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L’Authority Pari Opportunità: “Pubblicità sessista”

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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25/giugno/2016 - h. 01.26

Le immagini dello ‘scandalo’ per promuovere la propria attività, quelle che li porteranno fra una decina di giorni davanti al giudice amministrativo, “le abbiamo realizzate ‘in famiglia’: modella la giovane sorella del titolare, fotografo il suo fidanzato.“. A parlare sono la proprietaria del Qing’s Things, il negozio di abbigliamento di via Ottavia Gualdaria a Domagnano, Repubblica di San Marimo, e il marito, che, a pochi mesi dall’apertura “di un negozio di abbigliamento che punta sulla qualità con capi unici realizzati a mano in seta, cashmere e lino” si ritrovano al centro di un vero caso a sfondo sessista. E ovviamente non ci stanno.

Ma andiamo con ordine, attraverso il resoconto degli stessi giovani imprenditori. “Siamo una coppia giovane, poco più che trentenni, animata da grande voglia di fare anche per rilanciare l’economia del nostro Paese e abbiamo aperto questo negozio cercando di proporre prodotti di pregio. Per questo, già da novembre quando il Qing’s Things si è proposto al pubblico, abbiamo affiancato al passaparola una vera e propria attività promozionale” rivelano, spiegando come anche questa avvenga in maniera ‘artigianale’. ‘A mano’. “Abbiamo realizzato una serie di manifesti con protagonista la sorella di mio marito: ha 20 anni, è bellissima e le immagini gliele ha scattate il suo fidanzato: figuriamoci se possiamo realizzare qualcosa che lede la dignità delle donne scegliendo lei come modella” commenta la proprietaria dopo aver ricevuto la convocazione in Tribunale per il 5 luglio dopo la denuncia presentata dall’Authority per le pari opportunità, organismo entrato in azione dopo che due immagini pubblicitarie sono state pubblicate per qualche giorno sul principale quotidiano sammarinese, convocato a sua volta davanti al Giudice amministrativo dopo la segnalazione dell’Authority, che in una delle cosiddette ‘cause di volontaria giurisdizione’ ha chiesto di inibirne la pubblicazione perché - come ha ricordato ieri lo stesso quotidiano - “è evidentemente lesiva della dignità femminile”.

Per poi aggiungere nell’atto che “vengono commercializzati “capi unici, realizzati a mano” con “tessuti pregiati altamente selezionati”, la proposta commerciale viene accompagnata dalla rappresentazione “di un’immagine di donna completamente nuda, che evoca il modello della donna oggetto”, rappresentazione “certamente lesiva della dignità personale della donna stessa e proibita dal disposto dell’articolo 3, comma 2, della legge 20 giugno 2008 n. 97, il quale stabilisce come sia ‘vietato utilizzare, anche a fini pubblicitari, immagini ed espressioni lesive della dignità e della identità della persona, o aventi contenuto discriminatorio, ivi comprese quelle contenenti riferimenti all’orientamento sessuale della persona o alla identità di genere’”. I titolati si dicono più che sorpresi e attendono l’esito del pronunciamento del 5 luglio per esprimersi compiutamente.

N.S.

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