si tratta di mezzi fondamentali che devono diventare strumento di consultazione per i Governi, che da essi devono trarre spunto e farsi guidare per l’elaborazione delle politiche di genere. Lo scorso anno, insieme a diverse organizzazioni, abbiamo fatto un rapporto che raccontava di come, nel nostro Paese, non si siano ancora fatti dei passi essenziali”.

Siamo indietro nonostante ci siano tante donne in politica?

“Oggi abbiamo un Parlamento con tante donne, ma questo non vuol dire che ci sia una reale rappresentanza nel Paese. Finché la presenza delle donne in politica dipenderà dalla singola volontà di un Premier, non ci sarà una vera corrispondenza con il resto della società e con politiche di genere. E’ indispensabile avere una legge a partire da quella elettorale per un 50 e 50 come principio costituzionale, che garantisca un processo partecipativo strutturale. E le donne che sono al vertice devono capire che alcune politiche a favore delle donne vanno fatte. Anche perché con la crisi c’è il rischio che alcune voci si affievoliscano sempre di più, con un danno per tutta la democrazia: in un momento in cui tutti pensano a salvaguardare il proprio pezzetto si rischia di non avere più una visione allargata sulle cose. E il vero pericolo è quello di indietreggiare rispetto ad alcuni diritti acquisiti ed erodere alcuni spazi di partecipazione. Così facendo le donne che sono al vertice restano lì, ma quelle che sono in basso sprofondano sempre di più.

Dopo un anno di lavoro possiamo dire quindi che il Governo di Renzi non è un Governo a favore dei diritti delle donne?

“I dati di fatto sono che non abbiamo ancora un piano antiviolenza nazionale. Che non sappiamo ancora nulla sulle dimissioni in bianco. Che siamo ancora molto indietro sulla democrazia paritaria. Che la Legge 194 non è ancora rispettata in pieno e ancora oggi le donne non possono decidere liberamente, senza scontrarsi con le opinioni diverse degli obiettori di coscienza. E poi c’è tutta la grande materia dell’immigrazione e delle richiedenti asilo politico. Insomma da fare c’è molto e poiché è Matteo Renzi ad avere la delega alle pari opportunità gli chiediamo: cosa sta facendo? Che tipo di coordinamento ha con gli altri Ministeri affinché tutti si adoperino per fare politiche di genere? Quest’anno dovremmo recuperare il senso profondo dell’8 marzo, che dovrebbe essere spalmato durante tutto l’anno. E non facciamo l’errore di dare per scontato quello che abbiamo acquisito perché si può tornare facilmente indietro”.

di Antonella Giordano

@Anto_Gior

03/03/2015 - 17:24 - Redattore: GA

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