Dalla commissione pari opportunità l'invito agli studi di genere
Nonostante il ritardo nell'elaborazione di una politica scolastica unitaria su questi temi, associazioni e istituzioni hanno avviato già da qualche anno interventi di riflessione e sensibilizzazione sugli stereotipi e contro la violenza di genere.
Per dare continuità e sistematicità a questo percorso, la sottocommissione Cultura-Istruzione della Commissione di Pari Opportunità del Comune di Lucca si sta muovendo da qualche mese per proporre ai dirigenti di tutti gli Istituti Comprensivi del territorio un progetto che apra il piano dell'offerta formativa alla riflessione su questi temi e sta organizzando per l'avvio del prossimo anno scolastico un seminario informativo aperto alla cittadinanza nella convinzione che un lavoro educativo sulle differenze di genere che sia serio, non episodico e soprattutto libero da ideologie - reali o presunte - possa diventare per le nuove generazioni una possibilità di crescita culturale e sociale e l'opportunità per costruire le basi di una società più equilibrata, integrata e democratica.
Ed è per questo che la Commissione Pari Opportunità sostiene l'appello sottoriportato dell'Associazione Città delle Donne "Gli studi di genere servono per crescere uomini e donne migliori senza discriminazioni, stereotipi e pregiudizi.
Da tempo gruppi integralisti cattolici creano allarme tra genitori e insegnanti: dichiarano di voler difendere "i propri figli" dall'introduzione, nella scuola pubblica, di percorsi formativi obbligatori sul "gender". Tali corsi avrebbero lo scopo di corrompere la moralità di bambini e bambine, imponendo loro comportamenti quanto meno perversi. Tutto questo si fonda su un voluto stravolgimento delle proposte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dei percorsi formativi all'educazione sessuale e contro la violenza e il bullismo da tempo introdotti nella scuola italiana.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha promosso un progetto per spiegare la necessità di fare educazione sessuale non solo al negativo, ovvero parlando dei rischi connessi alla sessualità (malattie sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate) o per tenerla nascosta come qualcosa di sporco da contrastare, ma anche fornendo una visione "olistica" più positiva ovvero un approccio che metta in luce come la sessualità sia un'area determinante dello sviluppo della persona.
Non esiste un ideologia del "gender"; il genere è un criterio di analisi, nato nelle università americane negli anni settanta, che parte dal riconoscimento della differenza sessuale fra uomini e donne e analizza i modi in cui i loro ruoli sono stati socialmente costruiti nel corso dello sviluppo storico – sociale.
Educare al genere significa porre al centro la differenza uomo - donna per mettere in discussione quei luoghi comuni che attribuiscono destini e opportunità diverse come dato discendente dal sesso biologico. Educare al genere significa condividere i carichi di cura alla persona, alle famiglie (che in Italia sono ancora totalmente sulle spalle delle donne), sostenere la crescita psicologica e relazionale di bambini e bambine di oggi in modo che possano progettare il proprio futuro al di là di quello che la società si aspetta da loro. Dichiarare anche la propria omosessualità senza per questo essere discriminati e subire offese e prevaricazioni.
La scuola laica e pubblica ha un ruolo fondamentale per combattere pregiudizi che sono ancora troppo diffusi nella nostra società e che impediscono ai bambini e alle bambine di diventare persone adulte e libere."