Stampa

Lucca, torna nelle scuole l’educazione gender. Provincia e Regione finanziano la creazione dell’Uomo nuovo :: LoSchermo.it

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

image

27-03-2015/Economia e Politica/Alessandro Lazzarini

LUCCA, 26 marzo - Per il secondo anno consecutivo Palazzo Ducale pubblica il bando “Educare alle differenze - Identità e stereotipi di genere”, grazie al quale le scuole di ogni ordine e grado potranno ricevere finanziamenti da Provincia e Regione per proporre agli alunni percorsi formativi finalizzati, fra gli altri, ad “eliminare gli stereotipi associati al genere e favorire una equa distribuzione delle responsabilità familiari per una democrazia paritaria e la cultura del rispetto”. Si tratta in sostanza di quei percorsi formativi ispirati dagli studi di genere e che i detrattori definiscono ‘teoria del gender’, anche di recente finiti nella bufera scatenando una equivoca discussione intorno al Il gioco del rispetto' di Trieste. Una questione controversa che l’opinione pubblica ha sminuito e travisato facendone una questione etica, ma che in realtà pone degli interrogativi di stampo politico: è compito dello Stato plasmare la società secondo una schema arbitrariamente stabilito come ideale? 

Gli studi di genere

Secondo gli ‘studi di genere’ per la piena realizzazione dell’individuo è necessario effettuare una distinzione fra 'sesso' e 'genere'. Il primo è l’insieme dei caratteri biologici che distinguono gli esseri umani in maschi e femmine, il genere invece è l’insieme degli stereotipi culturali applicati al ‘sesso’ e che conducono allo status sociale di uomo o donna. Stereotipi che impedirebbero all’individuo di realizzare liberamente la propria ‘identità di genere’. Le teorie infatti decostruiscono l’assunto che vorrebbe l’oggettività biologica come fattore unico per la determinazione di sesso e genere: in altre parole un maschio o una femmina potrebbero avere una percezione di se’ diversa da quella indicata dal ‘sesso’, mentre il ‘ruolo di genere’ sarebbe una costruzione culturale dal quale si desumono stereotipi, aspettative e concetto di ‘normalità’ che poi sarebbero causa di discriminazioni nei confronti di donne, omosessuali, lesbiche e via discorrendo.

L’ideologia gender

Ne consegue che per la piena realizzazione di una società paritaria in cui tutti gli individui possano avvalersi di pari diritti ed in cui si realizzi l’uguaglianza, sarebbe necessario rimuovere quelle influenze culturali che forzerebbero verso un ‘ruolo sociale preconfezionato’. Di quali influenze stiamo parlando? Molteplici, dal vestire di rosa le bambine e di celeste i bambini, i pantaloni e i gonnellini,  la donna casalinga e l’uomo lavoratore e così via. Fra gli argomenti di chi sposa le teorie prodotte dagli studi di genere c’è che non esiste alcuna ‘ideologia gender’, che sarebbe una invenzione dei ‘detrattori’. Tuttavia trattandosi di teorie (che peraltro trovano parecchi scettici se non oppositori fra antropologici, psicologi e neuroscienziati) e non di scienza sperimentale, è un dato di fatto piuttosto oggettivo che laddove di queste teorie si fa 'un sistema di idee dal quale scaturisce una visione della realtà che diventa iniziativa politica', stiamo per definizione parlando di ‘ideologia’.

