Pari opportunità di genere su scuola, lavoro, welfare e basta violenza sulle donne: il Ddl è legge
«La Regione riconosce il valore della differenza e della libertà femminile. Il principio della trasversalità delle politiche di genere viene adottato in tutte le politiche regionali con particolare riferimento ai settori dell’istruzione, del lavoro, della formazione, delle attività economiche, del welfare e della sanità». Sono alcuni dei passaggi del disegno di legge sulla Parità di genere, approvato martedì dal Consiglio regionale con 14 voti a favore (Pd, Socialisti e Fratelli d’Italia) e 7 astenuti (Forza Italia, Ricci presidente, Lega Nord e Movimento 5 stelle). Si tratta di una “legge-quadro”, ma come ha detto la presidente Marini «non è una legge omnibus che vuole essere risolutiva. In modo pragmatico impone responsabilità, non solo discrezionalità di carattere politico ma un impegno formale della Regione nel raggiungimento degli obiettivi».
I contenuti La nuova legge va ad intersecarsi con le leggi di settore e le politiche di servizio che la Regione mette in campo in diversi ambiti, dalla salute al lavoro. In più, questo disegno di legge contiene delle parti riguardanti il contrasto alla violenza sulle donne, come la Rete dei servizi antiviolenza, di cui fanno parte i Comuni, le aziende ospedaliere, le Ausl, il Cpo (Centro pari opportunità) e i Centri antiviolenza. Nello specifico l’atto è sostenuto da una norma finanziaria che prevede, già per il 2016, 200 mila euro: 100 mila per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere; 50 mila per la promozione della cultura della differenza nelle scuole e la formazione del personale, 40 mila per le azioni della Regione riguardo la diffusione delle buone pratiche per nuovi stili di vita, la promozione di esperienze di vita solidali e sostenibili, 10 mila per interventi di comunicazione e informazione.
No maternità surrogata Durante la discussione sono stati aggiunti e votati alcuni emendamenti e un ordine del giorno: Eros Brega (Pd) ha ottenuto, con un ordine del giorno votato all’unanimità, che «sia vietata la pratica della maternità surrogata, con cui il corpo della donna e le sue funzioni riproduttive sono usate come bene di lusso, il corpo umano usato per guadagno finanziario o di altro tipo, in particolare nel caso di donne vulnerabili di Paesi in via di sviluppo». La consigliera Carla Casciari (Pd) ha invece ottenuto con il suo emendamento, focalizzato su lavoro e welfare, l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulle politiche di welfare aziendale e di una Giornata annuale del welfare aziendale. Altri emendamenti, di natura tecnica, sono stati aggiunti da Attilio Solinas (Pd) e da Catiuscia Marini, quello della presidente per aggiungere altre risorse in aggiunta alla posta di 200mila euro prevista.
Maggioranza e minoranza Per il relatore di maggioranza, Attilio Solinas (Pd), «si tratta di un disegno di legge che si propone di rimuovere ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica della nostra regione. La parità di genere, infatti, non è solo una questione di giustizia sociale e di integrazione tra diversità, ma è anche uno dei presupposti per il raggiungimento degli obiettivi di crescita sostenibile, di occupazione, di competitività e di coesione sociale». Sergio De Vincenzi (Rp), relatore di minoranza, ha parlato invece di «legge scritta e pensata male, connotata da tinte di femminismo ideologico sessantottino e veterofemminista, non è una legge quadro, ma un’accozzaglia disorganica di elementi a corollario del sostegno alla rete dei centri antiviolenza e alle associazioni che li gestiscono». Unica voce fuori dal coro dei no quella di Marco Squarta (Fd’I), per il quale la legge «punta al bene generale della comunità, è un passo avanti verso azioni di civiltà». Ci sono questioni da migliorare, traspare anche una certa superflua cultura sessantottina, poteva sicuramente essere fatta meglio, ma si tratta comunque di un passo in avanti nella lotta alle discriminazioni sulle donne».
Democratiche soddisfatte Le Democratiche in una nota esprimono «piena soddisfazione» per l’approvazione della legge, che «segna un passo avanti per la rimozione degli ostacoli che impediscono la piena parità tra donne e uomini nella vita sociale, economica e culturale. Non è una legge che serve solo alle donne, ma allo sviluppo culturale ed economico di tutta la società regionale».
SCHEDA DELL’ATTO
La Regione riconosce il valore della differenza e della libertà femminile e si propone di promuovere nuove forme di convivenza, più giuste e rispettose delle differenze, basate sul principio dell’interdipendenza che lega tra di loro gli esseri umani e questi agli altri esseri viventi, alle risorse naturali, produttive e culturali, in un’ottica di condivisione delle responsabilità tra i sessi e le generazioni e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. Il principio della trasversalità delle politiche di genere viene adottato in tutte le politiche regionali con particolare riferimento ai settori dell’istruzione, del lavoro, della formazione, delle attività economiche, del welfare e della sanità. La Regione promuove quindi azioni volte ad affermare la libertà e l’autodeterminazione delle donne, promuove l’occupazione femminile e sostiene il lavoro qualificato delle donne nella pubblica amministrazione, nelle imprese private e nel lavoro autonomo.Viene istituito l’ARCHIVIO DELLE COMPETENZE DELLE DONNE che lavorano o risiedono in Umbria, nel quale sono inseriti i curricula delle donne con comprovate esperienze di carattere scientifico, culturale, artistico, professionale, economico e politico.E’ istituito, presso il Centro per le pari opportunità, l’ALBO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI E DEI MOVIMENTI FEMMINILI E FEMMINISTI, a cui possono iscriversi associazioni, movimenti e organizzazioni femminili, cooperative no profit, di genere, che hanno sede operativa nel territorio regionale e il cui statuto o atto costitutivo preveda attività finalizzate alla promozione di una cultura che favorisca relazioni rispettose della differenza tra donne e uomini appartenenti a generazioni, culture e religioni diverse.E’ istituita la RETE PER LE POLITICHE DI GENERE, di cui fanno parte la Regione, gli enti locali, le associazioni delle donne, le associazioni datoriali e sindacali, gli organismi di parità e di pari opportunità e il Cpo, finalizzata a attuare un programma integrato di politiche e interventi.Uno specifico capo del disegno di legge è dedicato al contrasto alla violenza degli uomini contro le donne, che conduce alla RETE DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA VIOLENZA, di cui fanno parte gli enti locali, le aziende ospedaliere, le Ausl, il Cpo e i Centri antiviolenza. La Regione istituisce TAVOLI DI COORDINAMENTO per il contrasto alla violenza maschile contro le donne e il loro reinserimento socio-lavorativo, con il compito di agevolare gli indirizzi di programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di contrasto alla violenza e la loro integrazione con le politiche sociali della casa e del lavoro. Più tutela anche per i minori testimoni di violenza, che saranno ascoltati in luoghi dedicati all’interno delle strutture pubbliche.Altri interventi specifici riguardano i campi della SALUTE, del LAVORO, della FORMAZIONE e della SCUOLA: la Regione sostiene le scelte procreative delle donne e maternità e paternità consapevoli, favorisce la libertà di scelta dei luoghi dove partorire; le aziende organizzano, nell’ambito della rete ospedaliera dei punti nascita, delle aree demedicalizzate denominate “case della maternità”. Previste azioni di premialità per le imprese e il sostegno all’imprenditoria femminile. Nella formazione professionale il 50 per cento dei posti sono riservati a donne disoccupate e inoccupate iscritte ai servizi per il lavoro. Nella scuola la regione favorisce una ridefinizione delle discipline, dei libri di testo e dei programmi scolastici affinché sia valorizzata la differenza di genere e quindi la presenza sia delle donne che degli uomini nel mondo della cultura.FONDO REGIONALE PER LA CONCILIAZIONE: finanzia interventi per asili nido interaziendali e territoriali, per sostenere specifiche forme di sostegno alla maternità per le donne lavoratrici e il ricorso ai congedi personali da parte dei padri.GRUPPO TECNICO PER LE POLITICHE DI GENERE: costituito dai rappresentanti delle strutture regionali, con particolare riferimento a quelle delle aree tematiche in oggetto, dalle consigliere di parità e da rappresentanti del Cpo, con funzioni di supporto alla programmazione regionale e di coordinamento, monitoraggio, verifica e valutazione delle azioni regionali per realizzare il mainstreaming di genere.NORMA FINANZIARIA: Per l’anno 2016 sono in ballo 200mila euro. 100mila per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere; 50mila per la promozione della cultura della differenza nelle scuole e formazione del personale, 40mila per le azioni della Regione riguardo la diffusione delle buone pratiche per nuovi stili di vita, la promozione di esperienze di vita solidali e sostenibili (carpooling, coworking, cohousing, acquisto collettivo, aggregazione sociale), 10mila per interventi di comunicazione e informazione.