Regione, ok del Consiglio alle Pari opportunità: il Ddl diventa legge
Nello specifico La nuova legge va ad intersecarsi con le leggi di settore e le politiche di servizio che la Regione mette in campo in diversi ambiti, dalla salute al lavoro. In più, questo disegno di legge contiene delle parti riguardanti il contrasto alla violenza sulle donne, come la Rete dei servizi antiviolenza, di cui fanno parte i Comuni, le aziende ospedaliere, le Ausl, il Cpo (Centro pari opportunità) e i Centri antiviolenza. Nello specifico l’atto è sostenuto da una norma finanziaria che prevede, già per il 2016, 200 mila euro: 100 mila per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere; 50 mila per la promozione della cultura della differenza nelle scuole e la formazione del personale, 40 mila per le azioni della Regione riguardo la diffusione delle buone pratiche per nuovi stili di vita, la promozione di esperienze di vita solidali e sostenibili, 10 mila per interventi di comunicazione e informazione.
Il particolare Durante la discussione sono stati aggiunti e votati alcuni emendamenti e un ordine del giorno: Eros Brega (Pd) ha ottenuto, con un ordine del giorno votato all’unanimità, che «sia vietata la pratica della maternità surrogata, con cui il corpo della donna e le sue funzioni riproduttive sono usate come bene di lusso, il corpo umano usato per guadagno finanziario o di altro tipo, in particolare nel caso di donne vulnerabili di Paesi in via di sviluppo». La consigliera Carla Casciari (Pd) ha invece ottenuto con il suo emendamento, focalizzato su lavoro e welfare, l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulle politiche di welfare aziendale e di una Giornata annuale del welfare aziendale. Altri emendamenti, di natura tecnica, sono stati aggiunti da Attilio Solinas (Pd) e da Catiuscia Marini, quello della presidente per aggiungere altre risorse in aggiunta alla posta di 200mila euro prevista.
I partiti Per il relatore di maggioranza, Attilio Solinas (Pd), «si tratta di un disegno di legge che si propone di rimuovere ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica della nostra regione. La parità di genere, infatti, non è solo una questione di giustizia sociale e di integrazione tra diversità, ma è anche uno dei presupposti per il raggiungimento degli obiettivi di crescita sostenibile, di occupazione, di competitività e di coesione sociale». Sergio De Vincenzi (Rp), relatore di minoranza, ha parlato invece di «legge scritta e pensata male, connotata da tinte di femminismo ideologico sessantottino e veterofemminista, non è una legge quadro, ma un’accozzaglia disorganica di elementi a corollario del sostegno alla rete dei centri antiviolenza e alle associazioni che li gestiscono». Unica voce fuori dal coro dei no quella di Marco Squarta (Fd’I), per il quale la legge «punta al bene generale della comunità, è un passo avanti verso azioni di civiltà». Ci sono questioni da migliorare, traspare anche una certa superflua cultura sessantottina, poteva sicuramente essere fatta meglio, ma si tratta comunque di un passo in avanti nella lotta alle discriminazioni sulle donne».
Soddisfazione Le Democratiche in una nota esprimono «piena soddisfazione» per l’approvazione della legge, che «segna un passo avanti per la rimozione degli ostacoli che impediscono la piena parità tra donne e uomini nella vita sociale, economica e culturale. Non è una legge che serve solo alle donne, ma allo sviluppo culturale ed economico di tutta la società regionale».