I detrattori

Ma chi sono gli oppositori delle politiche di genere? Nell’ambito del dibattito italiano in prima fila si trovano ovviamente i cattolici, anche dal Papa un recente richiamo ai ‘pericoli della teoria gender’, al loro fianco le destre conservatici e quelle radicali da cui in antitesi alle politiche gender sono scaturiti gruppi di dissenso quali le ‘sentinelle in piedi’. Con loro, ma come sempre senza voce in Italia, i liberali, ovviamente scandalizzati dallo Stato etico che agisce per indirizzare verso un ‘bene’ soggettivo i propri cittadini. Gli argomenti quelli della famiglia tradizionale o naturale come modello di società ideale per garantire la felicità. In sostanza si tratta dello scontro di due visioni opposte, entrambe desiderose di imporre coercitivamente i loro dogmi. A margine alcune riflessioni di stampo filosofico-economico, che così come vedevano nella famiglia ‘tradizionale’ moderna uno dei prodotti del capitalismo, vedono nell’individuo di 'identità non definita e pertanto mutevole' il consumatore ideale prodotto dal consumismo o iperliberismo, più facilmente suscettibile ai bisogni indotti.

Egalia - il gender a scuola

Sta di fatto che le elite politico culturali europee ed italiane hanno sposato in pieno le teorie gender, nate negli Stati Uniti negli anni ’60, adottate dal 'femminismo di genere' (diverso ed in contrapposizione con il ‘femminismo di equità’) e del mondo Lgbt e sfociate nel ‘politically correct’, che ne è il prodotto culturale più tangibile, secondo al quale attraverso la neutralità del linguaggio e del comportamento si può imporre il cosiddetto ‘pensiero unico’ (o 'pensiero del capitalismo avanzato'), un pensiero che divide il tessuto sociale in compartimenti (giovani, anziani, donne, gay, rom ecc) e che cancella il concetto di 'popolo' e quindi delle rivendicazioni collettive. Per chi non si conforma, il ‘pensiero unico’ ha sempre pronti dei dispregiativi, già instillati nell’uso comune, che non solo condannano i punti di vista diversi, ma li rendono inaccettabili per definizione: omofobo, maschilista, sessista, razzista ecc. La sinistra europeista ha fatto proprio questa visione rendendola dottrina sociale, finanziando le istituzioni affinché la diffondessero e promuovendola attraverso leggi e sovvenzionamenti agli stati che agiscono in tal senso. I casi più eclatanti nei paesi scandinavi, per quanto riguarda l’ambito scolastico in Svezia, a Stoccolma, dove si è arrivati a modelli integralisti quali Egalia’, l’asilo per ‘bambini senza sesso, in cui gli insegnanti si appellano agli alunni con la parola ‘friend’ anziché secondo il loro sesso (bambini o bambine) e nel quale sono stati soppressi i pronomi maschili e femminili, soppiantati dal pronome neutro ‘hen’, inesistente il lingua svedese e coniato appositamente per rendere indistinti i due sessi.

“Educare alle differenze - Identità e stereotipi di genere“

Da questo contesto prende spunto l’iniziativa della Provincia, che è figlia della legge regionale del 2009 'Cittadinanza di Genere' che “si pone l’obiettivo di rimuovere ogni ostacolo che si frappone al raggiungimento di una piena parità di genere nella vita sociale, culturale ed economica e si propone altresì di evidenziare il carattere trasversale delle politiche di genere rispetto all’insieme delle politiche regionali”. Malgrado la crisi e le sempre più scarse risorse a disposizione degli enti locali che fanno si che in certi istituti scolastici e asili manchino spesso manutenzioni e risorse primarie, per portare la formazione di genere nelle scuole la Regione investe ingenti capitali (anche fino a 50mila per ogni istituto), mentre la Provincia prevede anche incontri di formazione rivolti a docenti ed alunni ed organizzati in collaborazione con l’Università di Pisa, i Centri Antiviolenza, l’Associazione Luna, il Codice Rosa delle Asl, i consultori zonali e la Casa delle donne di Viareggio.

