"Fiere di avere queste responsabilità"
Avezzano – Da poco il Comune di Avezzano ha una nuova commissione per le Pari Opportunità. Abbiamo incontrato la presidente Mariaelisa Serone e la vicepresidente Benedetta Cerasani per avere chiarimenti su questioni attuali che riguardano tutta la cittadinanza e per comprendere meglio il loro ruolo.Recentemente la pubblicazione sul sito del Comune di Avezzano del bando di concorso per la polizia locale ha suscitato non poche polemiche e perlessità. Qual è realmente la situazione? Non siamo qui per portare avanti una bandiera, puntualizziamo solo quello che ci sembra abbastanza chiaro. Per “Pari Opportunità” non si intende “uguaglianza”, ma “pari possibilità di”, presa coscienza delle differenze implicite in ogni essere umano, che sia di sesso maschile o di sesso femminile. Il testo specifica che il bando si adatta a bandi precedenti, infatti il testo recita “tenendo presente per analogia …”e strutturati così per motivi precisi che nulla hanno a che fare con la discriminazione, ma anzi, piuttosto nel rispetto pieno delle persone. Conditio sine qua non per poter risultare idonei a partecipare al concorso, infatti, è la prova fisica. Chi indice il bando deve garantirsi che i concorrenti che svolgano le prove lo facciano in piena salute, nel rispetto di certi parametri e sicurezza. Nel paragrafo “Pari Opportunità” le prove sportive vengono già differenziate. Non troviamo scritto che se sei incinta non puoi essere agente di polizia locale né che la gravidanza sia uno stato di menomazione, malattia o diversità. C’è solamente scritto che il referto del test di gravidanza è necessario “ per lo svolgimento in piena sicurezza delle prove di efficienza fisica”. Detto questo, mi pare molto chiara la situazione. A nostro avviso, inoltre, confondere il discorso anche con la questione del fertility day è semplicemente retorica, di cui non ci interessa parlare.Andiamo oltre, cosa avete trovato nel nostro territorio?Siamo una commissione di 9 membri, ciascuna proveniente da mondi, situazioni diverse, viviamo il territorio per i suoi bisogni interni. Ad una prima analisi, quello che è venuto in risalto è ,ad esempio,una città poco a misura di mamma e di bambino, e infatti abbiamo in mente di attivarci per rendere più fruibile la città da questo punto di vista, senza voler anticipare nulla. Abbiamo, inoltre, rilevato la necessità di una presenza più costante all’interno delle scuole, proprio per questioni legate al fenomeno del bullismo. Vorremmo entrare nelle scuole per fornire un’ educazione al bambino e al ragazzo su determinati comportamenti, ma anche indicazioni utili al genitore, e per sostenere la centralità dell’insegnante e della scuola, il cui ruolo fondamentale negli ultimi anni è stato screditato. Vorremmo riportare il senso della possibilità di esprimersi per quello che si è. Il conformarsi è una fase psicopedagogica, questo si! Il bambino pensa di poter far parte di un gruppo, adeguandosi ad un certo tipo di pensiero. Ma è importante avere “pari opportunità” di esprimersi senza che vi sia il gruppo di whatsapp dei genitori che detti una linea di educazione (ride, ndr). Quando parliamo di pari opportunità, parliamo anche del fatto che non può esserci lo stigma del bambino che vuole mettersi la maglietta rosa, della donna che non vuole fare figli, della donna che si ammala e perde il posto di lavoro.Ci sono idee concrete che riguardano anche le persone sole e non più giovani?Si, abbiamo ricevuto anche indicazioni riguardo le persone sole e anziane! Stiamo pensando a centri di aggregazione polivalenti, per le persone che non vogliono trascorrere sole le giornate, facilmente raggiungibili e non solo centrali, ma anche periferici , perchè le periferie sono le porte d’ingresso alla nostra città.E in merito alla giornata del 25 novembre….?Abbiamo deciso di accogliere la richiesta delle Nazioni Unite, organizzando anche noi una Giornata Internazionale della Lotta Contro la Violenza sulle Donne, di sensibilizzazione su questo tema. Questo sembra un modo per riempirsi la bocca e non dire nulla, ma in Italia muore una donna circa ogni 2 giorni per mano di persone prossime, vicine, se non della famiglia stessa. Vogliamo onorare questa giornata con iniziative legate alla presenza di personalità che riportino loro testimonianze sia fattive che teoriche. Il rischio che possa divenire solo retorica è altissimo. Per esempio, quando è uscita fuori la storia della bimba violentata per 3 anni, tutti hanno problematizzato le frasi e i comportamenti sessisti del paese, della mamma che sapeva e non diceva, tutti indignati! Due giorni dopo la Jolie ha lasciato il marito e il mondo si è riempito di affermazioni della ex di Brad Pitt che gongolava perchè era stato lasciato. Anche questo è un approccio sessista alla realtà, quasi come a far passare l’idea che per la donna la figura dell’uomo è centrale. Oppure gli atteggiamenti sessisti derivanti dalla vicenda della giornalista cui avrebbero hackerato il cloud. Può una donna farsi tutti i video e foto che vuole e mandarli ad una persona vicina senza dover essere derisa o presa in giro? Qui non si sono scritte pagine e pagine di retoriche sessiste come nel caso della ragazzina poc’anzi detta, della quale si diceva “Beh si poteva capire, era un po’ agitata?” solo perché, magari le piaceva indossare una minigonna. È così facile indignarsi quando le cose appaiono talmente evidenti, che non si ha nemmeno la voglia di fermarsi a riflettere su cosa ci è stato proposto, e non ci si accorge che nel giro di 48 h si esprime un punto di vista, e poi uno esattamente contrario, avendo un atteggiamento che, senza rendersi conto, è oggetto stesso della critica mossa. È paradossale. Vogliamo quindi non cadere nella classica retorica e sensibilizzare e lavorare, realmente sul tema, a partire anche dal 25 novembre.