Pari opportunità USA? Macchè, solo "mogli di..."
Nelle ultime ore i media osannano Michelle Obama per il suo discorso alla Convention Nazionale dei Democratici. Lo hanno definito il miglior discorso di questa campagna elettorale. “Nella notte che potrebbe aver cambiato per sempre il suo futuro, Michelle Obama ha «volato come una farfalla e punto come un’ape». In appena 15 minuti, ha regalato al popolo democratico una performance che già appartiene alla narrativa delle Convention” così il Corriere della Sera ha commentato l’esibizione di Michelle. Però Michelle è la first lady. Non è il Presidente. Ha fatto questo discorso memorabile e con tutta probabilità ha una dialettica di gran lunga migliore del marito. Però è comunque la moglie di Obama, non è Obama. E lei lo sa. Perché si evinceva anche dalle sue parole.
Nello spiegare i passi avanti che ha fatto l’America nell’eleggere un Presidente nero, ha raccontato la sua vita, la sua esperienza di moglie e madre. “Vedere le sue figlie giocare nel prato della Casa Bianca costruita dagli schiavi” è il discorso di una mamma, di una moglie. Anche se è del Presidente degli Stati Uniti. E’ la moglie di un leader, non è un leader. Anche se potrebbe, dovrebbe.
E’ una leader Hillary Clinton? No, nemmeno lei. Anche lei è “la moglie di”. E’ la prima donna candidata alla Casa Bianca, è una svolta nella storia americana, per carità. Però chi se lo scorda che è la moglie di Bill Clinton. Chi se lo scorda che è stata la moglie “cornuta e mazziata” mondiale, chi se la scorda mentre suo marito (42esimo Presidente degli Stati Uniti) faceva fare carriera a una stagista (e pure la Lewinsky, sarà sempre l’amante per eccellenza). Non importa che probabilmente lei sarà la prossima Presidente (Presidentessa?), se pronunci “Clinton” pensi a Bill non ad Hillary.
E non serve andare oltreoceano. La “first lady” made in Italy, Agnese Renzi, scrive editoriali su Vanity Fair, è contesa da tutte le case di moda, sarà la madrina delle ParaOlimpiadi di Firenze. Però, diciamolo, se non fosse la moglie di Renzi sarebbe un’insegnante e basta. Perciò è bravissima, intelligentissima e ha anche un cuore d’oro. Ma è Agnese, la moglie di Matteo.
Perciò rassegnatevi, signore, che al massimo possiamo fare le first lady. Non ufficialmente, per carità, ma nell’immaginario collettivo, nella considerazione che avranno gli di uomini (e purtroppo non solo loro) una donna resta sempre una donna. Vale meno, conta meno, fa più fatica. Sempre.