La questione politica

Sgomberiamo subito il campo da qualsiasi dubbio: nessun bambino o ragazzo che parteciperà ai percorsi didattici sulla parità di genere rimarrà traumatizzato, avrà conseguenze spiacevoli ne’ verrà indirizzato verso l’omosessualità così come si sente vaneggiare dai detrattori più superficiali delle teorie gender applicate alla pedagogia e all’educazione civica. Neppure d'altra parte è nostro compito ne’ competenza stabilire l’attendibilità e la consistenza scientifica delle teorie del gender. Il punto è capire se sia compito o meno della politica utilizzare il proprio potere di governo per iniziative finalizzate a plasmare una società ideale stabilita a livello intellettuale e non passata al vaglio della democrazia. Gli esempi del passato non ci sembrano incoraggianti, pertanto la riflessione ci pare legittima, dal momento che è questo che la sinistra al potere sta facendo utilizzando come ‘braccio armato’ le Commissioni pari opportunità, che agiscono come un vero e proprio ‘Miniver’ (ministero della verità in ‘1984’ di Orwell) finalizzato ad educare i cittadini, anche con l’uso pubblico e la riscrittura di leggi e regolamenti con una versione della lingua italiana che superi il ‘linguaggio di genere’ e che tanto suona come la ‘neolingua’ di cui ancora Orwell ci parlava nella sua straordinaria allegoria dei regimi totalitari.

In definitiva quello che chiediamo alle sinistre, a Baccelli, alle Commissioni pari opportunità, non è tanto quello di convincerci che la formazione di genere è innocua, utile e anche divertente per gli alunni. Se gli stereotipi culturali e i cosiddetti ruoli di genere appartengono al passato e dunque non vi è alcun tentativo di plasmare l’Uomo nuovo, di usare il potere politico per imporre una visione elitaria, ma appartengono già all’etica adottata dalla società quindi sono già maggioritarie, quello che vorremmo sapere è perché la sinistra che ormai esercita il potere a tutti i livelli non sottopone i diritti  civili di uguaglianza al vaglio della democrazia. Perché si insegna il gender nelle scuole ma pur di portare al voto del Parlamento l'estensione del matrimonio civile agli omosessuali e alle lesbiche si perdono anni a studire progetti di unioni ghetto con nomi da discount (pacs, dico ecc ecc ecc)? Perché se il genere è un costrutto culturale non si estende l’adozione alla comunità lgbt ma, anzi, in commissione si scrivono regolamenti che esplicitamente la negano, riservandola solo ai casi in cui il bambino sia figlio legittimo di uno dei due, e chissà quali altri tagli a variazioni subirà il testo prima di arrivare alle Camere, se mai ci arriverà? Perché a Capannori dove il Pd comanda incontrastato non si riesce a portare al voto in consiglio comunale un registro delle unioni civili, per quanto inutile, il cui testo è stato scritto ed è pronto da tre anni? Forse perché una certa visione modernista e progressista non è maggioritaria nemmeno nel partito di governo da cui scaturiscono le iniziative volte ad insegnarla a scuola?

In attesa di risposte ci sengtiamo di far nostro il principio secondo il quale "l'uguaglianza non è uguali diritti per persone uguali, ma uguali diritti per persone diverse".

Alessandro L.@alessandro_laz

 

image

 

Commenti

Il contenuto dei commenti non costituisce notizia giornalistica

27-03-2015/PIU' CHE MAI ANTICOMMUNIST (a.k.a. POPULIST)27-03-2015/Marcoecco, bravo. vai avanti te che "a me mi" vien da ridere27-03-2015/Arturo- Walter Lee Williams, ormai ex professore di Antropologia, Storia e Gender Studies alla University of South California, da tempo pioniere della teoria del gender, è stato arrestato per pedofilia nel giugno 201327-03-2015/Attilio27-03-2015/ANTONIO27-03-2015/Granpasso27-03-2015/un cittadino27-03-2015/tom27-03-2015/toctoc27-03-2015/nicola27-03-2015/PIU' CHE MAI ANTICOMMUNIST (a.k.a. POPULIST)E non pensa che, tra qualche anno, queste menate saranno spazzate via dagli stessi arabi, a colpi di machete.Se non fosse che c'andrò di mezzo pure io, sarebbe da ridere a crepapelle.image

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna